Una sentenza della Corte suprema Usa sancisce l’immunità per i presidenti nell’esercizio delle loro funzioni: uno scudo per Trump, che dal momento dell’insediamento avrà anche il potere di mandare a casa i procuratori che conducono i procedimenti contro di lui. Così rischia di arenarsi tutto
Dall’assalto al Congresso ai soldi alla pornostar Stormy Daniels: il nuovo presidente eletto trascina con sé una sequela di guai giudiziari non indifferente, ma la sua vittoria potrebbe facilmente far arenare i processi pendenti. Come? Donald Trump è di fatto già protetto in parte dalla controversa sentenza della Corte Suprema americana dello scorso 1° luglio, che con una maggioranza di 6 giudici a 3 (quelli da lui personalmente nominati) gli ha concesso l’immunità assoluta per i reati compiuti nelle funzioni di presidente.
Ma non solo: dal momento dell’insediamento a Capitol Hill, fissato al 20 gennaio 2025, il tycoon avrà anche il potere di mandare a casa i procuratori che conducono i procedimenti nei suoi confronti. Come Jack Smith, il procuratore speciale che lo ha incriminato per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 e per le carte segrete trovate a Mar a Lago. Parlando alla Cnn, Smith ha riferito che da giorni i legali di Trump sono in trattativa con i vertici del Dipartimento di Giustizia per capire come porre fine ai procedimenti penali del futuro presidente.
Il denaro alla pornostar e quell’udienza da rinviare
Nel processo penale legato allo scandalo Stormy Daniels, Trump è stato già ritenuto colpevole dei 34 capi di imputazione contestati (tra cui truffa e falsificazione di documenti, al fine di occultare pagamenti alla pornostar) e nelle prossime settimane dovrà presentarsi davanti al giudice Juan Merchan per l’annuncio della sentenza, che sulla carta potrebbe prevedere 4 anni di carcere.
Il giudice aveva già accettato di spostare l’udienza a dopo le elezioni, esattamente al 26 novembre. Ma prima, al 12 novembre, è fissata la decisione del giudice Merchan sul ricorso dei legali di Trump per annullare la condanna alla luce della decisione della Corte Suprema che ha concesso una parziale immunità all’ex presidente. Anche nel caso in il giudice dovesse confermare la condanna, non sarà difficile per gli avvocati di Trump chiedere un nuovo rinvio della sentenza, con gli occhi fissi alla data di insediamento, quando il tycoon sarà di nuovo protetto dall’immunità presidenziale e tutto verrebbe fatto cadere, almeno per i prossimi 4 anni.
I procedimenti per interferenza nelle elezioni
Simile il caso delle presunte interferenze del novembre 2020 per rovesciare il risultato delle elezioni che assegnarono la presidenza a Biden. Il processo avrebbe già dovuto essere iniziato, ma è stato rinviato in attesa della sentenza della Corte Suprema Usa sull’immunità presidenziali. Secondo i legali di Trump il procedimento dovrebbe essere archiviato e, se anche così non fosse, da gennaio ci sarà di nuovo l’immunità a fare da scudo, oltre al fatto che Trump potrebbe chiedere al ministro della Giustizia di licenziare il procuratore Smith, che segue il caso, accusandolo di mancanza di imparzialità politica.
Trump deve fare i conti con un’altra incriminazione simile al livello statale, quella cioè per le presunte interferenze elettorali in Georgia, sempre nel 2020. Di nuovo, dopo il 20 gennaio 2025, il dipartimento di Giustizia potrebbe sostituire la procuratrice democratica che conduce l’inchiesta, Fani Willis, tra l’altro già finita sotto inchiesta disciplinare per una sua presunta relazione con uno dei suoi procuratori. Se il caso verrà tolto a Willis è molto difficile che un altro procuratore distrettuale voglia prendersi un procedimento contro Trump, che ormai sarà in carica alla Casa Bianca. Fonti citate dalla Cnn sottolineano che è improbabile che giudici statali permettano di andare avanti con un procedimento contro un presidente in carica. E, anche qui, per i legali la sentenza della Corte Suprema dovrebbe annullare il procedimento.
L’assalto a Capitol Hill
Per la rivolta del 6 gennaio 2021, quando i suoi sostenitori assaltarono il Congresso, Trump è accusato dal procuratore Smith di reati gravi, tra cui cospirazione contro gli Stati Uniti e cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale, ovvero tentare di non lasciare la Casa Bianca. Anche in questo caso interviene la sentenza sull’immunità della Corte Suprema. Solo in parte, però: secondo la sentenza, l’immunità vale solo per gli atti ufficiali del presidente, ovvero gli atti intrapresi nell’esercizio dei suoi poteri costituzionali. Per le azioni messe in atto nelle sue capacità private, l’immunità non vale.
La sentenza fondamentalmente ha avuto l’effetto di rallentare molto il processo sull’assalto, perché è stato necessario distinguere tra atti privati di Trump e atti ufficiali del presidente. Ora, in più, i legali di Trump potrebbero chiedere di spostare le varie scadenze fissate tra novembre e dicembre per la presentazione delle istanze dalla giudice distrettuale Tanya Chutkan, nominata da Barak Obama, che lo ha incriminato.