Il Partito popolare europeo chiede una revisione del regolamento, in linea con la posizione del governo italiano. Si punta sugli e-fuels, i biocarburanti e i carburanti rinnovabili o sintetici
Il salvataggio dell’industria automobilistica europea è al centro del nuovo mandato di Ursula von der Leyen alla guida dell’Unione europea. Dopo i divieti rigorosi dettati dalla visione del Green Deal, orientato all’abbattimento delle emissioni, Bruxelles sembra orientarsi a un cambio di rotta. Al centro del dibattito c’è il divieto di immatricolare veicoli a combustione (benzina e diesel) a partire dal 2035, con tutto il comparto che dovrebbe virare verso la conversione all’elettrico.
La transizione verde del settore dell’auto va però al rallentatore e sempre più attori chiedono all’Ue di rivedere con urgenza i suoi piani, puntando in particolare su un mix di soluzioni basato sul principio della neutralità tecnologica. I licenziamenti da parte di Volkswagen, la crisi interna di Stellantis e il fallimento dell’industria di batterie Northvolt mettono una pressione sempre maggiore su politici e governi. Il 2025 potrebbe rivelarsi l’anno della verità.
La posizione dell’Italia sul settore automobilistico
Il dossier sull’automotive è apparso sul tavolo del Consiglio Competitività della scorsa settimana, quando il ministro italiano dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, ha presentato un documento per chiedere una revisione urgente del regolamento che stabilisce un divieto per i motori a combustione fissato al 2035. Insieme alla Repubblica Ceca, l’Italia ha presentato agli altri ministri dell’Ue un documento in cui chiede a Bruxelles di riconoscere una “gamma più ampia” di soluzioni oltre ai veicoli elettrici a batteria e alle auto a idrogeno. I due Paesi hanno anche insistito sul fatto che la revisione da parte della Commissione, al momento prevista per il 2026, venga anticipata al 2025. Nel corso dell’incontro, Urso ha chiesto l’introduzione di un “European Automotive Act”, cioè di un’apposita legge dedicata all’industria automobilistica europea per sostenerla nella transizione all’elettrico.
Oltre all’anticipo di un anno della revisione, il governo di Giorgia Meloni ha posto anche alcune condizioni essenziali al fine di perseguire l’obiettivo dello stop alle immatricolazioni dei veicoli endotermici. In primo luogo Roma ha chiesto l’istituzione di un fondo di sostegno per la filiera automobilistica e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa. In seconda battuta ritiene necessaria una maggiore attenzione a soluzioni alternative all’elettrico, come i biocarburanti, gli e-fuel e l’idrogeno, seguendo il principio di neutralità tecnologica. Infine è stata richiesta la definizione di una strategia europea sulle batterie e sui minerali critici, in maniera tale da ridurre la dipendenza dalla Cina.
La posizione del centro-destra europeo
In parallelo alle richieste dell’Italia si stanno muovendo anche altri attori influenti a Bruxelles. In prima linea c’è il Partito popolare europeo (Ppe), la famiglia politica che vanta il maggior numero di eurodeputati al Parlamento europeo e che guida con la sua leader Ursula von der Leyen la Commissione europea. “Il prossimo divieto previsto per il 2035 sui motori a combustione interna dovrebbe essere revocato per riflettere la neutralità tecnologica, consentendo così un mix di tecnologie”, si legge nella bozza trapelata il 2 dicembre di un position paper a cui sta lavorando il Ppe.
La famiglia del centro-destra europeo, a cui aderisce Forza Italia, chiede all’esecutivo dell’Ue di presentare “urgentemente” una revisione del Regolamento 2019/631″, che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni di Co2 delle nuove vetture. Nel documento si insiste sulla reintroduzione di “un approccio tecnologicamente neutrale”, in modo tale che venga riconosciuto “il ruolo di tutte le tecnologie” nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Un ruolo diverso per i carburanti alternativi
Come l’Italia, anche il Ppe insiste sul riconoscimento del ruolo dei carburanti alternativi, inclusi e-fuels, biocarburanti, carburanti rinnovabili o sintetici. A questo dovrebbe accompagnarsi la previsione di “esenzioni esplicite”, insieme ad altre misure come l’introduzione di un fattore di correzione del carbonio. Tutti questi elementi condurrebbero ad una revisione del divieto totale sui motori a combustione a partire dal 2035.
I popolari, guidati da Manfred Weber, chiedono anche l’avvio di un “Dialogo strategico sul futuro dell’automotive”, e la presentazione “entro i primi 100 giorni della nuova Commissione” di un “Clean industrial deal – Accordo industriale pulito”, che riveda il divieto dei motori a combustione interna, contribuisca a evitare sanzioni e sia in grado di sviluppare condizioni favorevoli per l’industria automobilistica dell’Ue.
Tra gli impegni richiesti a Bruxelles, quello di intensificare gli sforzi per realizzare infrastrutture in grado di migliorare la competitività del settore, raggiungendo al tempo stesso la decarbonizzazione del settore dei trasporti. L’adozione definitiva del documento da parte del Ppe è prevista per l’11 dicembre. Fino a quel momento la bozza del documento potrebbe subire ancora leggere modifiche, ma una volta approvata potrebbe costituire la base per il cambio di rotta di Bruxelles per indirizzare il comparto automotive.