L’immobiliarista ebreo americano è un amico del presidente statunitense, senza esperienza in politica o in diplomazia, ma conosciuto per essere un feroce e capace negoziatore
Non ha un ruolo all’interno del governo statunitense, eppure è uno degli uomini chiave della nuova amministrazione statunitense. Steve Witkoff è la persona scelta da Donald Trump come inviato speciale per il Medio Oriente, con il difficile compito di provare a porre fine al conflitto tra israeliani e palestinesi, ma non solo. E di farlo lavorando dietro le quinte.
Witkoff è un amico personale di Trump e, come lui, miliardario. I due condividono la passione per il golf ed è sul prato verde che spesso si incontrano per discutere le loro strategie. Il 67enne magnate immobiliare non ha esperienza di politica estera, ma è un negoziatore di talento ed è noto per la sua schiettezza. E adesso anche per la sua efficacia.
È stato lui a negoziare il rilascio dell’insegnante americano Marc Fogel, detenuto in Russia dal 2021 per possesso di marijuana. E ancora prima ha svolto un ruolo chiave nei negoziati per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas, lavorando in stretta collaborazione con l’amministrazione uscente di Joe Biden e riuscendo a portare a casa il risultato il 19 gennaio, il giorno prima dell’inaugurazione del secondo mandato del repubblicano come presidente degli Stati Uniti.
Il resort a Gaza
Il 29 gennaio, inoltre, l’uomo d’affari ha visitato la Striscia di Gaza, devastata da quindici mesi di guerra, in quella che è stata la prima visita di un funzionario americano nel territorio palestinese dall’inizio del conflitto. E, da buon immobiliarista, ha ovviamente approvato il piano del suo capo (e amico) Trump di acquisire la Striscia per trasformarla in un resort. Come Trump, ha subito presentato l’idea, che di fatto sarebbe pulizia etnica, con parole dolci e rassicuranti.
L’idea del presidente statunitense è quella di “rendere Gaza abitabile”, ha detto ai giornalisti alla Casa Bianca poco prima della conferenza stampa congiunta con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, durante la visita di quest’ultimo a Washington. “Una vita migliore non è necessariamente legata al luogo fisico in cui ci si trova”, ha aggiunto lo stesso giorno su Fox News.
Immobiliarista
Nato il 15 marzo 1957 nel Bronx, l’ebreo americano Steve Witkoff ha fatto fortuna nel settore immobiliare, prima come avvocato d’impresa e poi come responsabile di società. Nel 1997 ha fondato il Witkoff Group, un’azienda di consulenza immobiliare di New York, che si definisce “in parte sviluppatore, in parte investitore e in parte paesaggista”. Si è laureato alla Hofstra University, vicino a New York, e ha perso uno dei suoi figli per overdose di oppioidi nel 2011, all’età di 22 anni.
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Il newyorkese, che si è poi trasferito nel sud della Florida, non ha una formazione ufficiale come diplomatico e la sua nomina incarna il disprezzo di Trump per i funzionari e i politici tradizionali, ricchi di competenze e lauree in relazioni internazionali ma privi di esperienza nel settore privato. “Abbiamo persone che sanno tutto sul Medio Oriente, ma non sanno parlare correttamente. Lui, invece, è un grande negoziatore”, ha detto Trump a gennaio, elogiando il suo amico.
Negoziatore agguerrito
E lui, pur essendo un neofita della diplomazia, è famoso per il suo stile agguerrito nelle trattative. Negli anni Novanta, quando iniziava a lavorare nel mercato immobiliare di New York, portava una pistola alla caviglia, secondo un articolo del Wall Street Journal dell’epoca.
Witkoff ha incontrato Trump per la prima volta nel 1986, quando era un giovane avvocato immobiliare presso uno studio legale di cui il futuro presidente era cliente. I soci affermano che il futuro inviato speciale fu ispirato proprio da Trump ad abbandonare il suo lavoro aziendale e a entrare nel settore immobiliare. E lo ha fatto acquistando piccoli edifici nel Bronx e a Harlem durante il crollo immobiliare del 1987, per rivenderli poi a prezzi più alti una volta passata la tempesta. E come Trump all’inizio ha fondato i suoi investimenti su ingenti prestiti.
La fiducia che ha in lui Trump è stato evidenziata anche dalla nominato lampo che ha avuto come Inviato per il Medio Oriente il 12 novembre, solo pochi giorni dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali. Da allora è stato rapidamente coinvolto nei negoziati per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, partecipando all’ultimo round di colloqui insieme a Brett McGurk, allora consigliere per il Medio Oriente di Biden, in una rara collaborazione tra un’amministrazione uscente e una entrante.
Ora ha portato a casa la liberazione dell’insegnante, ma la sua visita a Mosca potrebbe avere avuto a che fare anche con il conflitto in Ucraina, e si pensa che abbia addirittura incontrato il presidente Vladimir Putin, cosa che il Cremlino non ha confermato ma nemmeno smentito.