Revocati gli arresti domiciliari per Manfredi Catella in inchiesta su urbanistica a Milano
Il tribunale del riesame di Milano ha revocato gli arresti domiciliari per Manfredi Catella, presidente della società immobiliare Coima e coinvolto in indagini sulle pratiche urbanistiche nella città. Catella era ai domiciliari dal 31 luglio, accusato di corruzione e induzione indebita a dare e promettere utilità, ma ora torna libero. Il tribunale del riesame renderà note le motivazioni della revoca entro 45 giorni, precisando se la decisione sia stata presa per l’assenza di rischi di fuga o reiterazione del reato o per la debolezza delle accuse, riporta Attuale.
La revoca degli arresti domiciliari di Catella è l’ultima di un totale di sei misure cautelari contro le persone coinvolte nell’inchiesta. Tutti i soggetti colpiti dai provvedimenti del 31 luglio sono stati liberati, con il tribunale che annuncerà anche per loro le motivazioni entro 45 giorni.
Recentemente, erano stati annullati anche gli arresti domiciliari per Alessandro Scandurra, architetto indagato per corruzione e false dichiarazioni. Scandurra, membro della commissione per il paesaggio del comune di Milano, è accusato di aver ricevuto incarichi da Coima in cambio di favori per approvazioni di progetti. Entrambi gli indagati hanno sempre negato le accuse.
Il tribunale ha anche revocato gli arresti domiciliari per Giancarlo Tancredi, ex assessore alla Rigenerazione urbana, accusato di corruzione e indotto a promettere utilità. Tancredi si era dimesso poco prima dell’inchiesta e con la revoca, gli è stato imposto un divieto di lavorare con la pubblica amministrazione per un anno.
Analogamente, Giuseppe Marinoni, ex presidente della commissione comunale per il paesaggio, ha avuto revocati gli arresti domiciliari, ma gli è stato vietato di esercitare professioni legate all’architettura e a ruoli dirigenziali per un anno. Anche l’architetto Federico Pella e Andrea Bezziccheri, imprenditore della società immobiliare Bluestone, sono stati coinvolti nella revoca delle misure cautelari, entrambi accusati di corruzione.
Durante le udienze, tutti e sei gli indagati hanno mantenuto la propria innocenza, contestando l’esistenza di un «sistema» corrotto descritto dalla procura, la quale sostiene che la commistione tra interessi pubblici e privati abbia portato alla concessione di permessi edilizi illeciti per progetti speculativi.