La “sfida” tra Giorgia Meloni e Pedro Sánchez alla conferenza sul clima

11.11.2024
La "sfida" tra Giorgia Meloni e Pedro Sánchez alla conferenza sul clima
La "sfida" tra Giorgia Meloni e Pedro Sánchez alla conferenza sul clima

Saranno i due leader principali dell’Ue presenti in Azerbaijan. La presidente del Consiglio potrebbe giocare un ruolo distensivo con Trump, il leader spagnolo insisterà per maggiori investimenti dopo il disastro di Valencia

Giorgia Meloni e Pedro Sanchez saranno i principali leader di peso dell’Unione europea (e non solo), ad essere presenti alla conferenza sul clima di Baku. I due potrebbero sfruttare le tante assenze al vertice che si svolge in Azerbaijan per giocare un ruolo di primo piano nella più importante conferenza dedicata ai cambiamenti climatici. La Cop29 sarà l’occasione per loro di rinnovare una “sfida” a distanza tra i poli opposti della politica del vecchio continente. La premier italiana, esponente dell’ultradestra europea, da tempo ha adottato a Bruxelles un atteggiamento da moderata e da “responsabile”, coltivando la sua intesa con Ursula von der Leyen, senza però rinunciare ai rapporti con l’autoritario leader ungherese Viktor Orban.

La lotta ai cambiamenti climatici non è una priorità della sua agenda, ma la sua presenza potrebbe essere utile a stringere accordi ancora più solidi con l’Azerbaijan. Il Paese ospitante è un “campione” delle energie fossili, dal quale il continente europeo ha raddoppiato le importazioni di petrolio e gas dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Dall’altra parte il premier socialista è rimasto l’ultimo bastione della sinistra europea, sempre più isolato dopo il collasso della coalizione di governo guidata da Olaf Scholz in Germania. Il capo di governo iberico appare determinato a non mollare la presa in un contesto che vede avanzare l’estrema destra in quasi tutti i Paesi dell’Ue. Sánchez proverà a convincere i delegati ad adottare misure più stringenti sulla transizione energetica. Una risposta al “bastone” ricevuto a Paiporta, mentre era in visita agli alluvionati della regione valenciana.

Chi sono gli assenti al vertice sul clima di Baku 

Tra i grandi assenti alla Cop29 figurano la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, impegnata nella fase di transizione verso il suo secondo mandato e nelle udienze dei commissari designati. Ha dato forfait anche il presidente francese Emmanuel Macron, dopo che Parigi ha condannato l’offensiva dell’Azerbaigian contro gli armeni nel Nagorno Karabakh. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha rinunciato dopo il crollo della sua coalizione di governo. In ambito extra-Ue mancheranno Xi Jinping e Vladimir Putin,  così come il presidente Usa uscente Joe Biden.Tra gli assenti anche il brasiliano Luis Ignacio Lula, convalescente dopo un trauma cranico. Toccherà a lui ospitare la prossima Cop a Belem nel 2025. 

I dubbi sull’utilità delle Cop sul clima

Le Cop dedicate al clima si stanno confrontando con una crisi di credibilità. Viene messa in dubbio l’utilità di uno strumento che ha una cadenza annuale, i cui risultati sono quindi difficili da valutare per fenomeni pluriennali e globali. Giocano inoltre un ruolo chiave i tavoli tecnici più che la presenza o meno di leader globali. Nonostante italiani ed europei siano ben consapevoli di cosa può comportare il disastro climatico (vedi Emilia Romagna e Valencia), le conseguenze immediate della transizione energetica (licenziamenti in alcuni settori chiave come quello dell’automotive, aumento dei costi energetici) hanno un peso sempre maggiore nelle valutazioni dei cittadini, in particolare nelle urne.

La sfida principale di questa Cop sarà quella di concordare un nuovo obiettivo di finanziamento del clima da applicare a partire dal 2025. Si punta a superare la cifra annua di 100 miliardi di dollari fissata dall’Accordo di Parigi. Si lavorerà inoltre per adottare misure concrete per sostituire progressivamente i combustibili fossili con le energie rinnovabili.

Il ruolo di Giorgia Meloni a Baku

La delegazione italiana guidata dalla presidente del Consiglio arriverà a Baku il 13 novembre. Ad accompagnarla ci sarà anche Gilberto Picetto-Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Meloni potrebbe giocare un ruolo di mediazione nei confronti del presidente eletto Donald Trump, che minaccia l’uscita dagli accordi di Parigi sul clima ed è pronto ad applicare tariffe protezionistiche in tanti settori. Una scelta che rischia di rallentare il processo di riduzione delle emissioni, oltre che alterare le dinamiche del commercio internazionale.

Anche se il nuovo capo della Casa Bianca non sarà presente a Baku, la leader di Fratelli d’Italia potrebbe approfittare del palcoscenico globale della Cop29 per lanciare un messaggio di distensione e collaborazione tra Roma, Bruxelles e Washington. La Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen ha già fatto parecchi passi indietro rispetto agli impegni assunti con il Green Deal e punta a restare un partner preferenziale degli Stati Uniti, sia a livello commerciale che diplomatico. D’altra parte, voltare le spalle alla transizione energetica significherebbe un arretramento rispetto alla Cina e ad altri Paesi come quelli del Golfo, che vanno spediti in questa direzione. 

Il ruolo di Sánchez alla Cop29 in Azerbaijan 

Pedro Sánchez ha deciso di viaggiare comunque a Baku, nonostante la crisi dovuta alla Dana. Gli oltre 200 morti nella provincia di Valencia peseranno come un gigantesco mattone, da trascinare fino in Azerbaijan. Il leader socialista fin dal primo momento ha collegato la catastrofe al riscaldamento globale, anche se le responsabilità della Generalitat valenciana nella gestione sia del territorio che dell’emergenza hanno contribuito alla catastrofe. Sánchez potrebbe essere meno conciliante rispetto a Meloni ed insistere su sforzi più precisi e rapidi, volti alla decarbonizzazione e ad un incremento degli investimenti nelle rinnovabili. 

Sullo sfondo le audizioni di Fitto e Ribera

I due leader saranno al contempo impegnati a monitorare a distanza l’esito delle audizioni dei loro commissari designati al Parlamento europeo. Il 12 novembre in mattinata è atteso a Bruxelles Raffaele Fitto, esponente di Fratelli d’Italia (Ecr) indicato come vicepresidente esecutivo. L’italiano punta sul sostegno dei popolari, ma teme di essere “impallinato” dai socialisti e verdi.

L’altra audizione clou, in serata, è quella della spagnola Teresa Ribera, nominata come vicepresidente alla “Transizione pulita, giusta e competitiva”. Fitto e Ribera sono legati a filo doppio. Solo se viene approvato uno, l’altra riceverà il via libera da parte dell’Eurocamera. Voci di corridoio indicano che i socialisti sono disposti a darsi un “pizzico sulla pancia” e votare il fedelissimo di Meloni, pur di vedere Ribera affiancare von der Leyen. Madrid e Roma aspetteranno con ansia l’esito da Bruxelles.

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