Da Fico a Fico: il M5s cerca un posto in Ue

20.06.2024
Da Fico a Fico: il M5s cerca un posto in Ue
Da Fico a Fico: il M5s cerca un posto in Ue

I 5 stelle sono senza un gruppo al Parlamento europeo e stanno provando a formarne uno nuovo. Nel mirino la nuova sinistra tedesca anti-immigrazione, comunisti e indipendenti. Nel nome dello stop all’invio di armi in Ucraina

Settantacinque. È questo il numero a cui da giorni il Movimento 5 stelle guarda nella speranza di formare un gruppo al Parlamento europeo. Si tratta degli eletti a Strasburgo (poco più di un decimo del totale) che, come i pentastellati, non hanno ancora trovato un tetto. A differenza di quanto avviene in Italia alla Camera o al Senato, non esiste la possibilità di formare un gruppo misto. E senza gruppo, non solo si perdono importanti risorse economiche, ma viene anche ridotta al minimo l’agibilità politica, restando fuori dalle cariche nelle commissioni e dalle trattative su leggi e risoluzioni. Il M5s è già passato per questa terra di nessuno nella legislatura appena chiusa, e vuole uscirne il prima possibile. Per farlo, le speranze ruotano in particolare intorno a Smer, il partito del premier slovacco Robert Fico, quasi omonimo dell’ex presidente 5 stelle della Camera Roberto, oggi a capo del comitato di garanzia del Movimento.

L’aritmetica dei gruppi

Per formare un gruppo al Parlamento europeo servono almeno 23 deputati provenienti da 7 Paesi diversi. Il M5s può mettere sul piatto 8 eurodeputati. Voci di corridoio che circolavano già prima delle elezioni indicavano come potenziale alleato il Bsw, il partito di sinistra fondato dalla giornalista e politica Sahra Wagenknecht in seguito alla scissione dalla Linke. Il Bsw non dovrebbe aderire a Left, lo storico gruppo europeo della sinistra, e intende costruire in Europa un’alleanza più vicina possibile al suo programma, dove trovano spazio anche proposte più vicine ai partiti di destra: no al sostegno militare all’Ucraina e al suo ingresso nell’Ue, ripristino della cooperazione con la Russia e dell’import di gas e petrolio (questione molto sentita nella classe operaia della Germania Est), stretta sull’immigrazione clandestina, e un ambientalismo più attento alla sostenibilità economica e sociale.

Il denominatore comune sull’Ucraina

Grazie a queste sue posizioni, il Bsw ha surclassato gli ex compagni della Linke, portando al Parlamento europeo 5 deputati, tra cui il politico di origine italiana Fabio de Masi. La posizione sull’Ucraina sembra essere un comune denominatore con cui aprire un dialogo con il M5s, ma non solo. Restando a sinistra, ci sono i 2 parlamentari dei comunisti greci del Kke, partito che nel 2022 condannò l’invasione russa in Ucraina accusando Vladimir Putin di imperialismo, ma che è anche fortemente critico nei confronti del leader di Kiev Volodymyr Zelensky e della Nato.

Alla corte di Fico

Seguendo questa strada si arriva in Slovacchia, alla corte del premier Fico, ancora impegnato a recuperare le forze dopo che uno squilibrato lo ha ferito a colpi di pistola durante un evento pubblico. Fico e il suo partito Smer è stato messo alla porta dal gruppo dei socialisti in seguito alla decisione di formare un governo con il partito di estrema destra Sns. In realtà, per i socialisti la coabitazione con Fico era diventata imbarazzante soprattutto all’indomani della guerra in Ucraina, date le posizioni chiaramente filorusse del premier slovacco (che a Bruxelles fa coppia fissa con Viktor Orban quando si trattano questione relative a Mosca). Smer ha portato al Parlamento europeo 5 deputati. I suoi vertici hanno dichiarato che la loro prima opzione è poter tonare nel gruppo socialista, ma fonti vicine a questo gruppo assicurano che la porta per Fico resta chiusa: “Non c’è nessuna possibilità per loro di rientrare”, dice un eurodeputato socialista.

Lo scoglio dei 7 Paesi

Con Smer e i partiti citati in precedenza, il potenziale gruppo raggiungerebbe la soglia dei 23 membri. Mancherebbero all’appello, però, i rappresentanti di altri 3 Paesi Ue necessari per rispettare le regole dell’Eurocamera (come dicevamo, l’alleanza deve avere membri di almeno 7 Stati del blocco). Guardando alla cinquantina di parlamentari non affiliati rimasti, la stragrande maggioranza è composta da esponenti dell’estrema destra, dall’AfD agli ungheresi di Fidesz. Resta una manciata di deputati: i due parlamentari indipendenti eletti in Irlanda (tra cui l’ex laburista Michael McNamara), lo spagnolo Antoni Comín Oliveres di Junts, il partito catalano indipendentista di Charles Puigdemont, o ancora il ceco Ondrej Dostal, ex membro del partito dei pirati. C’è poi la possibilità che deputati già iscritti ad altri gruppi possano abbandonare gli attuali colleghi e aderire alla nuova alleanza. 

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