Il virus Mpox non si diffonderà in Occidente: ne è sicuro Matteo Bassetti che a Today.it spiega come in Europa siamo pronti ad arginare la malattia. “In Africa però ha già ucciso centinaia di persone, soprattutto bambini, ed è li che bisogna concentrare gli sforzi per debellarla”
Un conflitto armato che va avanti da decenni. Infrastrutture sanitarie arretrate e carenti. Centinaia di migliaia di persone che non hanno accesso ad acqua potabile e vivono in condizioni igieniche disperate. E una natura selvaggia che rappresenta un hot spot per nuovi virus zoonotici. È per questo che la Repubblica Democratica del Congo continua a essere teatro di alcune delle peggiori epidemie del pianeta, come quella di ebola degli scorsi anni, e quella di Mpox che in queste settimane inizia a preoccupare il mondo tanto da diventare “emergenza internazionale” per l’Oms.
Dal 2022 l’epidemia africana di vaiolo delle scimmie ha infettato oltre 37mila persone e causato 1.451 decessi e, anche se il virus ha colpito in 15 nazioni, è nella Repubblica Democratica del Congo che si concentrano oltre il 96% dei casi. La situazione tuttavia è peggiorata nel 2024 per la comparsa di una mutazione del virus che lo ha reso più contagioso e aggressivo, tanto da provocare più di 13mila contagi e 450 decessi tra gennaio e luglio. Si rischia una nuova pandemia? Il ricordo delle conseguenze della diffusione del Sars-Cov-2 è ancora una ferita recente e in tanti guardano con sospetto alla nuova emergenza sanitaria e per far chiarezza ne abbiamo parlato con Matteo Bassetti, noto infettivologo e direttore del Reparto di Malattie Infettive del policlinico San Martino di Genova.
Il virus Mpox
Il virus che ha messo in allarme l’Organizzazione mondiale della Sanità è un nuovo ceppo di Mpox conosciuto come clade 1b. Non si tratta dello stesso agente virale che ha causato l’epidemia globale che nel 2022 ha infettato quasi 100mila persone in 116 nazioni di tutto il mondo, diffondendosi principalmente nelle comunità omosessuali. E rispetto a quel virus tutto sommato poco aggressivo (definito di clade 2), quello che si sta diffondendo in Congo è ben più pericoloso.
“Si tratta di un virus più contagioso, che non si limita a circolare in un particolare gruppo di persone, ma si sta diffondendo in modo esteso, colpendo uomini, donne e soprattutto bambini, con una letalità che, nelle condizioni presenti nella Repubblica Democratica del Congo, sembra 10 volte superiore a quanto visto con il clade 2”, ci spiega Bassetti. “Il contagio avviene per contatto diretto delle tipiche lesioni cutanee provocate dalla malattia o con i liquidi corporei della persona malata. Probabilmente può avvenire anche attraverso le goccioline di saliva che si emettono parlando o respirando, ma in quel caso servirebbe senz’altro un contatto molto ravvicinato e prolungato. Non è una malattia airborne – ovvero il virus non può sopravvivere nell’aria – e quindi non dobbiamo temere una diffusione del virus paragonabile a quella che abbiamo visto nella pandemia di Covid”.
Si rischia una pandemia?
Nei paesi africani coinvolti dall’attuale epidemia Mpox ha fatto registrare una mortalità del 3 per cento circa, che sembra raggiungere anche i 10% nei bambini. Essendo per ora circoscritta al continente africano, dove le risorse sanitarie non sono quasi mai paragonabili a quelle presenti nel nostro paese, è impossibile prevedere quanto si rivelerebbero gravi le infezioni dalle nostre parti. È plausibile però che in un sistema sanitario sviluppato la mortalità si rivelerebbe molto più bassa di quanto visto in questi mesi nella Repubblica Democratica del Congo.
Anche le capacità diagnostiche, la sorveglianza e la prevenzione in un sistema sanitario come quello italiano sono ben altra cosa. E per questo, Bassetti ritiene che al momento le probabilità che Mpox si diffonda da noi, o in Occidente, come sta facendo in Africa siano assolutamente remote.
“Mpox è già uscito dall’Africa, impossibile escludere che ci sarà qualche morto in Italia, ma non si diffonderà in Occidente, siamo perfettamente in grado di affrontare la situazione.”
Matteo Bassetti, infettivologo
“Il virus è già uscito dal continente africano, come dimostrano i casi in Svezia, Spagna e Thailandia, ma in Europa dopo l’epidemia di clade 2 del 2022 abbiamo rafforzato le capacità diagnostiche e terapeutiche, la sorveglianza e la disponibilità di vaccini, e quindi siamo perfettamente in grado di affrontare la situazione”, sottolinea l’esperto.
“Qualche caso di importazione è probabile che arrivi, ed è impossibile escludere che ci sia qualche morto, ma una diffusione sostenuta in territorio italiano o europeo non deve farci paura. Quello per cui dovremmo preoccuparci piuttosto è la situazione in Africa: migliorare lì le capacità diagnostiche, i sistemi di sorveglianza e le strategie di prevenzione, anche vaccinale, eviterebbe che Mpox diventi una catastrofe sanitaria in Congo e in altri stati africani, salverebbe moltissime vite e minimizzerebbe i rischi che la malattia si diffonda anche qui da noi”.