Non era mai accaduto, nell’era Gasperini, che l’Atalanta incassasse tre sconfitte consecutive senza segnare neppure un gol. Eppure, i numeri parlano chiaro: l’ultimo successo in campionato a Bergamo risale al 22 dicembre, e da allora la squadra ha collezionato cinque pareggi e tre sconfitte, l’ultima delle quali contro una Lazio compatta e precisa, capace di gestire il vantaggio siglato da Isaksen senza mai mostrare cedimenti.
Se Rovella ha dettato il ritmo del gioco e Mandas ha risolto le situazioni più pericolose, i nerazzurri – che pure vantano il secondo attacco del campionato – hanno fallito ancora una volta nell’ultimo terzo di campo, confermando una crisi che si è acuita proprio nel momento più delicato della stagione. Il calendario, certo, non ha aiutato: una sequenza di impegni complessi in poche settimane ha messo a nudo le fragilità di un gruppo che sembra aver smarrito l’istinto del gol, elemento distintivo dell’Atalanta negli ultimi anni.
Quella che fino a poco tempo fa sembrava una corsa verso la Champions senza intoppi si è trasformata in un incubo. La sconfitta di ieri ha riportato la Dea nel gorgo della lotta per il quarto posto, con il Bologna pronto a superarla in classifica e la Juventus – nonostante il pareggio con il Genoa – ancora in agguato. Se il rendimento del 2025 continua a essere quello di una squadra di metà classifica, il rischio concreto è che un ciclo straordinario si chiuda con una clamorosa retrocessione dalla zona Europa.