Zelensky è pronto a trattare con Putin: “Negoziati con Mosca se è l’unica via per la pace”

05.02.2025
Zelensky è pronto a trattare con Putin: "Negoziati con Mosca se è l'unica via per la pace"
Zelensky è pronto a trattare con Putin: "Negoziati con Mosca se è l'unica via per la pace"

Il leader ucraino, dopo tre anni dall’inizio dell’invasione, ha aperto alla possibilità di parlare direttamente con il presidente russo, ma chiede anche la restituzione delle armi nucleari. Intanto Trump punta a un accordo che coinvolga le terre rare

La guerra tra Ucraina e Russia, che va avanti senza tregua da tre anni, potrebbe essere a un punto di svolta. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista con Piers Morgan, ha aperto per la prima volta alla possibilità di negoziati diretti con Vladimir Putin.

Zelensky pronto a trattare con Putin

Dopo oltre mille giorni dall’inizio dell’operazione “speciale” contro Kiev, Zelensky si è detto pronto a trattare con Putin “se questa è l’unica configurazione in cui possiamo portare la pace ai cittadini dell’Ucraina”. Secondo il presidente ucraino anche altri Paesi potrebbero partecipare ai negoziati, ma la questione principale rimane la sicurezza dell’Ucraina: “Abbiamo bisogno di certezze. La soluzione ideale sarebbe l’ingresso nella Nato, ma e non possiamo entrarci, allora ridateci il nostro arsenale. Altrimenti, chi ci difenderà?”. L’eventuale ammissione nell’Alleanza Atlantica non si concretizzerà sicuramente in tempi brevi, motivo per cui Zelensky chiede la restituzione dell’arsenale nucleare a cui aveva rinunciato nel 1994, dopo il crollo dell’Urss, in cambio delle disattese garanzie di sicurezza iscritte nel Memorandum di Budapest sottoscritto anche da Stati Uniti e Russia: “Se il processo di adesione all’Alleanza si trascinerà per anni o decenni, non per colpa dell’Ucraina, ma per colpa dei suoi partner,  l’Ucraina si chiede giustamente cosa proteggerà il Paese in questo tempo, quale sostegno riceveremo?”

“Quali armi otterremo? – ha incalzato Zelensky – Ci daranno armi nucleari? Ci daranno così tanti missili da poter fermare la Russia? Quali missili possono fermare i missili nucleari della Russia? È una domanda retorica. Restituiteci le nostre armi nucleari, forniteci sistemi missilistici. Aiutateci a finanziare un esercito, spostate le vostre truppe in quelle parti del nostro Stato dove vogliamo che la situazione sia stabile. In questo modo la popolazione sarà tranquilla. Putin ha invaso l’Ucraina perché temeva che saremmo entrati nella Nato. Bene, l’America dice che l’Ucraina non può essere accolta nella Nato. Per logica, allora, Putin se ne deve andare dal nostro paese”. Il presidente ucraino ha poi parlato di Trump e della sua assenza alla cerimonia di insediamento alla Casa Bianca dello scorso 20 gennaio: “Il presidente Trump mi ha invitato al suo insediamento, ma lo ha fatto in modo generico come probabilmente ha fatto con altri leader. Ma credo che ci serva tempo per parlare della guerra, l’insediamento è un giorno speciale per il presidente e per il popolo americano. Semplicemente, non era appropriata la mia presenza”.

Trump vuole le terre rare

Nel frattempo proprio Trump sembra intenzionato a condizionare gli aiuti degli Stati Uniti all’Ucraina a un accordo sull’export di terre rare, minerali come il litio e il titanio necessari all’industria americana per sfornare componenti strategiche come le batterie delle auto e le turbine eoliche. “Vogliamo fare un accordo con l’Ucraina in cui Kiev potrà assicurarsi quello che diamo loro grazie alle loro terre rare e altro. Chiediamo una garanzia”, ha dichiarato il presidente americano lunedì sera alla Casa Bianca, in occasione della firma di ordini esecutivi, dopo la sospensione degli aiuti allo sviluppo degli Usa in tutto il mondo, inclusa l’Ucraina che dipende dal contributo dell’alleato anche per il sostegno ai veterani di guerra e per la rete energetica messa in ginocchio dai raid russi.

La sospensione dei programmi di UsAid non investe l’assistenza militare, ha confermato il presidente ucraino Zelensky. Ma Trump non ha mai nascosto la sua riluttanza a continuare a foraggiare lo sforzo bellico ucraino, a suo dire, troppo pesante per gli Stati Uniti. Tanto che in un primo momento, al suo arrivo alla Casa Bianca, aveva provvisoriamente bloccato i trasferimenti di armi inclusi in pacchetti già approvati dalla precedente amministrazione, salvo poi riprendere il flusso lo scorso fine settimana dopo che la Casa Bianca ha accantonato il piano iniziale di sospendere gli aiuti di qualsiasi tipo a Kiev.

Lo scorso novembre, in un incontro avvenuto prima delle elezioni americane, era stato lo stesso Zelensky a proporre al tycoon le terre rare su cui può contare l’Ucraina, sottolineando che difendere il Paese è negli interessi economici degli Stati Uniti. Non solo. Il presidente ucraino aveva anche evitato di firmare accordi di cooperazione per lo sfruttamento delle risorse minerarie e per il trattamento dei minerali estratti con la precedente amministrazione proprio per iniziare da zero con il nuovo presidente. L’unico paletto posto da Kiev è chiaro e prevedibile: questi minerali non devono finire in mani russe. A dicembre, secondo un’indiscrezione riportata dal New York Times, una delegazione del governo ucraino aveva incontrato imprenditori Usa a Washington presentando loro possibili accordi con l’inclusione dell’acquisizione delle licenze di produzione di minerali critici, direttamente o attraverso partnership con i proprietari di licenze. Il territorio ucraino è ricco di giacimenti di terre rare, per un valore di migliaia di miliardi di dollari, secondo le ottimistiche stime di Kiev, un prezioso “asso nella manica” che Zelensky sembra pronto a giocare nel suo piano per la vittoria.

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