Dopo l’ampliamento della platea dei beneficiari previsto da un decreto approvato dal Consiglio dei ministri, sono stati denunciati disservizi della piattaforma NoiPa, usata dai lavoratori della scuola per presentare la domanda. Il termine per la richiesta dell’incentivo scade oggi: cosa succede se si sfora
C’è chi rischia la beffa sul bonus Natale di 100 euro, l’incentivo economico “una tantum” che si aggiunge in busta paga alla tredicesima mensilità. Spetta ai lavoratori dipendenti con un reddito inferiore ai 28mila euro e almeno un figlio fiscalmente a carico (anche se nato fuori dal matrimonio, riconosciuto, adottivo o affidato). Per i dipendenti pubblici il termine per presentare la domanda per ottenere il beneficio scade oggi, venerdì 22 novembre, ma molti docenti italiani stanno avendo difficoltà con la procedura prevista per farne richiesta.
Chi rischia la beffa sul bonus Natale di 100 euro
Cosa sta succedendo? La piattaforma NoiPa, dove i lavoratori della scuola devono inoltrare la domanda entro oggi alle ore 12, sta registrando gravi disservizi: molti insegnanti hanno segnalato che manca nella propria area personale la sezione “Servizi”, indispensabile per completare la procedura di richiesta del bonus. Le tempistiche per l’assistenza tecnica si rivelano estremamente lente, secondo quanto denunciato. I tempi di risoluzione dei problemi segnalati possono arrivare fino a 15 giorni, rendendo di fatto impossibile rispettare la scadenza per molti insegnanti.
Cosa succede se si sfora la scadenza di oggi
Ritardi che, di fatto, mettono a rischio la possibilità di accedere al bonus Natale di 100 euro con la prossima tredicesima in busta paga. In assenza di correttivi dell’ultima ora, se si sfora la scadenza di oggi l’incentivo economico non sarà erogato con la tredicesima mensilità, ma come credito nella prossima dichiarazione dei redditi 2025. I tempi sono stretti, dunque. I dipendenti pubblici, insegnanti compresi, hanno tempo fino alle 12 del 22 novembre 2024 per presentare la domanda sul sito di NoiPa, almeno se intendono ricevere l’indennità di 100 euro nella mensilità di dicembre. Oltre il 22 novembre, il bonus sarà infatti riconosciuto esclusivamente in sede di dichiarazione dei redditi relativa all’anno d’imposta 2024, da presentarsi nell’anno 2025.
Le segnalazioni dei tanti docenti sui disservizi sono state raccolte dal sindacato degli insegnanti Gilda, che ha chiesto “con urgenza la proroga immediata del termine di scadenza per le richieste del bonus Natale, l’intervento del ministero dell’Economia e delle Finanze e delle autorità competenti per risolvere tempestivamente il problema tecnico e la garanzia di un supporto operativo dedicato ai docenti coinvolti”. La Gilda degli insegnanti ribadisce inoltre la propria disponibilità a raccogliere le segnalazioni degli insegnanti e ad assisterli nella tutela dei loro diritti, sollecitando “misure per prevenire il ripetersi di simili disagi”.
Chi ha diritto a questo bonus in busta paga
Dopo l’ampliamento della platea di beneficiari previsto da un decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 12 novembre scorso, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito in una circolare quali sono i requisiti necessari per richiedere il contributo da 100 euro. Finanziato con ulteriori 100 milioni di euro, il bonus Natale viene ora riconosciuto anche ai lavoratori dipendenti privi di coniugi a carico. I datori potranno erogare il contributo a tutti genitori che abbiano almeno un figlio a carico a prescindere che siano coniugati, divorziati, separati, conviventi oppure monogenitori.
Secondo le stime del governo, questa modifica porta a 4,6 milioni la platea di beneficiari, senza “duplicazioni” all’interno del medesimo nucleo familiare. Nella prima versione una stima, confermata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non superava 1,1 milioni.
Restano validi i requisiti precedenti, come la presenza di almeno un figlio fiscalmente a carico anche se nato fuori dal matrimonio, riconosciuto, adottivo, affiliato o affidato. Secondo la definizione contenuta nel testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), un familiare è considerato fiscalmente a carico se dispone di un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro, che sale a 4.000 per i figli di età inferiore ai 24 anni.
Il divieto di cumulazione e il limite di reddito
Tra le novità introdotte dal decreto del governo Meloni, spicca l’inammissibilità sull’accesso al bonus presentato da entrambi i genitori, coniugati e non legalmente separati o conviventi. Anche in caso di requisiti soddisfatti da entrambi i lavoratori, l’indennità spetta a un solo genitore. Per l’accesso al contributo, restano validi il requisito di reddito che non può superare i 28mila euro annui e il possesso della capienza fiscale, ovvero un’imposta lorda sui redditi da lavoro di importo superiore a quello della detrazione per lavoro dipendente.
Se non c’è certezza sui requisiti, potranno essere utilizzati il modello 730 o il modello redditi persone fisiche 2025, relativi al periodo ‘’imposta 2024. Questa via sarà possibile anche per i lavoratori dipendenti che, non avendo all’inizio certezza di possedere i requisiti reddituali richiesti dalla norma, non hanno presentato al datore di lavoro la dichiarazione sostitutiva di atto notorio. Il datore di lavoro potrà recuperare le somme versate sotto forma di credito, da usare in compensazione. L’importo previsto arriva a un massimo di 100 euro e deve essere calcolato in base ai giorni di lavoro. Non cambierà invece a seconda del contratto (determinato o indeterminato), o all’orario di lavoro (part-time o tempo pieno).
Alcuni esempi concreti
Passando agli esempi concreti, l’Agenzia delle Entrate ipotizza nella circolare i casi di due lavoratori dipendenti (signor Rossi e signora Bianchi), genitori di un figlio fiscalmente a carico che non siano coniugati tra loro né conviventi. Il bonus viene riconosciuto ad entrambi nel caso in cui non siano coniugati o convivano con altri soggetti. Nel secondo esempio, la signora Bianchi non è coniugata né convive con altri soggetti, mentre il signor Rossi è coniugato con una lavoratrice dipendente (signora Verdi) con la quale ha un altro figlio fiscalmente a carico. In questo caso il bonus spetta alla signora Bianchi e a uno tra il signor Rossi o la signora Verdi.
Nel terzo esempio fornito nella circolare dell’Agenzia, la signora Bianchi non è coniugata, né convivente e non soddisfa i requisiti per ottenere il bonus. Mentre il signor Rossi è coniugato con una lavoratrice dipendente (signora Verdi) con la quale ha un altro figlio fiscalmente a carico. In questo caso il bonus è riconosciuto solo ad uno tra i coniugi (signor Rossi o signora Verdi).
Le modalità di erogazione
Come precisato nella circolare dell’Agenzia, i lavoratori che hanno fatto richiesta con la precedente formulazione non sono tenuti a presentarne un’altra, a patto che sia necessario comunicare il codice fiscale del convivente, e dichiarare che quest’ultimo non sia beneficiario del bonus. Come nella precedente versione, il bonus Natale può essere richiesto al datore di lavoro (o al sostituto d’imposta) tramite un’autocertificazione. Vanno inseriti alcuni dati fondamentali nel documento da inoltrare, come il codice fiscale del figlio fiscalmente a carico. Il datore procede a consegnare i 100 euro insieme alla tredicesima mensilità, di solito corrisposta con la busta paga di dicembre. In alternativa, sarà possibile “recuperare” l’indennità attraverso la dichiarazione dei redditi 2025. Quest’ultima opzione interessa in particolare coloro che operano senza sostituto d’imposta, come i lavoratori e le lavoratrici domestiche.
In precedenza, il provvedimento aveva sollevato le critiche delle opposizioni per l’esclusione di genitori non coniugati, coppie di fatto e partite Iva. Dopo l’allargamento della platea dei beneficiari, a far discutere ora è l’erogazione del bonus Natale a famiglie in cui il genitore convivente può avere un reddito elevato.