Medici di base, dagli orari ai luoghi delle visite: cosa cambia in concreto con la nuova riforma 

05.02.2025
Medici di base, dagli orari ai luoghi delle visite: cosa cambia in concreto con la nuova riforma 
Medici di base, dagli orari ai luoghi delle visite: cosa cambia in concreto con la nuova riforma 

La bozza su cui sta lavorando il governo prevede un cambiamento epocale: il passaggio da autonomi a dipendenti del Servizio sanitario nazionale, con 38 ore di lavoro settimanali da suddividere tra assistenza diretta ai pazienti e programmazione territoriale. Ecco le principali novità

Una vera rivoluzione per i medici di base. Il governo Meloni sta lavorando a una riforma che prevede diverse novità, dal passaggio da liberi professionisti a dipendenti del Servizio sanitario nazionale, fino agli orari e i luoghi di visita. Vediamo nel dettaglio cosa contiene la bozza, sostenuta dal ministro della Salute Orazio Schillaci e dalle Regioni e acclamata a gran voce anche dal presidente del Lazio Francesco Rocca: “Il sistema così com’è congegnato non regge”.

Medici di base, cosa cambia con la riforma

Il documento provvisorio di 22 pagine visionato in anteprima dal Corriere della Sera contiene molti cambiamenti “epocali”. Una delle principali novità riguarda il rapporto dei medici con il Servizio sanitario nazionale: le nuove “leve” verranno assunte e diventeranno a tutti gli effetti dei lavoratori dipendenti, proprio come i medici ospedalieri, mentre quelli già in servizio potranno scegliere se rimanere liberi professionisti o passare al nuovo regime. I medici assunti dovranno operare sia nei propri studi che nei nuovi presidi territoriali, garantendo la copertura dalle 8 alle 20 con servizi diagnostici avanzati. Inoltre, la bozza stabilisce un impegno settimanale di 38 ore, mentre attualmente il minimo garantito varia tra le 5 e le 15 ore, a seconda del numero di pazienti.

La suddivisione delle ore e i luoghi

Tempo che dovrà essere suddiviso tra assistenza diretta ai pazienti e programmazione territoriale, sempre in base al numero dei pazienti seguiti: da un minimo di 6 ore a un massimo di 24 per chi supera i 1.500 assistiti. Secondo il documento provvisorio della riforma, la ripartizione seguirà il seguente modello:

  • fino a 400 assistiti: 38 ore da rendere nel distretto o sue articolazioni, delle quali 6 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
  • da 401 a 1.000 assistiti: 12 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
  • da 1001 a 1.200 assistiti: 18 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
  • da 1.201 a 1.500 assistiti: 21 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale;
  • oltre a 1.500 assistiti: 24 ore da dedicare agli assistiti e le restanti per le esigenze della programmazione territoriale.

L’obiettivo della riforma è quello di garantire un medico disponibile tutto il giorno e un’assistenza sanitaria più capillare, sfruttando 1.350 Case della Comunità finanziate con 2 miliardi di euro dal Pnrr e gli ambulatori pubblici messi a disposizione dalle Regioni. In questo modo i pazienti potranno trovare un medico di base sempre disponibile nella fascia oraria tra le 8 e le 20 per tutta la settimana, con la possibilità di usufruire di servizi diagnostici avanzati, come elettrocardiogrammi, ecografie e spirometrie. La bozza prevede anche delle novità dal punto di vista formativo. Con le regole attualmente in vigore per diventare medico di base è necessario frequentare un corso di formazione triennale gestito dalle Regioni, un “passaggio” che la riforma punta a trasformare in una laurea specialistica di 4 anni, un iter simile a quello dei medici ospedalieri.

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