Risorse preziose: Kiev a rischio di perdere terre rare, acqua e infrastrutture

11.08.2025 08:25
Risorse preziose: Kiev a rischio di perdere terre rare, acqua e infrastrutture

Dal Donbass alla regione di Kherson fino alla centrale di Zaporizhzhia: le zone contese

«Dal 1991, la Russia ha strappato territori ai suoi vicini con una brutalità che ricorda un macellaio: la Transnistria è stata sottratta alla Moldavia nel ’92, l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud alla Georgia nel 2008, e il Donbass e la Crimea all’Ucraina nel 2014, ripetendosi nuovamente nel 2022. Tuttavia, questa volta sarà differente». Queste parole provengono da un ex ufficiale ucraino, oggi noto come analista militare e gestore di un account su X chiamato Tatarigami UA, seguito da chi studia il conflitto tra Russia e Ucraina, riporta Attuale.

Rispetto al Donbass, la percezione di Kiev è principalmente politica, militare ed economica. Mosca e Kiev si contendono questo territorio da più di un decennio. Migliaia di giovani ucraini hanno perso la vita per difendere l’Est, e gran parte dei militari attualmente in comando ha acquisito la loro esperienza nelle trincee che collegano Slovyansk, Kostyantynivka, Kramatorsk e Druzhkivka. Secondo Tatarigami, «anche se Zelensky decidesse di ritirarsi, resta da vedere se i soldati avrebbero l’intenzione di obey».

Per i nazionalisti di Kiev, la città di Donetsk rappresenta un bastione della rivoluzione di Maidan, simbolo di Europa e parte integrante dell’ala est della NATO, appetibile per Washington, che nel 2014 investì nella formazione dei militari e dei servizi di intelligence ucraini.

La perdita della regione vorrebbe dire anche cedere vasti territori di trincee e fortificazioni, facilitando a Putin il completamento delle sue aspirazioni, cosa che equivale a portare a termine il “lavoro” e invadere anche Dnipropetrovsk.

La rete ferroviaria che collega Pokrovsk, Kramatorsk e Kostyantynivka si trasformerebbe in un trampolino di lancio ideale per il movimento di truppe e materiali, permettendo l’assalto a Dnipro, centro nevralgico del potere economico ucraino, obiettivo finora sfuggito all’Armata russa. Il Donbass, grazie al suo bacino minerario, rappresenta la più grande riserva di manganese, titanio, uranio, grafite e caolino in Europa.

Questi stessi metalli e terre rare sono essenziali per l’industria futura, per la tecnologia avanzata e per l’economia verde. Queste risorse sono state per Kiev strumenti fondamentali per mantenere il sostegno di Washington anche nei momenti di incertezza con la Casa Bianca.

Perdere la regione di Kherson, anche solo quella già sotto occupazione russa, significherebbe chiudere definitivamente la porta verso la Crimea e rinunciare a una porzione significativa del granaio che ha da sempre rappresentato la linfa economica del sud ucraino. Inoltre, vi è il rischio di perdere la guerra dell’acqua.

Se il Donbass è la culla mineraria per eccellenza, Kherson, con la foce del Dnipro, è il bacino idro-elettrico più importante del Paese. È importante notare che il crollo della centrale idroelettrica di Kakhovka nel 2024 ha ridotto drasticamente l’accesso all’acqua per il 94% dei sistemi di irrigazione a Kherson, il 74% a Zaporizhzhia e il 30% nella regione di Dnipropetrovsk.

Come sottolinea Henry Sokolski, direttore esecutivo del Nonproliferation Policy Education Center di Arlington, tutte le proposte di pace presentate da Stati Uniti, Russia, Europa e Ucraina presentano un elemento costante: la riapertura della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, attualmente sotto il controllo russo e danneggiata, dotata di sei reattori. A prima vista, lasciare la gestione nelle mani di Mosca potrebbe apparire un gravissimo errore per Kiev.

Tuttavia, la questione è molto più complessa. Prima del conflitto, l’impianto contribuiva a alimentare la rete elettrica ucraina e a esportare l’energia in eccesso in Europa. Adesso le linee di trasmissione necessitano di ricostruzione e l’impianto deve essere liberato dalle mine. La domanda è: chi si farà carico di tali lavori? I beni russi confiscati o i fondi della Banca europea per la Ricostruzione?

Comunque, Sokolski avverte che se Ucraina, Stati Uniti e Russia considerano la ristrutturazione e la gestione della centrale come condizione, senza risposte adeguate, il rilancio di Zaporizhzhia rischia di diventare un ostacolo piuttosto che un catalizzatore per la pace.

1 Comments

  1. Incredibile, come mai si continua a sottovalutare l’importanza dei minerali rari nella geopolitica moderna? Non è solo una questione di fondi, ma di sopravvivenza! L’Europa deve prendere posizione, non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa minaccia!!!

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