Centrodestra: candidature ufficializzate per le regionali di novembre
Roma, 8 ottobre 2025 – Il segreto di Pulcinella, se mai ce ne fu uno: i nomi dei candidati del centrodestra per la tornata di regionali di novembre. Due erano noti da settimane, il terzo solo da qualche giorno, ma neppure la sua è una vera sorpresa. Il comunicato che conclude un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi in cui si sarebbe dovuto parlare solo di cifre, si limita a confermare che “lo scambio tra i leader a margine della riunione sulla legge di bilancio ha portato a definire le candidature del viceministro agli Affari esteri e coordinatore dell’Esecutivo di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli in Campania, dell’imprenditore ed ex presidente della Fiera del Levante Luigi Lobuono in Puglia e del vicesegretario federale e deputato della Lega Alberto Stefani in Veneto”, riporta Attuale.
Fosse stata solo questione di nomi, il vertice sarebbe stato senza storia. Invece ci sono gli equilibri da ricomporre con il bilancino, le garanzie da offrire e le compensazioni per chi si sente ingiustamente penalizzato. Questo impegna i quattro leader presenti fino a sera: la premier Meloni e i due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, più Maurizio Lupi per Noi Moderati. Al summit in realtà c’è anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dato che di conti si dovrebbe parlare, ma in questa materia, si sa, preferisce non mettere becco. La chiacchierata, tanto lunga quanto corto sarà il successivo Consiglio dei ministri, non basta: Meloni e Salvini si rivedono a quattr’occhi, per definire l’accordo più delicato, lo scambio Veneto-Lombardia. Il prezzo che il leader leghista deve pagare per mantenere la roccaforte veneta è esoso in termini di assessorati: Agricoltura, Bilancio e soprattutto la Sanità. Oltre a qualche poltroncina minore.
Il piatto forte però è la Lombardia. All’inizio, l’intesa dovrebbe essere una postilla al comunicato finale in cui si riconosce a FdI “il diritto a rivendicare” nel 2028 la regione. Nel testo, però, quell’impegno non c’è. Provvede Salvini poco dopo, con formula ben più verbosa: “Il candidato presidente in Lombardia non è legato al Veneto. Sarà annunciato al momento opportuno, riconoscendo il diritto di individuare il candidato presidente, da scegliere con la coalizione, al partito con il più recente maggior peso elettorale in Lombardia precedente le elezioni”.
Allo stato il diritto spetterebbe a Giorgia Meloni: il suo è il partito più votato in Lombardia. Si vedrà poi alle Politiche del 2027. Il comunicato ellittico serve a mascherare un mercanteggiamento che i leghisti lombardi potrebbero gradire poco. Ma si può star certi che anche Salvini reclamerà dall’alleata un prezzo in termini di posti e assessorati tanto salato quanto quello che ha dovuto pagare lui per il Veneto.
L’altra compensazione riguarda Forza Italia in Campania. Tajani aveva provato a cogliere l’occasione per liberare il suo ministero dall’ingombrante viceministro di FdI, ma Giorgia lo ha anticipato annunciando la candidatura martedì. Il suk si sposta sul fronte delle liste: prima del vertice gli azzurri Gasparri e Martusciello hanno incontrato i tricolori Donzelli e Cirielli per avviare il negoziato. Forza Italia teme il salasso di voti dovuto alla presenza del candidato Cirielli, mira a riequilibrare avanzando pretese soprattutto sul listino del presidente. C’è di più: finora la sfida con Roberto Fico sembrava senza speranza, ora nel centrodestra si è diffusa la convinzione che un piccolo spiraglio ci sia e che la Campania potrebbe rivelarsi contendibile. Sarebbe il colpo grosso per eccellenza. “Elly Schlein si dovrebbe dimettere”, vagheggiano a via della Scrofa. Ovvio che a FI l’idea di perdere una simile occasione per quanto remota, brucia.