Stipendi: quanto si guadagna in media all’ora in Italia

27.02.2025
Stipendi: quanto si guadagna in media all'ora in Italia
Stipendi: quanto si guadagna in media all'ora in Italia

Secondo il report dell’Istat nel settore privato la paga mediana è di 11,75 euro. Anche qui si fa sentire il gender pay gap

La retribuzione mediana oraria di un lavoratore nel privato è di 11,75 euro. A scriverlo nel suo report “Occupazione, retribuzione, e costo del lavoro dei dipendenti privati” è l’Istat. L’istituto di statistica ha analizzato i dati raccolti nell’anno 2022 su tutti i settori non pubblici fatta eccezione per quello agricolo. Si passa da vere e proprie buste paga (orarie) d’oro, 21,98 euro, agli 8,42 euro per i lavoratori meno pagati. Cifre al di sotto del salario minimo, di 9 euro, avanzato dalle opposizioni con una proposta di legge.

Il gendere pay gap

Il divario retributivo tra uomini e donne, gender pay gap, traspare anche dal report Istat. Le posizioni occupate da donne, tra le quali la retribuzione mediana è pari a 11,25 euro, sono retribuite 0,90 euro in meno di quelle occupate da uomini. 

L’importanza della variabilità

Dal report emerge anche la connessione tra variabilità della posizione lavorativa e la retribuzione oraria. I posti che assicurano una maggiore variabilità sono anche quelli che garantiscono stipendi orari medi più alti. Tra questi ci sono quelli occupati da laureati (la cui retribuzione oraria mediana è di 14,89 euro), da dipendenti con almeno 50 anni di età (12,85 euro), da impiegati/dirigenti (14,65 euro), quelle del nord-ovest (12,41 euro) o delle grandi imprese (13,24 euro).

Diminuiscono i posti a bassa retribuzione

Un parziale segno positivo è dato dalla diminuzione dei posti a bassa retribuzione, i cosiddetti low pay jobs. Nel 2022 il 6,2% del totale delle posizioni lavorative presentano una retribuzione lorda oraria uguale o inferiore a 7,83 euro (soglia di quell’anno). Il valore percentuale è diminuito di 0,7 punti rispetto al 2020. I low pay jobs si concentrano tra gli apprendisti (25,6% del totale), i giovani under30 (11,3%), i contratti a tempo determinato (10,7%), le posizioni del sud (10,3%).

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