L’ex premier portoghese prende le redini del consesso che riunisce i capi di Stato e di governo del blocco: ecco cosa l’attende
Al Consiglio europeo inizia l’era di Antonio Costa. L’ex premier portoghese è stato chiamato a guidare quella che è di fatto l’istituzione più potente di Bruxelles, il consesso che riunisce i 27 capi di Stato e di governo. E il suo compito, come quello dei suoi predecessori, non sarà facile. Il socialista avrà il complicato incarico di riuscire a mettere d’accordo i rissosi leader del blocco, i cui interessi e le cui visioni del mondo sono spesso in contrasto. E lui lo sa bene, essendo stato parte del Consiglio per otto anni in qualità di primo ministro del suo Paese in tre consecutivi governi.
Costa è la prima persona appartenente a una minoranza etnica alla testa di un’istituzione Ue. Suo nonno paterno era originario di Goa, uno Stato indiano che ha cessato di far parte dell’impero portoghese pochi mesi dopo la nascita del presidente, la nonna paterna era invece franco-mozambicana.
Le origini
Nato a Lisbona nel 1961, Costa è figlio di un immigrato comunista proveniente dal Mozambico, si è laureato in legge e si è dedicato alla politica fin da ragazzo, entrando nella Gioventù socialista del Paese. A 14 anni, organizzò uno sciopero nel suo liceo per protestare contro l’ingiustificata espulsione della direttrice in seguito a una rappresaglia politica post-rivoluzione. Boicottò gli esami e fu costretto a ripetere l’anno.
“Sono nato quando il Portogallo era una dittatura, in una famiglia che lottava attivamente contro il regime. Mio padre era un militante comunista clandestino, è stato arrestato tre volte. Era anche uno scrittore: tutti i suoi libri furono censurati. Mia madre invece era una giornalista”, ha raccontato in una recente intervista al Financial Times.
L’asino e la Ferrari
La sua prima campagna elettorale l’ha fatta però a oltre 30 anni, nel 1993 quando corse per la carica di sindaco di Loures, un sobborgo di Lisbona. Fu allora che organizzò una gara tra una Ferrari e un asino durante l’ora di punta per sottolineare la necessità di una metropolitana. L’asino vinse ma Costa perse, seppur per poco. Non perse però la fiducia in se stesso e così nel 2007 fu eletto eletto sindaco di Lisbona e otto anni dopo, conquistò il suo primo di tre mandati come primo ministro. Il terzo si interruppe poi bruscamente, quando il socialista fu travolto da uno scandalo corruzione. O meglio da un clamoroso errore giudiziario. Il 7 novembre 2023 fu arrestati il capo dello staff di Costa, e la polizia fece irruzione anche negli uffici del premier, il cui nome appariva in alcune delle intercettazioni. Il socialista si dimise immediatamente, pur rivendicando la sua innocenza. Innocenza che fu confermata quando si scoprì poi che l’Antonio Costa di cui si parlava nelle telefonate intercettate non era lui, ma un semplice omonimo.
Lo scambio di persona
Il prestigio del politico non è quindi stato intaccato, e i suoi ex colleghi lo hanno personalmente scelto per guidare il Consiglio europeo. Il socialista ha dichiarato di voler usare la sua eredità indiana per ridefinire le relazioni spesso diseguali dell’Europa con Asia, Africa e Sud America. Mentre l’Ue ha storicamente buone relazioni con gli Stati Uniti, la storia coloniale di alcuni dei suoi membri è stata spesso un ostacolo per creare forti legami con il resto del mondo. Con i sud del mondo. Costa potrebbe superare questa impasse: del resto, in passato ci è già riuscito. Durante una visita in India, il premier Narendra Modi gli ha consegnato personalmente una carta di cittadino d’Oltremare che gli conferisce privilegi di residenza e di lavoro a tempo indeterminato.
Ricucire lo strappo istituzionale
Il suo primo compito sarà quello di creare un clima più disteso di quello del passato con la Commissione europea. Tra il suo predecessore, il belga Charles Michel, e la presidente dell’esecutivo Ursula von der Leyen non correva buon sangue. Tra loro c’è stato sempre uno scontro di personalità che ha portato a un rapporto non troppo armonioso tra le due istituzioni le cui sedi, l’Europa Building e il palazzo Berlaymont, si trovano una di fronte all’altra a Ruxelles, separate solo da rue de la Loi. Il portoghese e la tedesca si conoscono già e hanno un buon rapporto. Costa è benvoluto dai colleghi per il suo pragmatismo e senso dell’umorismo. “Von der Leyen e io abbiamo un ottimo rapporto personale e politico. Quindi dobbiamo solo lavorare su questo per costruire il nostro rapporto di lavoro”, ha detto al Ft, spiegando che i due stanno già discutendo su come dividere le responsabilità ed evitare conflitti. Il nuovo presidente e la sua squadra entreranno in carica il 1° dicembre e i nuovi metodi di lavoro saranno presto messi alla prova con il vertice con i leader dei 6 Paesi dei Balcani occidentali del 18 dicembre, seguito dal vertice europeo previsto per il 19 e 20 dicembre.
Tutti in ritiro
In generale, il piano di Costa è di provare a rendere le riunioni del Consiglio più snelle e operative. Al momento i leader dei Ventisette si riuniscono solitamente per due giorni, con discussioni che vanno avanti per ore e ore per affinare conclusioni spesso chilometriche e su cui spesso e volentieri le trattative si incagliano per eliminare o modificare anche solo una parola. Tutto questo secondo il portoghese deve finire. “Quello che vogliamo è avere conclusioni più brevi, perché non abbiamo bisogno che ogni Consiglio discuta ancora una volta di tutti i problemi del mondo. Dobbiamo concentrare ogni Consiglio su un messaggio politico”, ha detto Costa.
Per preparare poi le discussioni Costa, come si fa con i calciatori, vorrebbe organizzare dei ‘ritiri’ per i leader europei, dei momenti con meno pressione mediatica, e in cui non sono previste conclusioni o annunci, per consentire ai capi di Stato e di governo di scambiare idee. Il primo è previsto per il primo febbraio in Belgio e sarà dedicato alle questioni di difesa. Come ospiti ci saranno anche il Segretario generale della Nato, Mark Rutte e il primo ministro britannico Keir Starmer. Sulla carta il piano per migliorare il modus operandi del Consiglio sembra ambizioso, ma a Costa servirà tutto lo spirito rivoluzionario di suo padre per riuscire a metterlo in atto. Come sa chi segue con costanza la politica comunitaria, la macchina europea è lenta e farraginosa. Provare a trasformare l’asino in una Ferrari, o quantomeno riuscire finalmente a far costruire la linea della metropolitana, non sarà un gioco da ragazzi.