I leader europei che stendono il tappeto rosso al presidente cinese (e ai suoi finanziamenti)

07.05.2024
I leader europei che stendono il tappeto rosso al presidente cinese (e ai suoi finanziamenti)
I leader europei che stendono il tappeto rosso al presidente cinese (e ai suoi finanziamenti)

L’Unione europea minaccia nuovi dazi nonostante le rassicurazioni del presidente cinese Xi Jinping. Sullo sfondo il problema della sovraccapacità della Cina. Il leader cinese è atteso in Serbia e Ungheria, i due Paesi vicini alla Russia, dove verranno firmati diversi accordi commerciali

Il presidente cinese Xi Jinping a Parigi ha dato il via alla sua visita di Stato di due giorni in Francia, prima tappa del viaggio in Europa che lo porterà anche in Serbia e Ungheria. Accolto dal suo omologo francese Emmanuel Macron, il presidente Xi ha incontrato anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, giunta nella capitale francese su invito del leader dell’Eliseo per una duplice missione: mostrare una presunta unità europea e avere una presa più dura sulla Cina, che è messa a dura prova dalle indagini europee sulle pratiche commerciali cinesi in settori come quello automobilistico, ferroviario, dell’energia solare ed eolica o dei dispositivi medici.

Von der Leyen, il poliziotto cattivo dell’Europa

Tra i 27 Paesi del blocco, è la Germania quella più restia sui dazi che Bruxelles vuole imporre a Pechino. Una posizione che la Francia non vuole accettare. Parigi sembra appoggiare con convinzione l’indagine della Commissione europea sulle auto elettriche del gigante asiatico, accusato di tenere i prezzi bassi grazie a sussidi statali, anche se il presidente francese spera di attrarre nuovi investimenti cinesi, in particolare nel settore delle batterie elettriche. Dal trilaterale è emersa la chiara posizione della Francia, che darebbe il benvenuto al colosso cinese dei veicoli elettrici Byd se la società decidesse di voler aprire una fabbrica nel Paese europeo, ha detto il ministro delle Finanze Bruno Le Maire. La notizia arriva in un momento particolarmente delicato delle relazioni tra l’Ue e la Cina per quel che riguarda il settore auto, con Pechino che minaccia ritorsioni commerciali che prenderebbero di mira soprattutto esportazioni francesi di alcolici, a cominciare dal cognac.

Come da attese, durante il trilaterale, von der Leyen ha sollevato il tema dell’eccesso di produzione chiedendo parità di accesso ai mercati e concorrenza “leale” da parte della Cina per avere in Europa economie fiorenti e durevoli che favoriranno posti di lavoro più buoni. Ma in caso contrario, Bruxelles è pronta a “proteggere l’economia europea, se serve”, adottando anche decisioni difficili, necessarie a proteggere la economia e la sicurezza del Vecchio Continente. Avvertimento ripreso da Macron, secondo cui l’avvenire dell’Europa dipenderà molto chiaramente anche “dalla nostra capacità di continuare a sviluppare in maniera equilibrata le relazioni con la Cina”.

In risposta, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che non esiste “un problema di sovraccapacità della Cina”, chiedendo di rafforzare con l’Unione Europea il “coordinamento strategico” e rimanere “partner”, nonostante le molteplici controversie, dal commercio all’Ucraina. Xi, in altri termini, ha ripresentato gli stessi argomenti opposti alle critiche sulla sovraccapacità produttiva cinese, nei settori della nuova energia quali veicoli elettrici e pannelli solari, esposte dal cancelliere tedesco Olaf Scholz durante la sua recente visita a Pechino. L’obiettivo del leader cinese è ottenere dalla presidente della Commissione europea una maggiore cooperazione commerciale che non si traduca quindi in “protezionismo”, termine spesso usato per definire la politica commerciale di Bruxelles.

Incontro a Parigi tra Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen e il presidente cinese Xi Jinping

Colloqui di pace in Ucraina: ma la Cina cosa fa?

Tra i temi in agenda del vertice c’è anche la guerra russa contro l’Ucraina e quella in Medio Oriente. La Cina ha ribadito di “non aver creato la crisi ucraina”, di “non essere parte in causa” e di aver sempre lavorato per “facilitare” colloqui di pace, passati più di due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina a causa dell’invasione russa che Pechino non ha mai condannato esplicitamente. Vista da Xi, Parigi, Bruxelles e Pechino devono “creare le condizioni per colloqui di pace” per il conflitto in Ucraina.

Un dialogo per la pace è la strada da perseguire per mettere fine anche alla guerra a Gaza, dove “il compito urgente è realizzare un cessate il fuoco globale il più rapidamente possibile” per attuare la “soluzione dei due Stati”. Il presidente cinese ha ribadito che la Cina sostiene la piena adesione della Palestina all’Onu e una conferenza di pace internazionale con base più ampia, autorevole ed efficace. Ma oltre alle parole, il trilaterale si è risolto con un nulla di fatto: l’Unione europea è sempre più convinta di voler avviare una guerra commerciale con la Cina sulle importazioni di auto elettriche, acciaio e tecnologia solare ed eolica a basso costo. Il gigante asiatico, invece, confida nelle divisioni tra i Paesi europei proprio sulla strategia difensiva. Il contesto politico, per il ruolo che la Cina può avere per convincere il leader russo Vladimir Putin (atteso in Cina a fine mese) a un tavolo di pace in Ucraina, può giocare comunque a favore di scelte non traumatiche.

Il tappeto rosso steso dai leader di Serbia e Ungheria

Il presidente cinese è atteso in Serbia il 7 maggio. Su invito del presidente serbo Aleksandar Vucic, Xi arriverà a Belgrado proprio in concomitanza con il 25esimo anniversario del mortale bombardamento della Nato sull’ambasciata cinese nella capitale serba durante la guerra del Kosovo, dove rimasero uccisi tre giornalisti cinesi. La tragedia scatenò in Cina un violento risentimento antiamericano e anti Nato che probabilmente verrà rinnovato con la visita di Xi nei giorni dell’anniversario. Oltre alla commemorazione delle vittime, difficilmente mancheranno riferimenti alla “mentalità da guerra fredda” che secondo la Cina viene promossa dagli Stati Uniti e stoccate alla Nato e all’Occidente. La tappa in Serbia servirà a Xi per promuovere l’agenda cinese contro l’Alleanza Atlantica e per trarre vantaggio dalle divisioni in seno all’Unione Europea. 

La Serbia e l’Ungheria hanno un accordo con Pechino per modernizzare la ferrovia che collega le capitali dei due Paesi, Budapest e Belgrado, finanziata dalla Cina e parte integrante della Via della Seta che passa dal porto del Pireo in Grecia, punto per le merci cinesi verso l’Europa centrale e dell’Europa orientale. La maggior parte del progetto, che dopo numerosi ritardi dovrebbe essere completato nel 2026, è finanziato attraverso prestiti delle banche cinesi, il tipo di capitale che Ungheria e Serbia sono ansiose di utilizzare.

L’ultima tappa del tour europeo di Xi è quindi l’Ungheria, Paese amico dove il suo primo ministro, Viktor Orban, ha sostenuto enormi investimenti cinesi e ha utilizzato la posizione del suo paese come membro dell’Unione Europea per attenuare le critiche alla Cina. Il Paese magiaro, che si divide tra Unione europea e Nato e legami diplomatici e commerciali con le autocrazie, in particolare Russia e Cina, ha rafforzato il suo ruolo di “gate europeo” della Repubblica popolare cinese. 

Il premier ungherese Victor Orban e il leader cinese Xi Jinping

A febbraio, la Cina si è offerta di approfondire i legami tra le forze dell’ordine con l’Ungheria, portando le sue già intime relazioni oltre la sfera economica e stipulando un accordo di cooperazione in materia di sicurezza che ha suscitato preoccupazione in altri Paesi del Vecchio Continente. L’Ungheria è già la più grande base di Huawei al di fuori della Cina, e il Paese magiaro ospiterà presto la prima fabbrica europea della casa automobilistica Byd. In cambio, Orban è un forte sostenitore della Cina nei forum internazionali: in diverse occasioni, l’Ungheria si è opposta alle mozioni europee critiche nei confronti della Cina sui diritti umani.

Non solo. L’Ungheria ha creato un ambiente favorevole agli investimenti per la Cina, fornendo generose agevolazioni fiscali, sussidi e assistenza infrastrutturale alle aziende della Repubblica popolare, aiutandole a destreggiarsi nella burocrazia ungherese. Secondo il portale 444.hu, il valore attuale del capitale cinese investito in Ungheria è di 13 miliardi di euro. Negli ultimi 20 anni l’Ungheria ha ricevuto più di 63 miliardi di euro di finanziamenti dall’Unione Europea. L’Ungheria spera quindi che la visita serva ad aumentare gli investimenti cinesi nel Paese dell’Europa centrale. Secondo il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, l’Ungheria firmerà almeno 16 accordi con la Cina nell’ambito di progetti ferroviari, stradali ed energetici. I due leader autocratici hanno già steso i tappeti rossi per accogliere il presidente cinese e i suoi ingenti investimenti.

Fonte: Today

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