Così Bruxelles “bastona” il governo Meloni sui migranti e il patto con l’Albania

06.02.2025
Così Bruxelles "bastona" il governo Meloni sui migranti e il patto con l'Albania
Così Bruxelles "bastona" il governo Meloni sui migranti e il patto con l'Albania

Il commissario agli Affari interni Brunner ha avvertito che l’accordo “non deve compromettere il sistema europeo comune di asilo o incidere negativamente sulle norme”. Si attende il verdetto della Corte di giustizia

Il futuro del Patto sui migranti tra Italia e Albania dipende dall’Europa, e il governo di Roma deve ricordarsi che l’accordo con Tirana non può violare le regole comunitarie. È il messaggio che arriva dalla Commissione europea, che ricorda al nostro Paese che l’attuazione del protocollo fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni “non deve compromettere il sistema europeo comune di asilo o incidere negativamente sulle norme comuni dell’Ue”.

L’avvertimento arriva dal commissario agli Affari Interni, Magnus Brunner, in una risposta a un’interrogazione degli eurodeputati del Pd, Avs e M5s. Secondo il commissario austriaco, il Patto “deve essere complementare alle vie di accesso all’asilo esistenti e non può frapporsi a finalità e obiettivi del diritto Ue in quest’ambito, né ledere i diritti e le garanzie che gli Stati membri devono concedere alle persone che si trovano in queste situazioni”.

Insomma, ci sono delle regole che vanno comunque rispettate, e anche l’Italia deve farlo. Per assicurarsi che ciò avvenga, “la Commissione continuerà a seguire da vicino l’attuazione del protocollo”, ha continuato Brunner.

Il nodo dei Paesi terzi sicuri

Il governo Meloni sta cercando di trovare una soluzione per salvare l’accordo dopo che pochi giorni fa è arrivato il terzo no dei giudici italiani al trattenimento dei migranti nel centro di Gjader. A sbloccare la pratica in maniera definitiva potrà essere solo la Corte di Giustizia europea, che entro il mese di marzo dovrebbe esprimersi sui vari ricorsi pregiudiziali, provenienti sia dall’Italia che dai tribunali di altri Paesi.

Uno dei nodi da sciogliere è quello dei Paesi terzi sicuri, ovvero gli Stati verso i quali si possono rimandare i migranti le cui domande d’asilo dovessero essere rigettate. Il problema è che la definizione di quali Stati siano sicuri, per l’Italia, sarebbe più ampia rispetto a quella comune europea, e includerebbe anche nazioni in cui il rispetto dei diritti umani non è del tutto garantito o dove esistono discriminazioni e persecuzioni verso minoranze o oppositori politici. In casi come questo, prevale la nozione europea o quella italiana di Paese sicuro? Starà ai giudici di Lussemburgo stabilirlo una volta per tutte.

Superare gli ostacoli

“Il progetto in Albania è un’operazione che presenta profili inediti e di complessità, rispetto ai quali il governo è al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli sinora incontrati, al fine di consentire la piena funzionalità dei centri realizzati”, ha dichiarato oggi in Aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo al question time a un’interrogazione in merito ai Cpr italiani in Albania.

Intanto, si rincorrono le ipotesi sulla presunta volontà di Fratelli d’Italia, finora mai confermata dall’esecutivo, di mettere in atto nuovi interventi sul sistema di assegnazione dei magistrati che si occupano di immigrazione.

Palazzo Chigi starebbe valutando una norma ad hoc per evitare che nelle Corti d’Appello passino i magistrati della Sezione immigrazione del Tribunale. Questi ultimi sono coloro che finora hanno sempre bocciato le richieste di convalida dei trattenimenti in Albania. L’idea dell’esecutivo sarebbe, in pratica, quella di esautorare i magistrati ritenuti politicizzati.

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