Turchia, le proteste non si fermano: oltre mille arresti. Erdogan: “Basta caos, non potete governare”

25.03.2025
Turchia, le proteste non si fermano: oltre mille arresti. Erdogan: "Basta caos, non potete governare"
Turchia, le proteste non si fermano: oltre mille arresti. Erdogan: "Basta caos, non potete governare"

Continuano in tutto il Paese le manifestazioni in sostegno del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, principale oppositore del presidente incarcerato con l’accusa di corruzione. Critiche della comunità internazionale

Non si ferma in Turchia l’ondata di proteste per l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, ritenuto il principale e più forte oppositore del presidente Recep Tayyip Erdogan. Dall’inizio delle manifestazioni cinque giorni fa, sono state arrestate 1.133 persone in tutto il Paese, ha dichiarato il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya.

L’arresto e le proteste

L’arresto avvenuto mercoledì scorso (19 marzo) di Imamoglu ha scatenato le più grandi proteste di piazza nella nazione in oltre un decennio, dai tempi delle proteste di Gezi, iniziate in piazza Taksim nel 2013. Ieri (domenica 23 marzo), un tribunale ha ordinato il carcere per il primo cittadino, che è stato anche sospeso dalla carica, in attesa di processo per accuse di corruzione che lui nega.

Oltre a Imamoglu sono state arrestate anche una cinquantina di persone con l’accusa di “corruzione” e “terrorismo”, secondo la stampa turca. Tra questi, due presidenti di municipalità di Istanbul, anch’essi membri del Chp. Uno di loro, accusato di “terrorismo”, è stato sostituito da un amministratore nominato dallo Stato. Tra i detenuti ci sono anche nove giornalisti che hanno coperto le manifestazioni, secondo quanto dichiarato dal Sindacato dei giornalisti della Turchia. Tra loro ci sarebbe anche un fotografo dell’agenzia France Presse (Afp).

Nonostante i divieti di assembramento in molte città, le manifestazioni antigovernative, per lo più pacifiche, sono proseguite ogni giorno. Il ministro Yerlikaya ha dichiarato che finora 123 agenti di polizia sono stati feriti durante le proteste, aggiungendo che il governo non avrebbe permesso “il terrore delle strade”. Erdogan ha dichiarato la scorsa settimana che il governo non avrebbe accettato “il turbamento dell’ordine pubblico”, negando che le indagini abbiano motivazioni politiche e affermando che i tribunali sono indipendenti.

Omer Celik, portavoce del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) di Erdogan, ha sostenuto che “la protesta democratica è un diritto fondamentale”, aggiungendo però che “il linguaggio usato dal Chp non è il linguaggio della protesta democratica”.

Imamoglu: “Vincerò la guerra”

Il Partito popolare repubblicano (Chp) di Imamoglu, principale partito di opposizione, ha lanciato un appello alle proteste contro la decisione del tribunale di arrestare il sindaco, definita politicizzata e antidemocratica. Imamoglu ha negato le accuse che gli sono state rivolte definendole “inimmaginabili e calunnie” e ha anche invitato a protestare in tutta la nazione.

“Sono qui. Indosso una camicia bianca e non riuscirai a sporcarla. Il mio polso è forte e non riuscirai a torcerlo. Non indietreggerò di un centimetro. Vincerò questa guerra”, ha detto in un messaggio inviato dai suoi avvocati.

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