Dai tramezzi alle tende da sole, cosa possiamo condonare da oggi col decreto salva casa

30.05.2024
Dai tramezzi alle tende da sole, cosa possiamo condonare da oggi col decreto salva casa
Dai tramezzi alle tende da sole, cosa possiamo condonare da oggi col decreto salva casa

Cambiano le regole per sanare le irregolarità edilizie. Parte di quelli che fino a ieri erano per la legge “abusi” adesso non lo sono più. Vediamo cosa cambia e perché ci potranno essere altre modifiche

Da oggi cambiano le regole per sanare le irregolarità edilizie. Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale è infatti diventato legge il decreto salva-casa. Il provvedimento contiene quattro articoli con le “Disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica” e di fatto condona quelli che fino a ieri erano per la legge “abusi” edilizi. Vediamo cosa cambia.

Il decreto salva casa agisce su quelle che vengono definite “piccole difformità” come un tramezzo spostato o una finestra posizionata diversamente rispetto alla planimetria dell’immobile. In particolare si condonano:

  • Lievi difformità formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile;
  • Difformità edilizie delle unità immobiliari risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione;
  • Parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della “doppia conformità”.

Col decreto salva casa rientrano nella cosiddetta “edilizia libera” le vetrate panoramiche amovibili, le tende e altre opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici. Il provvedimento consente il mantenimento di alcune strutture amovibili realizzate durante lo stato di emergenza sanitaria da Covid-19.

Scatta la semplificazione dell’accertamento di conformità eliminando la doppia conformità (che d’ora in poi verrà richiesta solo nei casi più gravi).

Il silenzio-rigetto viene tramutato in silenzio-assenso: vale a dire che se l’amministrazione non risponde, entro i termini prestabiliti, l’istanza di sanatoria si considera accettata. I termini del silenzio assenso sono 45 giorni per i permessi in sanatoria e 30 giorni per la segnalazione certificata di inizio attività (Scia). Tempi che sono estesi a 180 giorni se c’è un vincolo paesaggistico.

Il decreto amplia le “tolleranze costruttive ed esecutive” tra il 2% e 5% in base alla superficie dell’immobile. Secondo le nuove regole per gli interventi realizzati entro il 24 maggio, il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari non costituisce violazione edilizia se la discrepanza tra quanto realizzato e quanto dichiarato nel titolo edilizio resta contenuta entro delle percentuali che variano a seconda della superficie utile. Tale limite è del 2% per le unità immobiliari con superficie utile superiore a 500 mq. Sale al 3% se la superficie varia tra i 300 e i 500 mq e si ferma al 4% se la superficie utile è compresa tra 100 e 300 mq. Infine, arriva al 5% in corrispondenza di una superficie utile inferiore a 100 mq.

Il decreto – limitatamente agli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024  e agli immobili non sottoposti a tutela dal Codice dei beni culturali e del paesaggio – amplia l’elenco delle tipologie di tolleranze esecutive includendo “il minore dimensionamento dell’edificio, la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali, le irregolarità esecutive di muri esterni e interni e la difforme ubicazione delle aperture interne, la difforme esecuzione di opere rientranti nella nozione di manutenzione ordinaria, gli errori progettuali corretti in cantiere e gli errori materiali di rappresentazione progettuale delle opere”.

Il salva casa è legge ma si parla già di modifiche

Il provvedimento va ora alle Camere per la conversione in legge. “Il ‘salva casa’ è la semplificazione della vita dei cittadini, che vengono liberati dalla burocrazia. Il parlamento spero che possa ampliare questa facoltà aumentando i cambi di destinazioni d’uso. Che l’ufficio possa diventare abitazione, e che l’ente pubblico dia risposte certe”, le parole del vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini che ha fortemente voluto il decreto.

L’iter di ratifica dovrebbe partire dalla Camera, in commissione Ambiente. Già preparano modifiche per fare rientrare ciò che è stato escluso in sede di scrittura del testo: “Lavoreremo subito come gruppo Lega agli emendamenti perché ci sono alcuni interventi che io ho già pronti, che i parlamentari hanno già pronti”, promette Salvini. Ci sarà innanzitutto l’attesa norma che “salva” i grattacieli di Milano, tenuta fuori dal decreto ma con la promessa di inserirla nell’iter parlamentare. Arriverà come emendamento. “Sul pregresso non entro nel merito delle inchieste giudiziarie, però una città come Milano non può fermare le autorizzazioni edilizie, non può fermare lo sviluppo della città”, sostiene Salvini. Altro tema allo studio è quello dell’abitabilità. “Penso all’altezza dei soffitti, penso alla riduzione della superficie minima per l’abitabilità”, dice il leader leghista. Rivedere al ribasso i requisiti per l’abitabilità, aprirebbe alla possibilità di render abitabili cantine, seminterrati o soffitte.  

La strada però non si annuncia spianata. “Adesso noi espliciteremo la nostra posizione in Parlamento e combatteremo una dura battaglia”, anticipa il leader M5S Giuseppe Conte. “È un condono – spiega – con annessi e connessi. Allora, ci sono alcune lievissime irregolarità” e lì “si può discutere” ma “quando iniziamo a parlare di destinazione d’uso, delle sanatorie mascherate, queste cose non si fanno a poca distanza dalle elezioni, non funziona così”.

Per la segretaria del Pd Elly Schlein siamo “all’ennesimo condono, il numero 19”, invece di “mettere il futuro nelle mani delle ragazze e dei ragazzi”. Un provvedimento “molto ambiguo che può portare a veri e propri abusi”, le fa eco Pierfrancesco Majorino, responsabile Diritto alla Casa nella segreteria nazionale dem.

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