Il costo esplosivo del Superbonus: stop automatismi, come cambiano i bonus

19.04.2024
Il costo esplosivo del Superbonus: stop automatismi, come cambiano i bonus
Il costo esplosivo del Superbonus: stop automatismi, come cambiano i bonus

I prossimi bonus edilizi sono destinati a cambiare pelle trasformandosi in prestiti agevolati. Niente più interventi pagati dallo Stato ma controlli e autorizzazioni preventive per non ripetere il caos del superbonus. Ecco il conto dei bonus fiscali

La differenza tra i risultati e le attese è “macroscopica nel caso del Superbonus” e “non ha precedenti”, soprattutto per l’ampliamento degli obiettivi e le ripetute proroghe. L’ennesima bocciatura della misura pensata e predisposta dal governo Conte (e poi aggiornata a prorogata dai successivi) viene dall’ufficio parlamentare di bilancio che in una memoria trasmessa alla Commissione finanze del Senato che sta esaminando la conversione in legge del decreto che razionalizzerà i bonus edilizi e fiscali.

Dal Superbonus impatto negativo senza precedenti sui conti pubblici

Come si legge nel documento i costi che ricadranno sugli italiani per Superbonus e bonus facciate sono costantemente in aumento e finiranno col pesare per il 5% sul debito pubblico totale. Senza addentrarci in numeri e cifre che potrebbero risultare complicate, il tema è chiaro: i bonus edilizi lasciano una pesante eredità sul futuro. Se a marzo 2024 l’ammontare del costo del Superbonus è stato quantificato in 170 miliardi di euro, questo aggravio per i conti pubblici peserà soprattutto sul triennio 2024-26. “A un impatto in media annua pari allo 0,5% del Pil nel triennio 2021-23, seguirà un onere più elevato pari a circa l’1,8% in quello successivo”.

In pratica si passerà da un peso sul debito pari al 1,5% del Pil (2021-23) al 5,4% nel triennio 2024 – 2026. Una pesantissima zavorra sulle prossime manovre di bilancio che sottrarrà capacità di spesa al governo.

Secondo i tecnici contabili dell’ufficio parlamentare che analizza i dati del bilancio pubblico l’esplosione dei costi del Superbonus – e la differenza coi risultati attesi – spinge a ripensare le agevolazioni fiscali future. L’Upb ipotizza in primo luogo un’aliquota tale “da incentivare un comportamento meritevole” senza porre la spesa “a totale carico dello Stato”. Quindi stop ai bonus “gratuiti” per i cittadini. Che – come ogni imbonitore sa bene – di gratuito non c’è nulla.

Tra ciò che ha contribuito ad una spesa ampiamente superiore alle attese, l’UPB individua innanzitutto l’elevata percentuale dell’agevolazione, che ha comportato che la spesa incentivata fosse interamente a carico dello Stato “eliminando di fatto il contrasto di interessi tra acquirente e fornitore”. Ci sono poi la fissazione di massimali di spesa agevolabile più elevati rispetto a quelli previsti per altri interventi di incentivo riguardanti gli immobili; l’attrazione nell’ambito della spesa agevolata anche di interventi già incentivati con aliquote inferiori (interventi trainati); la possibilità di fruire dell’agevolazione attraverso lo sconto in fattura e la cessione del credito, che ha allargato la platea dei beneficiari a soggetti incapienti o parzialmente incapienti e a coloro che non avrebbero avuto sufficiente liquidità per iniziare i lavori edilizi; l’automaticità dell’agevolazione; la mancanza sin dall’inizio di meccanismi di autorizzazione preventiva “che avrebbero reso possibile l’inserimento di un tetto di spesa senza ledere i diritti acquisiti dei beneficiari”.

Tra i fattori intervenuti successivamente, ci sono invece il progressivo prolungamento della validità della misura da fine 2021 a tutto il 2025 (con aliquota al 110 per cento fino a tutto il 2023); gli effetti annuncio di norme volte a contenere il ricorso all’agevolazione che hanno comportato, a tratti, accelerazioni nelle asseverazioni e nella realizzazione dei lavori; l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei materiali da costruzione come conseguenza, oltre che del generale aumento dei prezzi dei beni energetici, dell’accresciuta domanda di lavori e del venire meno del contrasto di interessi tra acquirente e fornitore; l’emergere di fenomeni fraudolenti “essendo il sistema di controlli essenzialmente basato su certificazioni di soggetti privati”.

Come saranno i prossimi bonus 

Ora per i prossimi bonus fiscali si prevedono restrizioni in base all’isee dei possibili beneficiari: stop ai fondi a pioggia insomma. Come spiega ancora l’Upb l’agevolazione fiscale “dovrebbe essere selettiva con riguardo sia alle attività incentivate sia ai beneficiari” e dovrebbe essere sottoposta “ad autorizzazioni preventive” senza automatismi. Se i controlli sul superbonus sono stati deficitari – e ora si sta cercando di correre ai ripari – ora il richiamo dei contabili legislativi è a una maggiore attenzione a far sì che i fondi non vengano assegnati senza maggiori controlli.

Il suggerimento – in vista anche dei necessari adeguamenti per rispettare la direttiva europea case green – è quello di sostituire l’attuale agevolazione “con un trasferimento monetario (un contributo diretto alla spesa), modulato in base alla condizione economica del nucleo familiare e alla classe energetica dell’edificio, sottoposto ad autorizzazioni preventive e soggetto a un limite di spesa, o con prestiti agevolati”. Insomma: la prospettiva è quella che sia finita i tempi dei bonus a pioggia per essere sostituiti da una sorta di garanzia sui prestiti che gli italiani dovranno sottoscrivere in vista delle future – forse necessarie – ristrutturazioni. Ad ogni modo ogni incentivo sarà – oltre che selettivo – destinato a perdere ogni automatismo ma concesso solo dopo controlli e autorizzazioni di spesa.

Un’ultima considerazione del Upb riguarda le disattese promesse sugli stimoli che il superbonus avrebbe dovuto produrre sull’economia. Come rilevato dall’Istat la bolla edilizia ha già iniziato a sgonfiarsi. A febbraio con la fine dei bonus si stima che l’intero comparto ha subito una decerescita del 3,9 per cento. Se lo stimolo c’è stato è anche vero che l’economia drogata dai bonus rischia di produrre una involuzione economica.

Ancor più ora che servirà stringere le cinghia sulle agevolazioni fiscali. Se come rilevato l’automatismo del riconoscimento dei bonus edilizi ha reso e continuerebbe a rendere alto il rischio che la misura produca effetti negativi sul bilancio superiori alle attese, i tecnici ora suggeriscono ai legislatori di affiancare le prossimi misure a un sistema di monitoraggio in itinere ed ex post per valutare tempestivamente l’andamento della spesa e l’efficacia della misura per – eventualmente – riorientarla. Una considerazione che in ogni famiglia è normalità. 

Fonte: Today

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