Lo affermano gli analisti di Jefferies che hanno sottolineato che, per i vertici, “non esiste un piano B”. Ma l’amministratore delegato Oliver Blume aveva rassicurato: “Non ci saranno licenziamenti di massa”
La crisi di Volkswagen è più grave e repentina del previsto, e già nel quarto trimestre la casa tedesca progetta 15.000 licenziamenti. Lo affermano gli analisti di Jefferies in una nota dopo aver viaggiato con i dirigenti aziendali in Nord America. Per supplire al ridimensionamento produttivo e indennizzare i lavoratori, l’azienda tedesca potrebbe decidere di accantonare fino a 4 miliardi di euro. Indiscrezioni che sembrano contrastare con le parole dell’Ad Oliver Blume che aveva rasssicurato, nei giorni scorsi, che non “ci sarebbero stati licenziamenti di massa”.
Volkswagen ha affermato all’inizio di settembre di aver preso in considerazione la chiusura di alcuni stabilimenti in Germania per la prima volta nella sua storia, per ridurre i costi ed essere competitivi con le società rivali asiatiche. “La logica di ridimensionare il marchio di VW non è nuova, ma lo sono il senso di urgenza e la determinazione del management nell’affrontare la capacita’ in eccesso e i modelli di spesa”, hanno scritto gli analisti di Jefferies nella nota.
“Tre giorni in viaggio in Nord America con il management ci hanno convinto che non esiste un piano B che escluda la riduzione della capacita’”. Volkswagen non ha commentato l’indiscrezione, ma l’evidenza è che la casa tedesca ha rescisso un programma di sicurezza del lavoro per sei dei suoi stabilimenti tedeschi, scontrandosi con i sindacati che hanno promesso una feroce resistenza contro qualsiasi tipo di taglio.
“I sindacati dovrebbero sentirsi sotto pressione per raggiungere nuovi accordi mentre Volkswagen vuole imporre nuovi licenziamenti. C’e’ il rischio di stop degli stabilimenti, ma i sindacati possono scioperare solo per quanto riguarda gli stipendi, non per la chiusura degli stabilimenti o i licenziamenti se questi ultimi non sono tutelati contrattualmente”, ha scritto Jefferies.
Jefferies ha dichiarato che gli oneri potrebbero aggirarsi tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro e fino a 4 miliardi ipotizzando costi di separazione pari a due stipendi annuali per lavoratore e “includendo altri costi di chiusura” che non ha specificato.