Nuova stretta sui migranti: frontiere chiuse, eccezioni alle regole Ue e Londra ‘a scuola’ da Meloni

13.09.2024
Nuova stretta sui migranti: frontiere chiuse, eccezioni alle regole Ue e Londra 'a scuola' da Meloni
Nuova stretta sui migranti: frontiere chiuse, eccezioni alle regole Ue e Londra 'a scuola' da Meloni

La Germania ha sospeso Schengen, i Paesi Bassi vogliono chiedere una esenzione dal Patto comunitario sull’Asilo e il Regno Unito laburista potrebbe copiare la strategia della destra italiana

La difficile gestione dei flussi migratori sembra essere diventato un problema più per gli Stati del nord Europa che per quelli Mediterranei. Germania, Paesi Bassi e Regno Unito stanno provando a mettere in campo misure di emergenza per meglio controllare il fenomeno e accontentare una cittadinanza sempre più preoccupata e il cui voti si stanno spostando sempre più a destra. E così Berlino chiude le frontiere, Londra vuole copiare il modello italiano di Giorgia Meloni e Amsterdam vorrebbe addirittura chiedere un’esenzione dal rispetto delle regole europee in tema di migrazione.

L’opt-out olandese

Secondo alcune indiscrezioni pubblicate sulla stampa locale il governo olandese potrebbe presentare a Bruxelles, forse già la prossima settimana, una richiesta di opt-out per essere esentata dalla politica di asilo Ue. La ministra competente, Marjolein Faber, esponente dell’ultradestra del Partito per la libertà di Geert Wilders, ha annunciato l’intenzione di dichiarare lo Stato di crisi nazionale in materia di immigrazione, attuando una stretta che potrebbe prevedere anche lo stop temporaneo dell’esame delle domande di asilo. Il piano dovrebbe essere annunciato formalmente dal premier Dick Schoof che oggi (venerdì 13 settembre) presenterà i dettagli dell’agenda di governo.

La mossa sta creando polemica nel Parlamento nazionale, in quanto dovrebbe arrivare tramite un decreto, scavalcando così i deputati. E potrebbe portare anche a uno scontro con l’Unione europea, visto che non è previsto dai trattati che un Paese possa ottenere un’esenzione da una determinata politica, in questo caso quella di Asilo.

Gli opt-out sono appunto delle esenzioni che furono negoziate dal Regno Unito e dalla Danimarca al momento della loro adesione, e che sono state inserite nel trattato di Maastricht, che è una sorta di costituzione dell’Ue. Ma non è mai accaduto che un Paese membro li chiedesse o negoziasse quando già all’interno del blocco, cosa teoricamente possibile ma che richiederebbe una modifica appunto dei trattati, che si può fare solo con l’unanimità in Consiglio europeo, il che la rende una possibilità piuttosto improbabile.

La Germania chiude i confini

Dal canto suo la Germania prosegue sulla sua linea di chiusura dei confini e ieri ha notificato formalmente a Bruxelles la sua intenzione di introdurre controlli alle frontiere “sulla base dell’articolo 25a (4)” del Codice di Schengen “sulle minacce prevedibili”. L’articolo prevede che “qualora vi sia una grave minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza interna di uno Stato membro, quest’ultimo può eccezionalmente ripristinare il controllo di frontiera su tutte le frontiere interne o su parti specifiche di esse per un periodo limitato fino a 30 giorni o per la durata prevedibile della grave minaccia, se questa supera i 30 giorni”. Di fatto con questa motivazione i controlli potrebbero restare a lungo, cosa che ha fatto infuriare alcuni partner Europei, Ungheria e Grecia in testa.

Le polemiche

“La Germania che sta distruggendo Schengen, prima non obbligando gli Stati membri dell’Unione europea a proteggere efficacemente le frontiere esterne, e ora introducendo controlli alle frontiere interne”, ha tuonato il ministro dell’Interno di Budapest, Gergely Gulyás. Critiche sono arrivate anche dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis secondo cui la mossa di Berlino rischia di causare un “effetto domino” che porterebbe all’introduzione in altri Stati membri di misure simili per il controllo delle frontiere.

“La Germania ha adottato una politica estremamente tollerante e, direi, socialmente generosa nei confronti dei migranti, che ora sta provocando un forte contraccolpo sociale”, ha dichiarato Mitsotakis in un’intervista a una radio greca. E ora “la risposta non può essere quella di smantellare unilateralmente Schengen e lasciare la palla ai Paesi che si trovano alle frontiere esterne dell’Europa”, ha affermato Mitsotakis.

Starmer incontra Meloni

E il terzo fronte caldo per quanto riguarda i migranti irregolari è quello della Manica. Questo weekend il premier britannico Keir Starmer volerà in Italia per incontrare Meloni. Tra i temi in discussione ci sarà anche quello della gestione dei flussi migratori. Il Regno Unito ha già stipulato con la Francia un accordo da 490 milioni di sterline per pagare agenti di polizia e forze di frontiera di Parigi affinché aumentino gli sforzi per fermare le imbarcazioni che provano ad attraversare la Manica, in maniera simile a quello che noi abbiamo fatto come Italia ed Europa con la Tunisia e la Libia.

Il laburista Starmer però ha eliminato il piano del precedente governo conservatore di mandare i richiedenti Asilo in Ruanda, piano simile, anche se con distanze assolutamente differenti, a quello stipulato tra l’Italia e l’Albania, e potrebbe voler prendere esempio da Meloni sulla strategia adottata dal nostro Paese. Quello degli ingressi irregolari è un tema molto sentito nella nazione. Fino ad ora circa 22mila persone hanno attraversato la Manica nel 2024, un numero superiore a quello dello stesso periodo dell’anno precedente, ma inferiore a quello del 2022. In tutto, dal 2018, più di 135mila persone sono arrivate nel Regno Unito attraverso questa rotta.

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