Dalla guerra russa in Ucraina, fino al sanguinoso conflitto tra Hamas e Israele, passando per il contrasto del traffico di esseri umani dall’Africa, all’intelligenza artificiale e alla sicurezza nell’Indo Pacifico: sono queste le complesse sfide che dovranno affrontare i sette grandi della Terra in Puglia
Uscita rafforzata dalle elezioni europee, Giorgia Meloni accoglie i leader dei grandi del mondo nel resort extralusso di Borgo Egnazia, nella provincia di Brindisi, in Puglia, per presentarsi come alfiere di quel mondo occidentale minacciato dal sud globale e dalle potenze illiberali e autocratiche come Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Ma che Mosca e Pechino definiscono invece come un’unione di paesi emergenti per un “nuovo tipo di cooperazione multilaterale a orientamento globale”.
Le sfide che fino al 15 giugno dovranno affrontare i leader delle sette economie più influenti del mondo sono molteplici: dalla guerra russa in Ucraina, al sanguinoso conflitto tra Hamas e Israele, passando per il contrasto del traffico di esseri umani dall’Africa (cavallo di battaglia della premier italiana) fino all’intelligenza artificiale e alla sicurezza nell’Indo Pacifico, minacciata dall’assertività della Cina. Il summit quindi non potrà prescindere dal contesto internazionale, con le turbolenze politiche negli Stati Uniti, che si preparano alle presidenziali di novembre, e l’avanzata dell’estrema destra in Europa come risultato delle elezioni europee.
Chi partecipa al summit pugliese
“Sono fiera che l’Italia si presenti al G7 con il governo più forte di tutti”, ha detto domenica scorsa Meloni, celebrando la vittoria alle europee in un hotel romano. La premier si presenta sullo scenario internazionale e rivendica il suo ruolo alla guida di un summit che si preannuncia sin dall’inizio complicato per le sfide poste dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente e dalle tensioni geopolitiche. Come da prassi, la presidenza svolge un ruolo fondamentale nella definizione dell’agenda e dei temi del summit, che però rischia di essere oscurata dai problemi interni dei sette leader. Se alcuni sono alle prese con una campagna elettorale e un mandato in scadenza, come il presidente statunitense Joe Biden, il premier britannico Rishi Sunak, il leader giapponese Fumio Kishida e il progressista Justin Trudeau, altri devono gestire la debacle subita alle elezioni europee, come il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron.
Oltre ai sei leader, Meloni ha esteso l’invito a una decina di capi di Stato e di governo, con cui aspira a migliorare le relazioni economiche e politiche. La scelta degli invitati è indicativa. A Borgo Egnazia faranno il loro ingrasso anche l’indiano Narendra Modi, il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, re Abdullah II di Giordania, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed. Tra gli ultimi a confermare la presenza è il presidente argentino Javier Milei. L’ospite più atteso è ancora una volta è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che potrebbe incontrare papa Francesco, in un bilaterale ancora non fissato. Nell’ultimo elenco ufficiale non c’è invece l’Arabia Saudita.
I fondi russi per Kiev
Durante i tre giorni, i sette leader si pongono l’ambizioso obiettivo di offrire un ulteriore supporto all’Ucraina, non solo militare. Dalla dichiarazione finale del vertice dovrebbe arrivare una misura per colpire economicamente la Russia. Lo strumento individuato è l’utilizzo degli extraprofitti degli asset russi congelati in Europa. Da questi verrebbe stanziato un prestito a Kiev, dall’importo massimo stimato a 50 miliardi di euro, che verrebbe ripagato dai profitti generati dai circa 300 miliardi di dollari in attivi finanziari che Mosca ancora detiene nei Paesi occidentali, per lo più in Belgio.
C’è un’incognita. Queste attività sono soggette alle leggi del mercato e potrebbero quindi smettere di generare rendimenti o addirittura potrebbero generarne così pochi da risultare insufficienti a coprire l’intera cifra. L’Unione europea, su pressione della Casa Bianca, potrebbe quindi svolgere il ruolo di garante per garantire che, in tale ipotesi, i fondi arrivino comunque all’Ucraina. A livello militare, secondo la bozza circolata prima dell’inizio del summit, il G7 ha intenzione di dare un ulteriore sostegno a Kiev, aumentando “la produzione e le consegne” di armi “per aiutare l’autodifesa dell’Ucraina”, anche nel tentativo di frenare le minacce nucleari della Russia, bollate come “irresponsabili”.
Le nuove sanzioni contro le banche della Russia
Le misure messe in campo per punire Mosca sono molteplici. Il vertice di Borgo Egnazia potrebbe decidere di colpire anche le banche cinesi che, aggirando le sanzioni, continuano a fare affari con la Russia. Da qui potrebbe arrivare la richiesta esplicita alla Cina di smettere di sostenere la guerra russa in Ucraina. Gli alleati di Kiev accusano Pechino di fornire a Mosca tecnologie e componenti – sia presenti nelle armi che necessari per costruirle – facilitando il Cremlino ad aggirare le sanzioni economiche varate dai G7 su molti di questi prodotti. Come emerso da diverse indagini governative e giornalistiche, i materiali vietati spesso arrivano in Russia attraverso Paesi terzi come Cina e Turchia o reti di intermediari.
E proprio alla vigilia del vertice, Biden ha voluto lanciare un ulteriore messaggio al presidente russo Vladimir Putin: tutte le nostre armi sono spuntate per soffocare il flusso di denaro e di armi verso Mosca. Così, la Casa Bianca ha ampliato le sanzioni contro la Russia che colpiscono più di 300 obiettivi, comprese entità in Russia e in Paesi come Cina, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. Tra questi figurano la Borsa di Mosca e diverse istituzioni finanziarie straniere, rendendo più complicato le transizioni per miliardi di dollari.
La Cina è l’elefante nella stanza del vertice. Le tensioni commerciali tra i paesi del G7 e il gigante asiatico saranno oggetto della dichiarazione in modo più ampio. Si prevede che i sette leader affermino che le politiche della Cina “stanno creando ricadute globali, distorsioni del mercato e dannosa sovraccapacità in una serie di settori”, secondo la bozza del G7.
Dalla guerra a Gaza al diritto all’aborto
Il sanguinoso conflitto nella Striscia di Gaza, che ha causato oltre 37mila morti palestinesi, è uno dei temi centrali del G7. I leader dei sette grandi chiederanno ad Hamas di accettare l’accordo di cessate il fuoco delineato dal presidente Usa Joe Biden mentre esorteranno Israele ad allentare l’escalation di una “offensiva militare su vasta scala” a Rafah. L’accordo potrebbe includere un linguaggio che sollecita tali misure a essere in linea con le indicazioni provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia.
Su iniziativa del governo Meloni il vertice potrebbe non solo trattare i grandi temi internazionali, ma toccare anche la delicata questione dei diritti umani. Prima dell’inizio del vertice era circolata un’indiscrezione stampa – poi smentita dalla Presidenza italiana del G7 – secondo cui nell’ultima bozza delle conclusioni del G7 verrà eliminato qualsiasi riferimento al diritto dell’aborto, soprattutto il punto in cui i grandi della Terra sottolineano l’importanza a garantirne “un accesso effettivo e sicuro”. Questo punto era stato inserito nel corso dello scorso G7 di Hiroshima in Giappone e Francia e Canada, in vista del summit in Puglia, avevano chiesto di rafforzare il riferimento. Tuttavia, secondo fonti di Today, il termine sarebbe stato sostituito nella versione italiana da una perifrasi in grado di non alterare il senso del discorso.
Ma se le indiscrezioni verranno confermate dalla nota finale, il G7 si dimostrerà una piattaforma utile a Meloni per spingere la sua agenda politica e renderla internazionale, portando i grandi della Terra a fare un passo indietro sui diritti umani. Ma tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà il risultato di un negoziato fra i membri G7, che abbracciano istanze e visioni diverse.