Le nuove leggi approvate dalla guida suprema dell’emirato islamista per “combattere il vizio e promuovere la virtù”
In Afghanistan i talebani hanno vietato alle donne di parlare in pubblico. Si tratta del nuovo giro di vite sui diritti civili che i fondamentalisti islamici hanno emanato dopo essere tornati al governo a Kabul tre anni fa e trasformato il paese mediorientale in un emirato di stampo puramente medioevale.
È l’effetto di un provvedimento che – in conformità con la Sharia (legge islamica) – è stato emanato dal nuovo ministero per la Prevenzione dei vizi e la Promozione delle virtù. Nei 35 articoli si leggono nuove imposizioni per la popolazione femminile:
- Le donne devono coprire il corpo e il viso quando sono in pubblico
- Le donne possono uscire di casa solo nei casi di necessità
- Le donne non possono indossare indumenti aderenti o corti
- Le donne non possono cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico
- Le donne non possono viaggiare senza essere accompagnate da un parente maschio
- Le donne non possono fare incontri di qualsiasi tipo con uomini con cui non sono imparentate.
Per gli uomini entrano in vigore prescrizioni più blande, come il divieto i portare pantaloni sopra al ginocchio e l’obbligo di portare sempre la barba media o lunga.
Vengono inoltre cancellati spazi di libertà culturale e associativa:
- Vietate la produzione e la diffusione di immagini rappresentanti esseri viventi su qualsiasi dispositivo elettronico
- Vietato ascoltare la musica e suonare uno strumento musicale
- Vietati i rapporti omosessuali
- Vietato l’adulterio
- Vietato fare scommesse e giocare d’azzardo
- Vietato fare uso di droghe
- Vietati i combattimenti tra animali
- Vietato fare amicizia con una persona non musulmana
La sharia secondo i talebani
Il documento di 114 pagine e 35 articoli restringe ulteriormente il perimetro delle libertà e dei diritti e riguarda aspetti della vita quotidiana come i trasporti pubblici, la musica e le celebrazioni. In particolare l’articolo 13 riguarda le donne. Stabilisce che è obbligatorio per una donna velare il proprio corpo in ogni momento in pubblico e che una copertura per il viso è essenziale per evitare tentazioni. I vestiti non devono essere sottili, stretti o corti. Le donne sono obbligate a coprirsi davanti a maschi e femmine non musulmani per evitare di essere corrotte. La voce della donna è considerata intima e quindi non deve essere sentita cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico. È vietato alle donne guardare gli uomini a cui non sono legate da vincoli di sangue o di matrimonio e viceversa.
Con la pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale dell’emirato si rafforzerà lo stretto controllo dei miliziani islamici sui divieti, già generalmente noti nell’Emirato Islamico. Il testo è stato approvato dal leader supremo dei talebani, l’emiro invisibile Hibatullah Akhundzada, che governa l’Afghanistan per decreto dalla sua roccaforte di Kandahar.
Il potente ministero della propagazione della virtù e della prevenzione del vizio sarà responsabile dell’applicazione del testo che condizionerà anche libertà dei (pochi) media rimasti in Afghanistan: la legge stabilisce che non si possano pubblicare “contenuti che siano ostili alla legge della Sharia e alla religione”, o che “umilino i musulmani”, o “che mostrino esseri viventi”. Il testo prevede sanzioni graduali a cui è esposto chi non lo rispetta: avvertimento verbale, minacce, multa, fermo di polizia che va da un’ora a tre giorni. In caso di recidiva, la questione verrà deferita ai tribunali. Col rischio di perdere la vita.
Intanto le attiviste che sono riuscite a lasciare il paese prima del ritiro dei militari statunitensi tre anni fa, chiedono che i paesi vicini aprano i confini affinchè le donne possano lasciare il paese e chiedere asilo in altri paesi. “Vediamo che succede a lasciare il paese solo agli uomini” si chiede Sara Wahei che lo scorso anno alla Bbc aveva pronosticato come le cose sarebbero peggiorate irrimediabilmente.