“Civil War”, americani contro americani

16.04.2024
“Civil War”, americani contro americani
“Civil War”, americani contro americani

Il film di Garland sta scuotendo gli Usa perché racconta una realtà che fino a qualche anno fa sembrava distopica e impossibile, ma che oggi suona come una premonizione

Un soldato in divisa mimetica armato di fucile automatico tiene sotto tiro un gruppo di giornalisti con il pass al collo. Uno di loro con le mani alzate cerca di farlo ragionare: «Ci deve essere un malinteso, siamo Americani». Al soldato scappa un sorriso. «Americani? E di che tipo?» mentre in sottofondo la voce del Presidente recita un passaggio del giuramento di fedeltà alla bandiera: «una nazione, sotto Dio, indivisibile, con libertà e giustizia per tutti». È una scena di Civil War, il film di Alex Garland che sta scuotendo l’America perché racconta una realtà che fino a qualche anno fa sembrava distopica e impossibile, ma che oggi suona come una premonizione: la possibilità di una seconda guerra civile, americani che combattono tra di loro, divisi in due schieramenti esattamente come successe quasi 200 anni fa – l’Unione, il Nord, contro i Confederati, il Sud – e che fece più di un milione di morti. Scritto a cavallo tra il 2021 e il 2022 dopo i fatti del 6 gennaio 2021 – l’assalto al Congresso da parte dei supporter del presidente uscente Donald Trump – il film di Garland è una di quelle opere di fantasia che fiutano il presente, si nutrono di qualcosa che è nell’aria, nel discorso pubblico, nelle conversazioni da bar. Sono anni che gli americani ne sono convinti: non King Kong, non gli alieni, non Godzilla. Il nemico più pericoloso è il tuo vicino di casa, il tuo avversario politico, il no vax, l’antiabortista o chiunque la pensi in modo diverso su uno qualunque degli argomenti che dividono la società americana.

Un tema, quello della seconda guerra civile americana, ormai discusso apertamente sugli organi di stampa. Editoriale di Michelle Goldberg sul New York Times del gennaio 2013 intitolato «Siamo davvero di fronte ad una seconda guerra civile?».

Servizio sulla radio NPR del gennaio 2022 dal titolo «Immagina un’altra guerra civile americana, ma questa volta in ogni stato». Articolo sul Telegraph del dicembre 2023: «I never-Trump si stanno preparando per una seconda guerra civile?». E così via. Una volta parola e argomento tabù, l’idea di una seconda guerra civile è diventata argomento mainstream, addirittura sostenuto da alcuni politici. La deputata super trumpiana Majorie Taylor Greene, repubblicana di destra della Georgia, ha parlato di «divorzio nazionale».

«Dobbiamo separarci in Stati rossi e Stati blu», ha detto, brandendo tra le mani i risultati di un sondaggio che dice che un americano su quattro sostiene la secessione del proprio Stato dall’Unione. O come il governatore del Texas Greg Abbot che si è rifiutato di conformarsi alla decisione della Corte Suprema e di rimuovere il filo spinato che aveva installato lungo il fiume Rio Grande per impedire ai migranti di attraversarlo con la motivazione che «il patto tra gli stati e gli Stati Uniti era stato rotto dal fallimento del presidente Biden nel fermare l’immigrazione illegale».

Nel film di Garland il Texas è alleato con la California, cosa che rende la storia volutamente lontana dalla realtà (nel caso, sarebbero su fronti opposti essendo i due stati che più rappresentato i valori repubblicani e quelli democratici) e non è neanche chiaro quale sia il motivo della secessione. Charlottesville, in Virginia, è definita un importante campo di battaglia, un apparente richiamo allo scontro mortale del 2017 tra suprematisti bianchi e contro-manifestanti. Si fa riferimento a una strage Antifa – il gruppo antifascismo – ma non è chiaro se Antifa è la vittima o il carnefice. In una scena, i soldati sono visti con capelli tinti e tatuaggi (segnali che farebbero pensare a giovani progressisti), ma solo pochi minuti dopo, un altro soldato con un’uniforme simile (interpretato da Jesse Plemons) commette atti orribili.

Il governo federale è definito fascista e il presidente è criticato per aver autorizzato attacchi aerei contro cittadini americani, un evento che ricorda quando una politica attuata dall’ex presidente Barack Obama portò a un attacco di droni nel 2011 che uccise un adolescente cittadino americano nello Yemen. «Il film è volutamente opaco. Costringe lo spettatore a fare domande», ha detto il regista. La realtà è che gli americani sono talmente divisi che l’unica incertezza è su quale tema si arriverà allo scontro totale: aborto, immigrazione, sostegno a Israele. C’è l’imbarazzo della scelta.

Fonte: LaStampa

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