Gerusalemme-New York: Grandi speranze accompagnate da incertezze caratterizzano il faccia a faccia tra Benjamin Netanyahu e Donald Trump presso la Casa Bianca. Questo incontro segna il terzo dal momento dell’insediamento del presidente americano e il primo dopo la fine della guerra combattuta da alleati contro l’Iran e il suo programma nucleare, riporta Attuale.
Al momento della scrittura, non ci sono risultati concreti e i due leader non prevedono di tenere una conferenza stampa comune a causa della delicatezza dei temi trattati. Trump ha espresso la sua intenzione di ottenere a tutti i costi un cessate il fuoco — definito “massima priorità” dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt — mentre Netanyahu si oppone a un cessate il fuoco imminente, cercando di trovare un equilibrio per soddisfare l’amico americano, mentre deve affrontare anche la pressione dei suoi alleati dell’ultradestra messianica, che minacciano di fare cadere il governo se la tregua avviene senza la certezza della completa eliminazione di Hamas.
L’incontro in Studio Ovale ad aprile aveva dedicato ampio spazio a fotografie, ma non ai risultati. Ieri, alla cena alla Casa Bianca (alle ore 18.30, mezzanotte e mezza in Italia), erano assenti fotografi e telecamere: un altro di quei momenti cruciali delle trattative che Trump descrive come “make or break”. Il presidente americano punta a un accordo con il primo ministro israeliano su termini specifici per porre fine alla guerra a Gaza, mentre si augura di stabilire chi dovrà amministrare la Striscia in futuro.
Trump è consapevole che un cessate il fuoco tra Israele e Iran rappresenta un’opportunità da non perdere per garantire una svolta a Gaza dopo mesi di colloqui fruttuosi. Durante la cena alla Casa Bianca, è emersa l’idea di una tregua di 60 giorni da attuare con il rilascio di 10 ostaggi israeliani vivi e 18 salme, nella speranza che questo possa fungere da trampolino per un accordo di pace più ampio.
Il lavoro svolto a Doha nel fine settimana dai negoziatori di Israele e Hamas (con mediatori provenienti da Qatar ed Egitto) dovrebbe aiutare a chiarire le ultime criticità, secondo l’auspicio di Trump, che mira a aggiungere un’altra vittoria alla sua serie positiva delle ultime settimane. Il presidente americano ha espresso il suo ottimismo: «Israele, ci siamo parlati, vogliamo vedere se si possa fermare tutta la situazione (la guerra, ndr) al più presto». Tuttavia, dai colloqui indiretti a Doha, i media arabi parlano di “atmosfera positiva”, ma riscontrano nessun concreto passo avanti.
Venerdì scorso, Hamas ha confermato la propria accettazione della tregua di 60 giorni, ma ha posto tre condizioni che Israele ha già rifiutato e che sono ora in fase di trattativa. In particolare, Hamas richiede che la gestione della distribuzione degli aiuti umanitari venga restituita alle Nazioni Unite, allontanandola dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation, gestita da israeliani e contractor americani.
Una seconda condizione riguarda l’estensione della durata della tregua fino a un cessate il fuoco duraturo, mentre la terza richiede un cospicuo ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia.
Secondo i media israeliani di ieri sera, Netanyahu mantiene ferme alcune posizioni “non negoziabili”. Tra queste, la completa distruzione di Hamas, l’esilio dei suoi leader politici e il loro disarmo totale. «C’è stata una proposta di cessate il fuoco che Israele sostiene e che è stata inviata a Hamas», ha affermato la portavoce Leavitt. «Speriamo che accettino questa proposta».
Durante le conversazioni, i due leader hanno anche discusso di questioni in cui condividono posizioni simili, come la necessità di mantenere alta la pressione su Teheran per prevenire la riattivazione del programma nucleare del regime degli ayatollah, e una potenziale normalizzazione delle relazioni tra Israele e i nuovi regimi siriani, libanesi e sauditi.