Il cold case della yogurteria: 34 anni dopo, i corpi di quattro adolescenti uccisi restano senza colpevole

22.08.2025 08:46
Il cold case della yogurteria: 34 anni dopo, i corpi di quattro adolescenti uccisi restano senza colpevole

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Austin, Texas. Il 6 dicembre 1991, poco prima della mezzanotte, un agente di polizia nota un incendio all’interno di una yogurteria. I vigili del fuoco, intervenuti per spegnere le fiamme, rinvengono sul retro quattro corpi di adolescenti quasi completamente carbonizzati. Le vittime, di età compresa tra 13 e 17 anni, presentano ferite d’arma da fuoco alla testa, sono nude e legate con la loro biancheria. A distanza di 34 anni, gli omicidi di Eliza Thomas, Jennifer Harbison, Sarah Harbison ed Amy Ayers restano senza colpevole, nonostante due condanne siano state annullate, lasciando il caso irrisolto, riporta Attuale.

Il caso del documentario «The Yogurt Shop Murders»

Ricostruire gli eventi di quella notte, ascoltare i testimoni e rivedere le vecchie immagini è stato emotivamente difficile per la troupe del documentario Hulu «The Yogurt Shop Murders», che non ha al momento previsto una distribuzione in Italia. Rivedere le scene del crimine è stato tanto straziante che la produzione ha coperto le spese di alcune sedute terapeutiche per il team.

Cosa successe il 6 dicembre 1991

Poco prima della mezzanotte, un agente del dipartimento di polizia di Austin avvista un incendio all’interno della yogurteria I Can’t Believe It’s Yogurt. Dopo l’estinzione delle fiamme, i vigili del fuoco rinvengono nel magazzino sul retro i corpi senza vita di quattro adolescenti, quasi completamente carbonizzati.

«Quando sono entrato, c’erano ancora i vigili del fuoco – racconta nel primo episodio del documentario John Jones, ex investigatore della squadra omicidi del dipartimento di polizia di Austin -. C’era acqua, vapore e fumo ovunque. Quando il fumo ha iniziato a diradarsi, abbiamo visto i corpi, tre vicini e uno più lontano». Le ragazze, dopo essere state spogliate e legate con la loro biancheria, furono uccise con un proiettile calibro 22 alla testa, prima che la yogurteria venisse data alle fiamme. Alla scena del crimine furono trovati proiettili di un’altra arma: un calibro 380. La brutalità della scena ha portato gli agenti a ritenere che ci fossero almeno due responsabili.

Le vittime sono Eliza Thomas e Jennifer Harbison, entrambe diciassettenni e dipendenti del negozio; Sarah Harbison, sorella minore di Jennifer di quindici anni, e Amy Ayers, migliore amica di Sarah di tredici anni. Jennifer era andata a prendere la sorella e Amy al centro commerciale vicino e le aveva portate in negozio; le avrebbe poi riportate a casa dopo la chiusura, prevista per le 23.

Il Dna maschile sul corpo di Amy Ayers

Il corpo di Amy Ayers, rinvenuto più lontano dalle amiche, presentava «un panno simile a un calzino» intorno al collo, indicando che è stata probabilmente l’ultima a essere uccisa. Sul suo corpo, trovato non carbonizzato ma con gravi ustioni, vi era una seconda ferita d’arma da fuoco e un foro d’uscita all’altezza della guancia laterale.

Su di lei fu rinvenuto del Dna maschile mai identificato, un elemento cruciale, se non per risolvere il caso, perlomeno per scagionare gli unici due condannati. Il Dna era presente nella cavità vaginale della giovane. Gli investigatori confermarono che almeno una delle vittime era stata aggredita sessualmente.

Maurice Pierce e i due arresti in Messico

Nell’autunno del 1992, due uomini sono arrestati in Messico per rapimento e violenza sessuale su una donna a Austin, avvenuto solo tre settimane prima degli omicidi. Uno di loro corrisponde all’identikit redatto da un testimone del caso della yogurteria. Davanti alla polizia di Austin, i due negano ogni coinvolgimento, ma confessano all’interrogatorio delle autorità messicane. Tuttavia, ritrattono rapidamente le confessioni, affermando di essere stati costretti a firmare. La squadra investigativa rileva che il loro racconto includeva dettagli non corrispondenti alla scena del crimine, incluso il calibro delle armi utilizzate.

Un sospettato era già stato individuato otto giorni dopo gli omicidi: Maurice Pierce, di sedici anni, trovato in un centro commerciale vicino alla yogurteria con una pistola calibro 22, la stessa usata nei delitti. Durante l’interrogatorio, Pierce dichiara di aver trascorso la serata del 6 dicembre con altri tre amici, implicandoli nel crimine: Michael Scott, Robert Springsteen e Forrest Welburn, tutti minori di diciassette anni.

Tuttavia, quando interrogati, i tre negano ogni responsabilità, e dopo un’attenta analisi, gli esami balistici non confermano la responsabilità di Pierce, che viene rilasciato.

Il nuovo arresto dopo otto anni

Il caso viene riaperto a otto anni di distanza. Gli inquirenti, però, si trovano con pochissimi elementi: «C’era fumo e fuliggine su ogni superficie del negozio il giorno in cui furono rinvenuti i corpi, rendendo estremamente complicato rilevare le impronte digitali», ha dichiarato nel 2022 l’agente John Jones a 48 Hours. Dopo ore di interrogatori, due dei quattro ragazzi cedono e confessano di aver ucciso le ragazze. Michael Scott e Robert Springsteen vengono incriminati, ma ritrattono poco prima del processo.

In un’intervista a 48 Hours, rilasciata nel 2009, Springsteen spiega perché si era addossato la colpa degli omicidi anni prima: «Sono stato rimproverato più volte dagli agenti. Non mi hanno dato il permesso di andarmene finché non hanno ottenuto ciò che volevano sentirsi dire. E in pratica… Mi hanno distrutto. Non ho avuto nulla a che fare con gli omicidi della yogurteria». Anche Forrest Welborn viene arrestato, con la polizia convinta che fosse di vedetta quella notte, dopo che Michael Scott durante una confessione lo aveva collocato sulla scena del crimine. Tuttavia, le accuse sono archiviate quando due gran giurì non riescono a incriminarlo. Le accuse contro Maurice Pierce vengono ritirate per mancanza di prove, lasciando solo i casi contro Michael Scott e Robert Springsteen.

Le condanne e i rilasci

Nel 2001, dopo un processo di tre settimane, Springsteen è condannato a morte, pena poi commutata in ergastolo. Scott, essendo minorenne all’epoca del delitto, riceve una condanna all’

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