Trump accelera sui negoziati di pace tra Russia e Ucraina
Donald Trump intende concludere rapidamente un accordo di pace tra russi e ucraini. Rientrato alla Casa Bianca, il presidente americano ha stabilito come obiettivo prioritario porre fine alla guerra in Europa, ricercando una stabilizzazione delle relazioni con Vladimir Putin. In questo contesto, il leader del Cremlino viene visto non come un antagonista, ma come un partner per bilanciare gli interessi in diverse aree geopolitiche, a partire dall’Europa e dal Medio Oriente. Non si esclude che le relazioni personali e le passate attività commerciali, di cui si parla da anni, abbiano un peso nelle decisioni di Trump, riporta Attuale.
È evidente la corsa della Casa Bianca per arrivare a un accordo. Già il 17 aprile, il Segretario di Stato Marco Rubio avvertiva: «Abbiamo ancora qualche giorno di tempo, poi passeremo ad altro». Sono trascorsi sette mesi e le trattative rimangono in stallo, mentre gli Stati Uniti si rendono conto della complessità nel conciliare le richieste russe, i diritti ucraini e le preoccupazioni europee. Washington ha elaborato varie bozze di accordo, tra cui una presentata da Rubio in aprile, simile al «piano in 28 punti» sviluppato dal consulente Steve Witkoff e da Kirill Dmitriev, a capo di un importante fondo sovrano russo. Come dichiarato da Rubio, Trump desidera «passare ad altro», focalizzando gli sforzi presidenziali su un’intesa con la Cina e rafforzando l’influenza statunitense nel Golfo Persico e in Sudamerica.
Per Trump, l’Europa non è una priorità. Sebbene gli alleati occidentali siano partner commerciali significativi, sono visti anche come una fonte di sprechi militari e finanziari. Concludere il conflitto comporterebbe, per Trump, il blocco del sostegno finanziario alla difesa europea, nonostante le spese militari per il Vecchio Continente rappresentino solo il 15% dell’intero budget statunitense di circa 900 miliardi di dollari.
Sull’altra sponda, gli stati europei mostrano un sentimento differente. Sia a Kiev sia nelle principali capitali europee si procede con cautela. Volodymyr Zelensky, il francese Emmanuel Macron, il britannico Keir Starmer, il tedesco Friedrich Merz e il polacco Donald Tusk temono che un’accelerazione dei negoziati possa portare a un testo vago e difficile da attuare, richiamando alla memoria il fallimento degli accordi di Minsk 1 e 2, che avrebbero dovuto sancire la pace a seguito dell’invasione russa nel 2014.
Un altro elemento spesso trascurato riguarda l’accesso dell’Ucraina all’Unione Europea. La Commissaria per l’allargamento, la slovena Marta Kos, ha assicurato che il processo sarà completato entro il 2030. Tuttavia, non tutti gli stati membri sono ottimisti. Tra i più scettici figurano Roma e Madrid, come emerso in un seminario a Roma il 19 e 20 novembre intitolato «Europe at a Crossroads: strategic dialogue between Italy and Spain». I rappresentanti dei due governi, assieme a vari osservatori, hanno concordato – anche se informalmente – che l’inclusione dell’Ucraina richiederà un lavoro lungo e complesso per ripensare le politiche fondamentali della UE, inclusi la politica agricola, i fondi di coesione territoriale e gli incentivi per la transizione energetica. Con circa 40 milioni di abitanti, l’Ucraina ha un’economia devastata dalla guerra, che richiederà anni di massicci investimenti e assistenza per rilanciare l’agricoltura e le zone più povere. Pertanto, sarà necessario un aumento delle risorse a disposizione, oppure si dovranno trasferire fondi da paesi come Spagna e Italia all’Ucraina.