Nessuna superficialità ma intenzione. Sono uscite le motivazioni della condanna a otto mesi (pena sospesa) inflitta al sottosegretario di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro, il 20 febbraio scorso per l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. I giudici dell’ottava sezione del tribunale di Roma scrivono che il meloniano «non può essere ritenuto tanto leggero e superficiale» da non aver compreso la natura segreta delle informazioni trasmesse al collega di partito Giovanni Donzelli, contenute in una nota del Nucleo investigativo centrale (Nic) e nelle relazioni del Gruppo operativo mobile (Gom). Informazioni poi utilizzate da Donzelli per un attacco alla Camera contro i parlamentari dem che avevano svolto un’ispezione nel carcere di Sassari dove era rinchiuso l’anarchico. Secondo i magistrati, la comunicazione di quelle notizie ha provocato «un concreto pericolo per la tutela e l’efficacia della prevenzione e repressione della criminalità». «È certo che, a seguito del clamore mediatico dell’intervento in Parlamento, tanto Cospito quanto altri detenuti appresero che i loro dialoghi erano stati ascoltati e riferiti».
Il tribunale ha rigettato la tesi difensiva secondo cui si trattava di un “segreto di Pulcinella”: «Il profilo personale dell’imputato rende inverosimile difetto di dolo sostenuto. Laureato in legge, avvocato penalista, sottosegretario con delega agli Istituti di pena, parlamentare di lungo corso, suona singolare che le informazioni siano state ritenute divulgabili». Le opposizioni sono tornate a chiedere le dimissioni di Delmastro, «inadeguato, non può restare un minuto di più». Mentre gli avvocati del sottosegretario, Andrea Milani e Giuseppe Valentino, ha già annunciato che ricorreranno in Appello.