L’ipotesi dei soldati italiani in Ucraina, Salvini non ci sta: “Parlarne ora non ha senso”

26.02.2025
L'ipotesi dei soldati italiani in Ucraina, Salvini non ci sta: "Parlarne ora non ha senso"
L'ipotesi dei soldati italiani in Ucraina, Salvini non ci sta: "Parlarne ora non ha senso"

Si fa sempre più concreta la possibilità di una forza di peacekeeping in caso di accordo tra Mosca e Kiev, ma l’Italia si mostra cauta su un suo impegno diretto che potrebbe consistere nell’invio di circa 3500 militari

L’ipotesi di una forza di pace internazionale in Ucraina, da schierare in caso di raggiungimento di un accordo che porti alla fine del conflitto, sembra sempre più concreta. Il presidente francese Emmanuel Macron è stato tra i primi a ipotizzare la cosa e ha ricevuto anche il via libera dal presidente statunitense Donald Trump, il quale, dopo il loro incontro a Washington, ha affermato di averne parlato anche con Vladimir Putin e che quest’ultimo “non avrebbe problemi” ad accettarla.

Del contingente potrebbe far parte anche l’Italia, anche se per il momento il governo sembra chiudere all’ipotesi, con il vicepremier Matteo Salvini che afferma che “parlarne ora non ha senso”.

La forza di pace

Il Regno Unito e la Francia starebbero già lavorando a un piano per il dispiegamento di 30mila soldati europei in Ucraina nel caso in cui Mosca e Kiev raggiungano un cessate il fuoco. Per l’Italia, le prime ipotesi parlano di un possibile contributo di 3.500 soldati, ma senza l’impiego di mezzi pesanti.

La proposta europea necessiterebbe però dell’impegno di Trump ad accettare un ruolo limitato per gli Stati Uniti a protezione delle truppe europee in caso di pericolo. Secondo una ricostruzione del Wall Street Journal, gli Usa dovrebbero avere un ruolo di ‘backstop’, ovvero di cuscino di sicurezza, e della questione dovrebbe parlare il premier britannico Keir Starmer, che domani sarà alla Casa Bianca. La garanzia statunitense sarebbe necessaria perché 30mila soldati sono una cifra irrisoria se si considera la potenza della Russia.

Italia scettica

“Non c’è mai stata una forza di interposizione internazionale tra due eserciti di questa portata. Da entrambi i lati ci sono più di un milione di soldati armati e non vedo bene quale sia la forza di interposizione tra questi due eserciti”, ha fatto notare il sottosegretario italiano Giovanbattista Fazzolari.

“Parlare oggi di mandare soldati italiani in terra di guerra non ha senso, non mi esercito neanche a dire chi e come. Prima Putin e Zelensky devono deporre le armi e poi ragioneremo di tutto”, ha detto Salvini. “Nessuno ci ha chiesto neanche un soldato. Quando ce lo chiederanno, ne parleremo. Noi abbiamo già migliaia di soldati italiani in giro per il mondo, prima di mandarne altri sarei molto cauto”, ha aggiunto.

“Se si deve creare una zona neutrale, devono esserci soldati sotto mandato Onu, non della Nato, dell’Unione europea o in generale dell’Occidente”, ha affermato anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. In quel caso, si dovrebbe poi capire se si tratterebbe di una forza di peace-enforcement o di peacekeeping. Il peace-enforcement, cioè l’imposizione della pace, implica che quest’ultima debba essere imposta con la forza delle armi, mentre il peacekeeping, il mantenimento della pace, presuppone che la Russia e l’Ucraina accettino di cessare le ostilità e che l’Onu invii una forza solo per garantirla.

Il Summit Ue

Ma al momento è presto per parlare di questi dettagli. “Questa questione non è affatto sul tavolo”, ha per ora tagliato corto il cancelliere tedesco in pectore, il leader conservatore Friedrich Merz. Del tema si discuterà però in un vertice convocato a Londra per domenica prossima, nel quale Starmer farà anche un resoconto con gli alleati europei delle discussioni avute con Trump. I leader dell’Ue discuteranno poi di Ucraina, e quindi anche di una possibile missione di pace in caso di cessate il fuoco, in un summit straordinario convocato per il prossimo 6 marzo.

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