Le cancellerie del vecchio continente sono preoccupate per una possibile guerra commerciale e per la fine del sostegno all’Ucraina. Macron chiama Scholz e promette di lavorare per un’Ue “più forte e più sovrana in questo nuovo contesto”
Dopo la schiacciante vittoria di Donald Trump alle elezioni statunitensi, da Ursula von der Leyen a Emmanuel Macron in Europa è stato un coro unanime di congratulazioni e di inviti alla collaborazione nei confronti del repubblicano. Ma la realtà è che nel vecchio continente tutti (o quasi) facevano il tifo per Kamala Harris, consapevoli del fatto che un ritorno del tycoon potrebbe significare un raffreddamento dei rapporti transatlantici, una guerra commerciale e di sicuro la fine, o comunque la riduzione, del sostegno militare all’Ucraina da parte di Washington.
Europa sovrana
Tra i primi a congratularsi con Trump c’è stata la presidente della Commissione europea. “L’Ue e gli Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da un vero partenariato tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Lavoriamo quindi insieme a un’agenda transatlantica forte che continui a dare risultati per loro”, ha scritto von der Leyen su X. “Congratulazioni, Presidente Donald Trump. Pronti a lavorare insieme come abbiamo fatto per quattro anni. Con le sue convinzioni e le mie. Con rispetto e ambizione. Per una maggiore pace e prosperità”, ha scritto invece il presidente francese.
Ma Macron ha poi aggiunto di aver parlato con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, per garantire che Francia e Germania lavorino “insieme per un’Europa più forte e più sovrana in questo nuovo contesto”, un’Europa che cooperi con gli Stati Uniti “difendendo i nostri interessi e valori”. Una delle conseguenze dell’elezione di Trump è proprio che l’Europa dovrà, ora più che mai, rafforzare la sua autonomia in campo economico, militare e geopolitico. E questa potrebbe di fatto essere un’opportunità, se verrà sfruttata bene.
La Nato in pericolo?
Ma di fatto al momento tra le cancellerie europee è forte la preoccupazione di molti leader per l’impatto del ritorno di Trump alla Casa Bianca sul mondo intero, viste le turbolente relazioni transatlantiche del precedente mandato, le sue forti critiche alla Nato (alcuni addirittura temono che possa far uscire gli Usa dall’Alleanza), la sua scarsa volontà di proseguire nel sostegno militare all’Ucraina contro l’invasione della Russia e la sua posizione sul cambiamento climatico. Molti funzionari europei avevano detto prima delle elezioni di temere una sua possibile vittoria, e ora che lo scenario meno auspicato è diventato realtà si dovrà correre ai ripari.
Di certo non sarà facile il compito di Mark Rutte, l’ex premier olandese da poco diventato nuovo Segretario generale della Nato. “La sua leadership sarà ancora una volta fondamentale per mantenere forte la nostra Alleanza. Non vedo l’ora di lavorare ancora con lui per promuovere la pace attraverso la forza della Nato”, ha scritto Rutte su X spiegando di aver fatto le congratulazioni al repubblicano. Tra i due i rapporti personali sono buoni, al punto che Rutte è stato soprannominato in passato ‘Trump whisperer’, il sussurratore all’orecchio di Trump, per la sua capacità di avere ottime relazioni anche con il rissoso presidente.
Orban esulta
Chi ha esultato più di tutti in Europa è stato sicuramente l’ungherese Viktor Orban, che insieme a diversi leader dell’estrema destra in tutta Europa, si è affrettato a congratularsi con Trump prima ancora che egli stesso dichiarasse la vittoria. “Il più grande ritorno nella storia politica degli Stati Uniti! Congratulazioni al Presidente Donald Trump per la sua enorme vittoria. Una vittoria necessaria per il mondo!”, ha scritto il leader magiaro su X.
Proprio domani, a Budapest, sono attesi i leader di tutta Europa, per un Consiglio europeo straordinario, ma anche per il vertice della Comunità politica europea, una sorta di Ue allargata a cui fanno parte anche Paesi come Regno Unito, Ucraina Moldavia, Georgia, la Turchia e i Paesi balcanici.
Nell’accogliere i suoi ospiti non c’è dubbio che il padrone di casa si mostrerà piuttosto tronfio, lui che di Trump è considerato il principale alleato (nonché estimatore) in Europa. Lui che ha fatto andare su tutte le furie l’Ue andando personalmente in Russia a parlare con Vladimir Putin della guerra in Ucraina e che è corso a congratularsi con i filorussi di Sogno georgiano a Tbilisi dopo la loro vittoria nelle contestate elezioni nazionali. La sua linea, che piaccia o no, si è rivelata vincente, o quantomeno lungimirante, almeno per quanto riguarda gli equilibri mondiali che ora sicuramente cambieranno.