Analisi del piano di pace di Trump: Contraddizioni e aspettative
Il piano di pace proposto dall’ex presidente Donald Trump per il conflitto israelo-palestinese presenta notevoli differenze rispetto ai trattati di pace precedenti. Secondo Anshel Pfeffer, analista politico israeliano e corrispondente dell’Economist, a differenza dei suoi predecessori che si sono concentrati su visioni a lungo termine senza risultati concreti, Trump ha focalizzato la sua diplomazia su pochi punti chiave, ottenendo risultati tangibili. Tuttavia, la posizione di Hamas resta problematica: il gruppo ha dichiarato di non avere intenzione di disarmarsi, nonostante la necessità di una transizione di potere, riporta Attuale.
Hamas si trova in una posizione di contraddizione, dove il primo passo del piano implica la liberazione degli ostaggi ma richiede che il gruppo rimanga al potere per realizzarlo. Questa situazione complica la prossima fase, che prevede la creazione di un nuovo governo e il disarmo di Hamas.
Pfeffer sottolinea che i venti punti presentati da Trump non costituivano un «pacchetto unico», affermando che una negoziazione di un accordo globale non sarebbe stata possibile in così breve tempo. L’intesa raggiunta a Sharm el-Sheikh ha portato a un cessate il fuoco e a un ritiro parziale delle forze israeliane, mentre si attende il ritorno degli ostaggi.
Il vertice imminente in Egitto è ritenuto cruciale. Si discute che i principali argomenti saranno l’istituzione di un governo tecnocratico a Gaza, la presenza di forze di stabilizzazione internazionali e, infine, il disarmo di Hamas, il quale sarà possibile solamente dopo l’attuazione dei primi due punti.
Riguardo ai recenti scontri a Gaza, Pfeffer avverte del concreto rischio di una guerra civile. Pur riconoscendo la forza attuale di Hamas nel mantenere il controllo, egli sottolinea l’urgenza di una forza di pace internazionale non solo per disarmare Hamas e prevenire attacchi contro Israele, ma anche per evitare conflitti interni tra le fazioni palestinesi.
Le possibilità di successo di una tale forza di sicurezza sono ritenute buone, considerando la dimensione contenuta di Gaza. Tuttavia, resta da vedere la volontà delle nazioni di inviare truppe, dato che finora si è osservata maggiore disponibilità per equipaggiamenti e addestramento, ma poca propensione a mandare soldati sul campo.
È davvero incredibile come la situazione a Gaza stia degenerando. La proposta di Trump sembra così superficiale, ma al tempo stesso complessa per il potere di Hamas. E le forze internazionali che dovrebbero intervenire? Non sarebbe più facile, a questo punto, un accordo diretto tra le parti? La storia ci ha mostrato che le soluzioni imposte dall’esterno raramente funzionano.