Norme anti-Covid “ingiuste”: ai cittadini un risarcimento di 10 euro

28.01.2025
Norme anti-Covid "ingiuste": ai cittadini un risarcimento di 10 euro
Norme anti-Covid "ingiuste": ai cittadini un risarcimento di 10 euro

È destinata a far discutere la sentenza di un giudice di pace di Alessandria che si è pronunciato sul ricorso intentato da una ventina di persone contro le misure imposte durante la pandemia. La legislazione emergenziale presenterebbe “aspetti inquietanti” e “il diritto alla salute non gode di una superiorità rispetto agli altri diritti fondamentali”, ha affermato il magistrato

La legislazione anti Covid avrebbe causato un “danno dinamico-relazionale e morale” e per questo i cittadini hanno diritto a essere risarciti da Palazzo Chigi. Risarcimento dell’entità di 10 euro ciascuno, per la precisione. È quanto contenuto in una sentenza con cui un giudice di pace di Alessandria, Paolo Olezza, ha dato ragione a una ventina di persone che avevano fatto causa alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il magistrato onorario ha sancito che “le posizioni espresse dall’attuale credibile Consiglio dei ministri” in materia di pandemia e vaccini sono “quasi una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa”.

I ricorrenti avevano contestato le norme emesse per contrastare l’avanzata della pandemia a partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale del 31 gennaio 2020, sostenendo di essere stati “costretti a comportamenti non desiderati in modo ricattatorio a fronte di benefici inesistenti per quanto concerne il contenimento dell’emergenza epidemica”.

Il ricorso contro le norme anti-Covid e la pronuncia del giudice

Sul ricorso, la Presidenza del Consiglio aveva contestato il difetto di giurisdizione sottolineando che “l’attività legislativa è espressione del potere politico” e sostenendo che, eventualmente, dovevano essere il Tar e il Consiglio di Stato (quindi la giustizia amministrativa) a decidere, e non il giudice di pace. Il magistrato Olezza ha però ribattuto affermando di non essere stato chiamato a “invadere la funzione sovrana”, (quella legislativa) ma soltanto a stabilire eventuali illeciti civili.

Nella sentenza, il giudice afferma che “il diritto alla salute non gode di una superiorità rispetto agli altri diritti fondamentali”. Gli effetti delle norme misure emergenziali presenterebbero inoltre “aspetti inquietanti”, tra cui l’obbligo in capo ai cittadini di “inocularsi farmaci sperimentali o comunque non approvati in via definitiva”. E, ancora, vengono citati dati secondo cui in Paesi dove non è stato attivato il lockdown “la diffusione dei contagi è stata inferiore e inferiore è stata la mortalità”.

La decisione dopo il “condono” ai no vax

Una sentenza che arriva sulla scia del controverso stop alle multe per coloro che non si sono sottoposti alla vaccinazione arrivato dal governo a dicembre. Con il decreto legge Milleproroghe approvato dal Consiglio dei ministri, Palazzo Chigi ha infatti deciso di abrogare “le norme relative a sanzioni pecuniarie in materia di obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da virus Sars-Cov-2”. La posizione espressa dal governo, duramente criticata da più fronti,  viene ora citata dal magistrato di Alessandria come una sorta di “ammissione” (confessione stragiudiziale, si legge nella sentenza) del carattere “illecito” della normativa emanata con lo scopo di contenere il virus.

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