Allarme Usa sui ritardi nelle armi: “I russi andranno oltre Kharkiv”

16.05.2024
Allarme Usa sui ritardi nelle armi: “I russi andranno oltre Kharkiv”
Allarme Usa sui ritardi nelle armi: “I russi andranno oltre Kharkiv”

Blinken avverte: «Decide Kiev se usare i nostri missili per colpire in territorio nemico». Nelle prossime settimane l’incontro tra Biden e Zelensky. Oggi Putin sbarca in Cina

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha annunciato lo stanziamento di due miliardi di dollari per nuovi armamenti a Kiev sottolineando che, seppure l’America è contraria, «sarà l’Ucraina a decidere se usare le armi in territorio russo». Blinken ha spiegato che i soldi serviranno anche per potenziare la produzione militare in Ucraina e ha confermato che le armi inviate dagli Usa, soprattutto munizioni e missili per la difesa antiaerea, sono già sul posto.

I due miliardi sono la terza tranche di aiuti dopo l’approvazione da parte del Congresso del pacchetto di stanziamenti supplementari di 60,8 miliardi. La prima è stata inviata già il 24 aprile poche ore dopo la ratifica di Biden della legge; la scorsa settimana altri 400 milioni.

La macchina della logistica americana era allertata da mesi, munizioni e sistemi di difesa missilistica erano custoditi nei depositi in Europa. Ma non per tutte le armi la consegna sarà spedita e per questo l’avanzata russa sul fronte di Kharkiv desta preoccupazione.

Sono due gli elementi che vengono sottolineati negli ambienti della sicurezza nazionale: il primo è legato al fatto che i russi hanno intensificato gli attacchi con i missili e che la percentuale di vettori che buca le indebolite difese ucraine è aumentata.

Il secondo è il ritardo con cui gli Usa hanno ripreso a portare armi in Ucraina. E qui – sottolinea la Casa Bianca – la responsabilità è del Congresso che «per sei mesi ha tenuto bloccati gli stanziamenti supplementari».

In un incontro con alcuni reporter John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, ha parlato di «vantaggio tattico» in cui si trovano i russi e previsto che «l’offensiva di Mosca andrà oltre Kharkiv», a sottolineare la delicatezza del momento.

I contatti fra americani e ucraini sono costanti. Blinken da Kiev ha comunicato ieri – in contemporanea con l’annuncio della visita di Putin oggi in Cina da Xi – che «nelle prossime settimane Biden vedrà Zelensky». La doppia tappa del presidente Usa in Normandia per le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario del D-Day e quindi il G7 in Puglia offrono spazi e tempi, in teoria, per un incontro.

Lunedì Sullivan e il capo del Pentagono Lloyd Austin hanno avuto un colloquio molto tecnico con le controparti ucraine, hanno parlato per 90 minuti di armi e di situazione sul terreno.

Sullivan ha spiegato che un conto è portare Howitzer da 155mm e munizioni varie sul campo di battaglia; un altro sistemi d’arma come Patriot o Nasams. Costi e logistica sono differenti. Ma gli stanziamenti avverranno con regolarità, «non su base settimanale», ha precisato Sullivan, ma sicuramente «con la giusta intensità». E ha confermato arriveranno altre batterie di Patriot e «sistemi per la difesa anti-aerea in possesso degli alleati». Ci sono fondamentalmente due modi per consegnare le armi: il primo è il PDA (Presidential drawdown authority, ovvero la capacità di attingere direttamente agli arsenali del Pentagono); l’altro è l’USAI (Ukraine Security Assistance Initiative, sono i soldi che l’America usa per le commesse militari e l’addestramento). Il PDA ha una disponibilità di 7,8 miliardi, l’USAI 14.

Su cosa arriverà in Ucraina e in quali tempi però ci sono incognite. Il recente passato aiuta a comprendere la complessità dello scenario. Una batteria di missili Patriot, ad esempio, impiega 119 giorni dal giorno in cui viene acquistata al dispiegamento; Nasams 129, i tank Abrams 234 giorni, gli Howitzer da 155 mm appena 12 giorni, ma per vedere utilizzati i veicoli corazzati M1117 sono serviti 499 giorni. Sono arrivati a destinazione il 17 marzo scorso dopo l’ordine risalente al 4 novembre 2022.

Washington dall’inizio della guerra ha investito 175 miliardi di dollari. Lo stanziamento da 60.8 miliardi durerà sino a gennaio secondo le proiezioni del Pentagono, ma non tutta la “torta” andrà direttamente in Ucraina. In realtà sotto la generica dicitura «aiuti all’Ucraina» vi sono altre voci: complessivamente l’86% di questi aiuti infatti viene speso negli Stati Uniti fra commesse nelle fabbriche che forgiano munizioni e Stinger e Javelin, stipendi dei militari e operazioni di logistica.

C’è infine un dato che illustra la sfida immane che Washington deve affrontare per quanto concerne la base industriale e la capacità di mantenere arsenali e fronte di guerra riforniti. Nello stanziamento da 60.8 miliardi si pone allo US. Army l’obiettivo di produrre mensilmente 100mila proiettili da 155 mm entro il 2025. Attualmente gli Usa ne producono circa 40mila al mese, l’Ucraina ha una necessità di 100mila al mese che diventerebbero 180mila in caso di una massiccia controffensiva. Parola quest’ultima sparita dal vocabolario Usa dopo l’illusione del giugno del 2023.

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