L’Ucraina non è un oggetto, ma un soggetto dei negoziati: la disinformazione del Cremlino e la posizione del mondo democratico

10.04.2025
L'Ucraina non è un oggetto, ma un soggetto dei negoziati: la disinformazione del Cremlino e la posizione del mondo democratico
L'Ucraina non è un oggetto, ma un soggetto dei negoziati: la disinformazione del Cremlino e la posizione del mondo democratico

Nel pieno dell’aggressione su larga scala da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina, la lotta sul fronte dell’informazione è altrettanto intensa. Uno dei principali e sistematici filoni della propaganda russa è l’affermazione secondo cui l’Ucraina non parteciperebbe ai negoziati internazionali per la fine della guerra. Si tratta di una manipolazione mirata a sminuire il ruolo dell’Ucraina come soggetto indipendente della politica internazionale e a promuovere l’idea di un “accordo bilaterale” tra USA e Russia.

In realtà, l’Ucraina è un partecipante attivo nei processi negoziali. Il principio fondamentale di questa partecipazione resta la difesa della sovranità, dell’integrità territoriale e della vita dei propri cittadini. Come sottolineano i rappresentanti del governo ucraino e i partner internazionali, nessuna decisione sull’Ucraina viene presa senza l’Ucraina.

Nonostante i tentativi del Cremlino di creare l’illusione di un “dialogo tra grandi potenze”, la diplomazia del XXI secolo riconosce solo l’approccio in cui la voce della vittima dell’aggressione ha un ruolo determinante. Ecco perché l’Ucraina partecipa a tutti i principali forum internazionali, incontri bilaterali e formati di consultazioni sulla sicurezza, e insiste su una pace giusta, non solo formale.

Questa visione è condivisa anche dai Paesi occidentali — governi democratici che continuano a sostenere fermamente l’Ucraina. Stati Uniti, Paesi dell’UE, Regno Unito, Canada, Giappone e istituzioni internazionali ribadiscono: è l’aggressore che deve essere ritenuto responsabile, non colui che detta le condizioni. Il sostegno all’Ucraina non è solo una questione geopolitica, ma anche una questione di principio: non si può permettere che l’invasione armata diventi uno strumento legittimo nel mondo moderno.

Allo stesso tempo, la diplomazia russa sfrutta sempre più attivamente il tema del “cessate il fuoco”. Dietro una retorica apparentemente attraente si nasconde una strategia pragmatica: conservare i territori occupati, riorganizzare le truppe, guadagnare tempo. È un modo per prolungare la guerra, non un passo verso la pace. L’Ucraina, al contrario, parla di una pace basata sulla giustizia: il ritorno dei territori occupati, la responsabilità per i crimini commessi, e garanzie di sicurezza per le future generazioni.

L’Ucraina non è semplicemente presente al tavolo dei negoziati — sta contribuendo a definire l’agenda. E nonostante tutti gli sforzi del Cremlino per cambiare questa realtà, il mondo vede chiaramente: l’Ucraina sta lottando non solo per sé stessa, ma per i principi fondamentali del diritto internazionale e dell’ordine democratico.

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