Per i palestinesi in Israele mancano rifugi antiaerei sufficienti

16.06.2025 10:16
Per i palestinesi in Israele mancano rifugi antiaerei sufficienti

Missile balistico iraniano colpisce Tamra, rivelando le vulnerabilità degli arabi israeliani

Nella notte tra sabato e domenica, un missile balistico lanciato dall’Iran ha colpito un edificio di due piani a Tamra, una città con maggioranza palestinese ubicata a circa 20 chilometri da Haifa, nel nord di Israele. L’attacco ha provocato la morte di quattro persone: Manar Khatib, un’insegnante locale; sua cognata Manar Diab; e le sue due figlie, Shatha e Hala, riporta Attuale.

Questo attacco evidenzia una problematica comune a molte città israeliane dove risiedono prevalentemente cittadini arabi e palestinesi: l’assenza di rifugi anti-aerei adeguati in caso di bombardamenti. Questa situazione è drasticamente diversa rispetto alle città a maggioranza ebraica, dove negli anni è stata implementata un’efficace rete di bunker e rifugi sotterranei, sostenuta dal governo.

In mancanza di bunker, gli abitanti possono solo cercare riparo all’interno delle proprie abitazioni. La legislazione israeliana stabilisce l’obbligo di costruire stanze rinforzate, chiamate mamad, per gli edifici costruiti dopo il 1992. Queste stanze, dotate di pareti in cemento armato, porte isolate e finestre antiurto, mirano a garantire una protezione minima durante un attacco. Tuttavia, esse si rivelano inadeguate a resistere all’impatto di un missile balistico, che richiederebbe invece l’impiego di bunker sotterranei per garantire la sicurezza.

Al momento dell’attacco a Tamra, la famiglia Khatib si trovava in una delle due stanze mamad disponibili nell’edificio colpito. Mussa Abu Rumi, il sindaco di Tamra, ha dichiarato che solo il 40% delle famiglie nella città possiede una di queste stanze e che, nonostante le continue richieste, non è mai stato costruito un rifugio sotterraneo pubblico. Un rapporto del 2020, redatto dal Revisore generale dello stato israeliano, ha rivelato che solo 11 città a maggioranza palestinese su un totale di 71 dispongono di rifugi pubblici, e in tre di esse esiste solo un rifugio per l’intera popolazione, spesso in condizioni inadeguate.

I cittadini palestinesi in Israele rappresentano circa il 20% della popolazione totale. Pur essendo a tutti gli effetti cittadini israeliani, affrontano da sempre forme sistematiche di discriminazione sia politica che sociale. Vivono prevalentemente nelle aree più impoverite e meno sviluppate del paese, con livelli di istruzione generalmente inferiori.

Questa comunità ha visto la luce a seguito della Nakba, ovvero l’esodo forzato e violento dei palestinesi dalle loro terre a seguito della guerra del 1948 tra Israele e i paesi arabi. Dal 1966, i palestinesi in Israele hanno formalmente accesso a tutti i diritti e doveri riservati agli altri cittadini israeliani, ad eccezione del servizio militare obbligatorio, che è facoltativo per gli arabi. Tuttavia, continuano a subire limitazioni nelle loro libertà civili, politiche e sociali.

Inoltre, la loro presenza è spesso percepita con ostilità da parte della destra israeliana e dei gruppi ultraortodossi, i quali vedono nell’aumento della popolazione palestinese una minaccia alla visione di uno stato ebraico. Di conseguenza, l’accesso alla cittadinanza israeliana è diventato sempre più difficile per i palestinesi nel corso degli anni.

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