Il nuovo Segretario di Stato Usa dovrebbe essere Marco Rubio, che chiede la linea dura su Cina e Venezuela e vuole il disimpegno in Ucraina. Bruxelles si affida all’estone Kallas, denominata la nuova Lady di ferro
Le relazioni tra le grandi potenze mondiali si preannunciano più che mai incandescenti nei prossimi anni, con gli Stati Uniti da una parte e l’Unione europea dall’altra, che hanno deciso di affidarsi ai falchi per la loro politica estera. Che la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi avrebbe dato uno scossone alla geopolitica mondiale era facile da immaginare e i nomi che il repubblicano sta mettendo in campo per la sua squadra di governo confermano a pieno le aspettative.
Rubio segretario di Stato
Il New York Times dà praticamente per certo che il prossimo Segretario si Stato sarà Marco Rubio, che è probabilmente l’opzione più radicale nella rosa dei candidati per il ruolo. Il senatore della Florida di origini cubane, negli anni passati si è espresso a favore di una politica estera muscolare nei confronti dei Paesi considerati nemici geopolitici degli Usa, come Cina, Iran e Cuba.
In passato si è trovato in contrasto con i repubblicani più moderati per quanto riguardava la necessità di sostenere interventi militari all’estero ma, con il sostegno all’Ucraina che diventata sempre più impopolare nella popolazione, recentemente si è spostato su posizioni più vicine a quelle di Trump affermando che il conflitto ha raggiunto una situazione di stallo e “deve essere portato a termine”. “L’amministrazione Biden non lo ammetterà pubblicamente, ma gli Stati Uniti stanno finanziando una situazione di stallo in Ucraina. È tempo di un po’ di buon senso”, ha detto recentemente in un’intervista televisiva.
Da critico a sostenitore di Trump
Eletto per la prima volta al senato nel 2010 Rubio, come il vicepresidente J. D. Vance, fa parte degli ex feroci critici del tycoon che poi si sono convertiti sulla via di Damasco al trumpismo. Nel 2016 nelle primarie repubblicane descrisse il miliardario come un “truffatore” e “la persona più volgare che abbia mai aspirato alla presidenza”. Ma dopo la vittoria di Trump il senatore della Florida ha iniziato a ricucire i rapporti con lui, servendo come consigliere informale di politica estera e aiutandolo a prepararsi per il suo primo dibattito contro Biden nel 2020. Nel 2019 ha contribuito a persuadere Trump ad adottare una dura politica di sanzioni contro il Venezuela per cercare di destituire il suo presidente autoritario di sinistra, Nicolás Maduro.
Avversario della Cina
Pechino però è sempre stata la sua bestia nera, ed è stato co-presidente della Commissione bipartisan Congresso-Esecutivo sulla Cina, che ha avuto l’obiettivo di elaborare una politica aggressiva nei confronti del gigante asiatico. Nel 2020, Rubio ha sponsorizzato una proposta di legge che cercava di impedire l’importazione di merci cinesi prodotte con l’uso di lavoro forzato da parte della minoranza etnica uigura della Cina.
Più di recente, il repubblicano ha espresso il pieno sostegno americano alla guerra di Israele a Gaza. Alla fine dello scorso anno, quando un attivista per la pace gli ha chiesto cosa ne pensasse delle numerose morti di civili palestinesi, ha risposto: “Penso che la colpa sia al 100 per cento di Hamas”.
Sostegno incondizionato a Israele
E che si andrà verso un sostegno incondizionato a Israele da parte di Washington lo fa capire anche la nomina di Elise Stefanik ad ambasciatrice all’Onu. Stefanik ha accusato di antisemitismo l’organizzazione internazionale. “Le Nazioni Unite hanno passato a maggioranza una vergognosa risoluzione antisemita. Ancora una volta è in piena mostra il marcio antisemita dell’Onu, mentre punisce Israele per difendersi e premia i terroristi sostenuti dall’Iran”, ha dichiarato lo scorso settembre in occasione dell’assemblea generale.

A completare il quadro la scelta per la carica di Consigliere per Sicurezza Nazionale di Michael Waltz, un ex militare che ha criticato l’attività cinese nell’Asia-Pacifico e ha espresso la necessità che gli Stati Uniti siano pronti a un potenziale conflitto nella regione. In passato Waltz ha lavorato al Pentagono nell’amministrazione di George W. Bush e quando Biden ha deciso il disimpegno dall’Afghanistan lui ha chiesto di invertire la rotta e rilanciare le operazioni militari nella regione.
Lo scontro tra Europa e Russia
E l’Europa non è stata da meno nella scelta dei sui rappresentanti per la politica estera e di Difesa, nonostante parliamo comunque di politici meno radicali. Nella nuova Commissione due ruoli strategici sono stati dati a rappresentanti dei Paesi baltici, quelli che più spingono per la linea dura contro la Russia di Vladimir Putin: la politica estera è stata affidata all’estone Kaja Kallas e il nuovo portafoglio della Difesa al lituano Andrius Kubilius.
Proprio oggi nella sua audizione al Parlamento europeo Kallas ha chiarito come la pensa per quanto riguarda il sostegno all’Ucraina. “La guerra finirà quando la Russia si renderà conto di aver fatto un errore come in Afghanistan, quando ritirerà le truppe e si renderà conto di non poter vincere in Ucraina. Se sosteniamo l’Ucraina in maniera determinata, la Russia si renderà conto di aver fatto un errore e di non poter vincere la guerra”, ha detto la futura Alto rappresentante ai deputati.
Lady di Ferro
La leader del Partito Riformatore Estone è stata premier del Paese ex sovietico dal 2021 ed è stata i primi ad allertare i suoi colleghi europei di un possibile attacco da parte di Putin nei confronti dell’Ucraina. Quando questa sua previsione è diventata realtà ha spinto per rafforzare le difese esterne dell’Ue, innanzitutto per difendere la sua piccola nazione di appena 1,2 milioni di abitanti.
Sotto la sua guida l’Estonia, in proporzione alla sua grandezza, è diventata tra i principali fornitori di armi a Kiev. La sua fermezza nel sostenere la necessità del sostegno del conflitto fino alla sconfitta della Russia le è valsa l’appellatovi di nuova “Lady di ferro”. E sul punto tra lei e Rubio si prevedono quindi scintille.