Il governo israeliano ha riaffermato la volontà di proseguire la sua offensiva su Rafah nonostante le pressioni degli Stati Uniti, che hanno minacciato la di sospendere la fornitura di alcune armi
“Se dobbiamo stare da soli, staremo da soli. Se sarà necessario, combatteremo con le unghie. Ma abbiamo molto di più delle unghie”. Lo ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu in seguito alle pressioni da parte degli Stati Uniti, che hanno minacciato di interrompere la fornitura alcune armi se Israele continuerà il suo attacco su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Circa 80 mila palestinesi – su più di 1 milione rifugiati nei campi della città – hanno tentato di lasciare la zona, mentre Israele continua ad intensificare i bombardamenti, fanno sapere le Nazioni Unite.
Anche il portavoce militare di Israele, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha sottolineato la capacità di Israele di proseguire l’offensiva anche senza il supporto militare statunitense: “L’esercito ha munizioni per le missioni che ha in programma, e anche per le missioni a Rafah, abbiamo quello che ci serve”, ha affermato.
Nuovi negoziati, “la palla è nelle mani di Israele”
“La palla è interamente nelle mani di Israele”, afferma Hamas in merito a un accordo per una tregua che continua ad apparire lontano. Le delegazioni delle due parti hanno lasciato il Cairo dopo due giorni di colloqui: “La delegazione negoziatrice ha lasciato il Cairo in direzione di Doha”.
Israele – fa sapere il movimento islamico palestinese – “ha respinto la proposta avanzata dai mediatori e da noi accettata. Di conseguenza la palla è ora tutta nel campo” di Tel Aviv. Secondo quanto riferito dalla testata Al-Qahera News citando fonti informate dal Cairo, nelle negoziazioni di è discusso di una tregua nella Striscia di Gaza da 7 mesi. Gli sforzi dell’Egitto e di altri paesi mediatori come Qatar e Stati Uniti “continuano ad avvicinare i punti di vista delle due parti”, ha aggiunto l’emittente citando fonti egiziane.
Dopo il monito degli Stati Uniti Israele starebbe pianificando operazioni “separate e più piccole” a Rafah per preservare le relazioni con l’alleato, secondo un funzionario militare egiziano citato dai media libanesi e ripreso dal quotidiano israeliano “Times of Israel”.
Atteso il voto delle Nazioni Unite sullo status della Palestina
Intanto è atteso per la giornata di oggi, 10 maggio, il voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che potrebbe garantire alla Palestina quasi tutti i diritti di statualità all’interno dela sua assemblea, tranne la posfacoltà di votare. Gli Emirati Arabi Uniti potrebbero presentare una risoluzione che invita il Consiglio di sicurezza a garantire alla Palestina lo status di membro a pieno titolo.
Fonte: Today