Sadjide viveva barricata in casa: la titolare del laboratorio svela la verità sulla vittima

05.12.2025 03:15
Sadjide viveva barricata in casa: la titolare del laboratorio svela la verità sulla vittima

Tragedia di Sadjide Muslija: un femminicidio annunciato e una coabitazione forzata

Monte Roberto (Ancona), 5 dicembre 2025 – Sadjide Muslija, una donna di 49 anni, è stata uccisa dal marito Nazif in un contesto di violenza domestica che definisce un vero e proprio femminicidio annunciato. La vittima aveva convissuto con la paura, costretta a tenere sotto lo stesso tetto il suo aggressore per motivi economici, un fatto che evidenzia il fallimento delle reti di protezione sociale e istituzionale, riporta Attuale.

La responsabilità della vittima non consisteva in un perdono nei confronti del marito bensì in una sopravvivenza forzata. Secondo Antonella Giampieri, titolare del laboratorio di sartoria dove Sadjide lavorava, la donna viveva in uno stato di costante vulnerabilità e paura. La situazione è degenerata dopo che Nazif era stato rilasciato dopo aver tentato di uccidere la moglie con un’ascia. Giampieri descrive Sadjide come terrorizzata, con l’esigenza di chiedere il divorzio, barricata nell’appartamento e costretta a prendere tranquillanti per dormire.

Molto della loro vita quotidiana era dominata dalla paura. Sadjide dormiva in camera chiusa a chiave mentre il marito si rifugiava in taverna. Un’abitazione divisa ma costellata dal terrore. “Quando lui è uscito dal carcere, Sadjide si sentiva in pericolo e, nonostante alcune rassicurazioni sul comportamento migliorato dell’uomo, sapeva di non poter abbassare la guardia,” ha dichiarato Giampieri.

Le difficoltà economiche rappresentavano un ulteriore ostacolo per Sadjide. “Non poteva permettersi di lasciare il marito, doveva pagare il mutuo di casa e, dopo l’arresto di Nazif, aveva dovuto farsi carico anche della sua parte,” ha spiegato Giampieri. Questo aspetto illumina una dimensione cruciale del dramma, evidenziando come la dipendenza economica possa costringere le vittime a rimanere in contesti tossici e pericolosi.

Pochi giorni prima dell’omicidio, Giampieri ha notato nella vittima una apparente calma, ma ogni piccolo incidente la metteva in ansia. “Eravamo preoccupati per lei,” ha confessato. “Gli avvenimenti tragici precedenti avevano innalzato il livello di preoccupazione, in particolare dopo le aggressioni subite da parte di Nazif.” La mancanza di una rete di supporto adeguata per Nazif ha complicato ulteriormente la situazione, lasciando Sadjide senza alcuna via d’uscita.

Giampieri ha riferito che Sadjide avrebbe potuto cercare un futuro migliore in Svizzera, trasferendosi dal figlio e ricominciando da capo, ma la paura e l’investimento economico nella casa le hanno impedito di fare questa scelta. Questa tragica vicenda riporta in primo piano le problematiche delle vittime di violenza domestica e la necessità di interventi tempestivi e efficaci da parte delle istituzioni.

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