Lasciato il voto delle europee alle spalle, la Commissione europea si appresta a notificare alla Cina le tariffe sulle importazioni di veicoli di nuova generazione
Lasciato il voto delle europee alle spalle e in attesa dell’avvio della nuova legislatura, la Commissione europea prosegue il lavoro avviato dalla presidente Ursula von der Leyen (fiduciosa di ottenere un secondo mandato per la guida dell’esecutivo europeo) per frenare quella “sovrapproduzione cinese” che sta inondando il mercato europeo con i veicoli elettrici a basso costo. Già da questa settimana, probabilmente dal 13 giugno, Bruxelles potrebbe rendere pubbliche le tariffe che intende imporre sulle auto elettriche importate dalla Cina, dando il via a una potenziale guerra commerciale con Pechino.
L’introduzione dei dazi sulle auto cinesi sarebbe la conseguenza di un’indagine anti-sovvenzioni avviata lo scorso 4 ottobre per verificare se le auto elettriche prodotte in Cina ricevessero sussidi distorsivi e giustificassero tariffe daziarie aggiuntive. Gli esiti sono attesi il 4 luglio e l’esecutivo europeo può imporre dazi provvisori già nove mesi dopo l’inizio dell’indagine. Tuttavia, la comunicazione attesa tra qualche giorno dovrà essere poi confermata in modo finale e definitivo con un voto dei 27 Stati membri dell’Ue a novembre, circa 13 mesi dopo l’avvio dell’indagine. E questo perché, in questo lasso di tempo, si spera che Bruxelles e Pechino possano trovare un accordo per evitare l’inizio di una guerra commerciale che penalizzerebbe soprattutto le grandi case produttrici come Mercedes-Benz Group, Bmw, Dacia e Renault. I dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi verrebbero quindi applicati a meno che i governi europei non si oppongano in maniera schiacciante.
La Commissione pensa di alzare i dazi dall’attuale 10 per cento a una forchetta che va dal 15 al 30 per cento. Incremento che difficilmente basterebbe ad arginare l’avanzata dei veicoli elettrici cinesi. Gli analisti sono convinti di una cosa: per proteggere le aziende europee, servono dazi più alti o limitazioni non tariffarie. Un recente studio della società di consulenza Rhodium Group sostiene infatti che l’Unione europea dovrebbe introdurre dei dazi di almeno il 50 per cento per frenare l’ondata di auto cinesi di nuova generazione.
Ma per applicare una tariffa così alta, la Commissione dovrebbe superare prima i contrasti tra i diversi governi europei, primi tra tutti quelli di Francia e Germania. I francesi sono quelli che spingono di più per innalzare le barriere doganali, mentre i tedeschi frenano. Il contrasto si spiega con il fatto che i primi non hanno interessi significativi nel mercato cinese, mentre i secondi hanno molto da perdere. Infatti, le case automobilistiche tedesche, che producono i veicoli in Cina per poi venderli in Europa, potrebbero essere fortemente colpiti dalle tariffe introdotte da Bruxelles. Tanto che alcune aziende stanno ricorrendo ai ripari. Volvo, di proprietà della cinese Geely, starebbe valutando la possibilità di fermare le vendite di veicoli elettrici costruiti in Cina diretti in Europa se fossero introdotte tariffe daziarie, secondo quanto riferito dal Times citando addetti ai lavori dell’azienda. La produzione di alcuni modelli Volvo destinati al Regno Unito potrebbe quindi essere spostata in Belgio.
Cosa cambia per i consumatori europei
Ma quali potrebbero essere le conseguenze per i produttori di auto elettriche e gli acquirenti europei? Ogni aggiunta del 10 per cento all’attuale tariffa del 10 per cento costerebbe agli importatori europei di veicoli elettrici cinesi circa un miliardo di dollari. Tale costo è destinato ad aumentare quest’anno poiché i produttori cinesi di veicoli elettrici sono intenzionati ad aumentare le esportazioni in Europa. Basta guardare i dati per comprendere il fenomeno. Solo lo scorso anno, la Cina ha venduto nel Vecchio Continente 11,5 miliardi di dollari di veicoli elettrici, pari a quasi il 40 per cento delle importazioni in Europa. Secondo Morgan Stanley, il Vecchio Continente rappresenta fino al 30 per cento delle esportazioni totali di Byd e circa un terzo per l’azienda cinese Geely.
Ora sotto i riflettori c’è la risposta del governo cinese alla decisione della Commissione europea: la Cina ha comunicato il mese scorso di essere pronta a imporre tariffe fino al 25 per cento sulle auto importate con motori di grandi dimensioni, creando un danno soprattutto per le case automobilistiche europee come Mercedes-Benz Group e Bmw. Il mercato cinese, fino a poco tempo fa, era la destinazione principale delle auto tedesche. Ma la situazione nella Repubblica popolare potrebbe complicarsi per i produttori della Germania, che temono un tracollo se Pechino dovesse rispondere agli eventuali dazi di Bruxelles.