Khamenei in video: «Sconfitta per l’America. Abbiamo vinto, non ci arrenderemo»

26.06.2025 13:55
Khamenei in video: «Sconfitta per l'America. Abbiamo vinto, non ci arrenderemo»

È tornato a farsi vedere. Dopo otto giorni di assenza, Ali Khamenei ha comunicato tramite un messaggio video alla televisione di Stato, cercando di placare le preoccupazioni riguardo al suo stato di salute e rivendicando la grande vittoria sulla minaccia sionista. La scenografia del messaggio è rimasta invariata: tende marroni, la bandiera della Repubblica islamica a destra e il ritratto di Ruhollah Khomeini a sinistra, suggerendo che l’ayatollah si trovi ancora nel bunker che lo protegge dai bombardamenti israeliani, riporta Attuale.

Indossando il suo turbante nero da Sayyid, ha espresso congratulazioni alla “nazione iraniana” e ha dichiarato, con un tono calmo: “Le seconde congratulazioni sono per la vittoria del nostro amato Iran sul regime americano. Gli Stati Uniti hanno cercato di combattere perché pensavano che, se non lo avessero fatto, il regime sionista sarebbe stato distrutto completamente. Anche in questo caso, la Repubblica Islamica ha prevalso e ha inflitto un duro colpo agli USA.” L’ayatollah ha affermato che l’America “non ha ottenuto alcun risultato significativo” dagli attacchi contro le strutture nucleari iraniane, e ha definito il resoconto di Donald Trump come “esagerato”. Ha avvertito che un’ulteriore aggressione comporterebbe un “costo elevato” per gli Stati Uniti.

Secondo Khamenei, gli Stati Uniti non sono realmente interessati al nucleare iraniano o all’arricchimento dell’uranio, che considerano solo un pretesto per cercare di forzare l’Iran a capitolare. “Un giorno si parla di diritti umani, un altro di diritti delle donne, poi della questione nucleare e poi dei missili: il nodo centrale è sempre lo stesso: vogliono che l’Iran si arrenda, ma l’Iran non si arrenderà mai. Per un grande paese e una grande nazione come l’Iran, anche solo menzionare la resa è un grave insulto”.

La sua apparizione ha destato stupore, dato che erano passati più di sette giorni dalla sua ultima comunicazione. Quella volta, Khamenei aveva avvertito che “il nemico sionista ha commesso un grave errore”, sottolineando che nel caso di attacchi statunitensi ci sarebbero state conseguenze devastanti. Durante il conflitto, però, la sua presenza pubblica era stata limitata a qualche messaggio e emoticon sul suo profilo di X, gestito da un team di social media, nonostante il divieto di questi strumenti per la popolazione.

La situazione comunicativa attuale ha sollevato dubbi importanti su Khamenei. Come riportato dal New York Times, ci sono state speculazioni sul suo destino, accentuate da commenti di funzionari del regime. “Dobbiamo pregare tutti”, ha affermato Mehdi Fazaeli, responsabile dell’archivio del leader. “Coloro che devono proteggere la Guida Suprema stanno eseguendo il loro compito. E, se Dio vuole, presto il popolo potrà festeggiare la vittoria insieme al suo leader. Se Dio vuole”. Questa affermazione ha spaventato alcuni sostenitori e generato risate tra i suoi molti avversari, che vedono nella sua possibile rimozione una chance per porre fine alla dittatura islamista.

Negli ultimi giorni, alcune voci provenienti da Teheran hanno ipotizzato che Khamenei potrebbe essere stato ucciso in uno dei bombardamenti, un’eventualità che avrebbe avuto ripercussioni storiche cruciali durante questa “Guerra dei 12 giorni”. Le ultime notizie indicano che il leader si troverebbe rifugiato in un bunker, avendo dato ordini per limitare le comunicazioni elettroniche con l’esterno, a causa del rischio elevato di essere localizzato dal Mossad. Fonti interne al regime sostengono che l’intelligence americana avrebbe fornito a Khamenei le coordinate del suo nascondiglio per costringerlo a firmare il cessate il fuoco.

Il video di oggi potrebbe calmare le voci riguardanti il suo stato di salute, ma evidenzia anche l’insicurezza e l’instabilità che la Repubblica Islamica sta vivendo. Nonostante le affermazioni di vittoria, in questa guerra l’Iran ha sofferto perdite significative nella sua catena di comando e ha visto danneggiare i suoi principali impianti nucleari, riducendo drasticamente le sue capacità missilistiche. Per far fronte a un possibile scenario critico, la Guida suprema avrebbe già nominato tre potenziali successori, nella speranza di garantire una certa continuità al regime.

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