In otto anni ‘bruciati’ 14 miliardi di fondi europei

08.05.2024
In otto anni 'bruciati' 14 miliardi di fondi europei
In otto anni 'bruciati' 14 miliardi di fondi europei

Il sistema di monitoraggio sull’utilizzo del bilancio comunitario della Commissione è solo parzialmente efficace, e le operazioni di recupero delle risorse spese in modo irregolare sono troppo lente

Secondo la Corte dei conti Ue, dal 2014 al 2022 sono ammontati a 14 miliardi di euro i fondi europei erogati dalla Commissione che sono stati spesi in modo irregolare. E Bruxelles non è particolarmente efficace nel recuperare questi soldi: in generale i tempi per appurare le violazioni sono piuttosto lunghi, e non sempre le somme “perdute” tornano effettivamente indietro. 

La Corte ha pubblicato una relazione speciale sui sistemi utilizzati dall’esecutivo comunitario per recuperare le spese irregolari effettuate a danno del bilancio Ue, dall’eloquente sottotitolo “è possibile recuperare di più e più velocemente”. Nel rapporto si legge che le irregolarità negli anni tra il 2014 e il 2022 (vale a dire lo scorso periodo di bilancio dell’Unione) hanno aperto un buco da 14 miliardi nelle casse dell’Ue, e che il processo di recupero delle risorse indebitamente erogate da Bruxelles è particolarmente farraginoso. In media, occorrono dai 14 ai 23 mesi solamente per emettere un ordine formale di riscossione delle somme in questione (si passa prima da una fase di audit, cioè di verifica, e poi attraverso un contraddittorio con l’ente “imputato” di aver utilizzato indebitamente i fondi), cui vanno ad aggiungersi altri 3-5 mesi per il recupero effettivo del denaro. 

Le modalità di restituzione delle risorse indebitamente spese varia tuttavia a seconda di quelle che tecnicamente si chiamano “modalità di gestione” dell’erogazione, nonché del settore specifico di bilancio. Ci sono tre principali modalità con cui vengono effettuate le operazioni di prevenzione, individuazione e rettifica delle spese irregolari di fondi comunitari, a seconda degli attori che se ne occupano: nella gestione diretta è la Commissione europea (insieme alle sue agenzie esecutive), nella gestione indiretta sono entità delegate dall’esecutivo Ue (come organizzazioni internazionali, agenzie decentrate, Paesi terzi ecc.) e nella gestione concorrente sono gli Stati membri (e le autorità da loro eventualmente delegate). 

Nei primi due casi (che valgono circa il 20% e il 10% del bilancio comunitario rispettivamente, contro il 70% della gestione concorrente), il rapporto osserva che “la Commissione assicura una registrazione esatta e celere delle spese irregolari, ma impiega troppo tempo per recuperarle”, aggiungendo che riguardo alle azioni esterne “la Commissione non monitora le spese irregolari potenzialmente sistemiche nello stesso modo in cui lo fa per le politiche interne”. Insomma, è più difficile individuare le irregolarità nell’utilizzo dei fondi europei fuori dai Ventisette. 

Ad oggi, a causa di tutta una serie di problematiche illustrate nel dettaglio dalla Corte nella sua pubblicazione, il tasso di fondi erogati in maniera irregolare che Stati membri e Commissione rinunciano a recuperare si aggira tra l’1 e l’8 per cento del totale. E tra i fondi che si “perdono” più facilmente spiccano quelli destinati alle politiche di coesione e alla pesca: le spese irregolari denunciate in quest’ambito hanno toccato l’apice nel 2015, quando sono stati comunicati versamenti indebiti per oltre 1900 milioni di euro, cifra scesa a 677 milioni nel 2022. 

Le irregolarità sono consistenti anche nel campo agricolo, che rientra nell’ambito della gestione concorrente, per un totale di 208 milioni nel 2022 dopo un picco (sempre nel 2015) di 349 milioni. Ma emergono differenze significative tra i vari Paesi membri: i dati sul recupero di alcuni fondi specifici (ad esempio il Fondo europeo agricolo di garanzia, Feaga) oscillano dal 17% registrato in Polonia al 92% dell’Austria. In Italia il tasso di restituzione delle risorse erogate dal Feaga si aggira sul 56%.

Fonte: Today

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