Il potente appello di Papa Leone ai leader mondiali
Nella sua prima intervista televisiva al Tg1, il Papa Leone ha lanciato un appello pressante per la pace, esprimendo la necessità di una negoziazione internazionale per risolvere i conflitti in corso: “Uniamoci per cercare soluzioni alla guerra: molte vite innocenti sono in pericolo e dobbiamo evitare l’uso delle armi”, riporta Attuale. Dopo aver intensificato i contatti con vari leader mondiali – dal vice presidente americano J.D. Vance a numerosi capi di Stato europei, fino alla conversazione con il presidente russo Vladimir Putin – si sta delineando l’approccio diplomatico di papa Prevost, il primo pontefice americano della storia, che ha superato lo stigma del “gringo”, frutto della sua esperienza come missionario in Perù. Leone ha confermato il proprio invito a cercare soluzioni in un contesto neutrale, come il Vaticano, dove le parti possano dialogare apertamente per risolvere i conflitti e trovare alternative pacifiche.
L’attuale situazione internazionale è, secondo il Papa, “veramente preoccupante”. “Osservo giorno e notte le dinamiche in varie regioni del mondo. Sebbene il Medio Oriente occupi un posto centrale, ci sono altre aree bisognose di attenzione”, ha affermato. Ha rinnovato il suo appello a evitare il conflitto armato, esprimendo la sua volontà di collaborare per trovare soluzioni pacifiche. “Dobbiamo unire gli sforzi per salvare i tanti innocenti che stanno perdendo la vita”, ha ribadito.
Dopo la cerimonia di intronizzazione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha cercato di comunicare con i leader globali, dichiarando la sua disponibilità a dialogare persino con Putin in Vaticano. Tuttavia, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha chiuso le porte a Leone, affermando che un stato cattolico non potrebbe mediare tra due nazioni ortodosse. Nonostante ciò, il Papa non si è arreso, decidendo di ampliare la sua visione anche verso conflitti meno noti, come quelli in Sudan o Myanmar. La crisi mediorientale, però, rimane al centro della sua attenzione, come dimostrato dall’interesse manifestato dall’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede nei confronti delle sue proposte.
“Se la Santa Sede avanzasse tale proposta – ha dichiarato Mohammad Hossein Mokhtari – sarei pronto a garantire che l’Iran si siederebbe attorno a un tavolo in Vaticano con gli Stati Uniti per discutere sul nucleare”, ponendo una condizione: “Dobbiamo fermare l’aggressione del regime sionista”. Durante l’udienza generale di mercoledì, il Papa ha espresso il suo dolore per le sofferenze provenienti dai teatri di guerra, in particolare in Ucraina, Iran, Israele e Gaza.
Il rispetto del “diritto internazionale” e una crescente multipolarità dovrebbero guidare la diplomazia vaticana, che si trova attualmente in una fase di crisi profonda. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha citato il Trattato ONU del 2017, al quale la Santa Sede ha contribuito attivamente, sottolineando l’immoralità sia nell’uso che nel possesso di armi nucleari. Questo messaggio indica chiaramente che il Vaticano desidera rimanere un luogo di dialogo e accoglienza, privo di pregiudizi. In effetti, l’Iran contesta le affermazioni secondo cui avrebbe sviluppato armi nucleari, sottolineando che tali capacità sono già in possesso di Israele.