Lo scontro nel governo su Superbonus e Sugar tax

13.05.2024
Lo scontro nel governo su Superbonus e Sugar tax
Lo scontro nel governo su Superbonus e Sugar tax

Il leader di Forza Italia Tajani contesta la retroattività della norma che spalma i crediti maturati dal 2024. E l’imposta sulle bevande zuccherate apre un altro fronte. La Lega: “Attacchi incomprensibili”

Su Superbonus e Sugar tax lo scontro è aperto. Il leader di Forza Italia Tajani è stato chiaro: l’emendamento spalma crediti andrà rivisto, così come andrà ridiscussa l’imposta sulle bevande zuccherate che senza un ripensamento del governo scatterà il 1° luglio. Altrettanto diretto è stato il ministro dell’Economia Giorgetti che ha parlato di norme ispirate dal buonsenso, aggiungendo che Tajani “se ne farà una ragione anche lui, perché altrimenti dovremo andare a ridiscutere tante spese che abbiamo”. I toni dunque non sono proprio amichevoli e Meloni dovrà trovare una quadra per accontentare gli azzurri senza inficiare il rigore sui conti pubblici. 

Perché a Forza Italia non piace l’emendamento sul Superbonus

Il casus belli che ha fatto salire la tensione è un emendamento del governo al decreto Superbonus che prevede, a partire dal 2024, la ripartizione della detrazione “in dieci quote annuali di pari importo” (e non più in 4) oltre a norme specifiche sulle banche dal 2025 (qui tutti i dettagli sulle nuove misure). Nonostante l’intervento dell’esecutivo sia stato più soft di quanto ci si attendesse (nei giorni precedenti si era parlato della possibilità di dilazionare il rimborso di tutti i crediti, e non solo quelli maturati dal 2024) Forza Italia spinge per modificare la norma di cui contesta la retroattività.  

“Io credo che un sistema democratico – ha ribadito domenica Tajani – non possa, proprio per non minare la fiducia tra il governo, lo Stato, le imprese, i cittadini, approvare delle norme retroattive”. Non solo. Tajani si è anche lamentato del fatto che gli azzurri non siano stati consultati prima che l’emendamento venisse bollinato. Insomma, un problema di metodo e di merito.

Le parole del leader forzista hanno indispettito, e non poco, gli alleati di governo e lo stesso partito del ministro dell’Economia. “L’emendamento presentato sul Superbonus è del governo e non del Mef” ha precisato ieri in serata il senatore della Lega Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze a Palazzo Madama. Per questo “sorprende che Tajani abbia aderito a sua insaputa come già successo per il prelievo sugli extraprofitti delle banche. Si chiarisca con la premier Meloni e proponga dove reperire le risorse. Questi continui attacchi all’esecutivo sono incomprensibili”. 

Il nodo Sugar tax

E dopo le tensioni sul Superbonus a scaldare ancora più gli animi è un altro emendamento al decreto sui bonus edilizi che introduce dal primo luglio nuove imposte sulle bevande zuccherate. Si tratta della così detta Sugar tax, una norma approvata con la legge di Bilancio del 2020 insieme alla così detta Plastic tax e poi oggetto di una serie di rinvii. Se per la Plastic tax è stato previsto un nuovo slittamento al 1° luglio 2026, l’emendamento prevede invece per la Sugar tax un avvio in forma ridotta nel 2024 e l’applicazione piena della misura dal 2026. Rispetto a quanto previsto dalla legge del 2026, per i primi due anni gli importi saranno dimezzati:  5 euro per ettolitro, mentre per i prodotti predisposti per essere utilizzati previa diluizione la quota è pari a 0,13 euro al chilogrammo.  

Oggi Tajani ha ribadito al ‘Corriere della Sera’ che “la Camera con il parere favorevole del Governo ha approvato un ordine del giorno per rinviare di un paio di anni” sottolineando che Forza Italia è rimasta sorpresa dall’emendamento e “se dovesse passare l’aumento del Mef il costo delle bevande si alzerebbe, le aziende vedrebbero contratte le vendite, si perderebbero posti di lavoro: questa normativa italiana sarebbe disallineata rispetto alle norme europee”.

Così la pensa anche il presidente di Assobibe Giangiacomo Pierini. Secondo l’associazione, l’imposta colpirà i consumatori con gli aumenti dei prezzi dei prodotti e metterà a rischio oltre 5mila posti di lavoro, determinerà un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro, incrementerà la fiscalità del 28% per le aziende e porrà un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro.

Fonte:Today

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