Vertice di maggioranza a casa della premier per discutere della legge di bilancio e contenere gli attacchi interni portati avanti dagli alleati a suon di emendamenti. Cosa può cambiare per le tasche degli italiani
L’occasione è fintamente informale. Un aperitivo-cena a casa della premier Meloni (con la finale di Coppa Davis di sottofondo in tv), ma gli ospiti sono di peso – i vicepremier Salvini e Tajani, il ministro dell’Economia Giorgetti e il leader di Noi Moderati Lupi – e il tema leggero non è: come correggere la manovra 2025 per evitare che il testo sia sepolto da emendamenti della stessa maggioranza prestando il fianco agli attacchi della maggioranza. Partiamo dalla fine: sì, ci saranno dei correttivi. Saranno minimi: quasi certamente non ci sarà spazio per rendere strutturale il taglio del canone Rai (come voleva la Lega) e neppure per il taglio dell’Irpef o l’aumento delle pensioni minime (pallino di Forza Italia) ma dovrebbero arrivare nuovi aiuti per chi ha figli. Cosa è stato deciso e cosa cambia in concreto per le tasche degli italiani.
Il vertice di maggioranza sulla manovra 2025
Il punto di partenza è uno: la manovra cosi come è stata approvata dal Consiglio dei ministri non piace. Neppure alla maggioranza. L’opposizione parla di tagli indiscriminati, i sindacati si preparano allo sciopero generale di venerdì 29 novembre ma gli stessi partiti di maggioranza hanno presentato un malloppo di emendamenti per riscrivere i pezzi di manovra a loro sgraditi. La riunione nasce da questo: arginare almeno gli attacchi interni. C’è un “ma”: i soldi che non bastano. Punto che Giorgetti ripete praticamente a tutti: colleghi di governo e opposizione.
Canone Rai, Irpef e bonus famiglie: cosa cambia nella manovra 2025
A fine riunione viene diramata una nota. “I leader – si legge – hanno dato mandato al ministro Giorgetti di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche della maggioranza, in particolare relative alle forze dell’ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi”.
Tradotto: poche modifiche, solo se ci sono le coperture e solo se condivise. Quindi: ultima parola a Giorgetti e nessuna fuga in avanti di singoli partiti. I tre ambiti indicati lasciano dove la manovra sarà limata: niente stretta sul turn over delle forze dell’ordine (un punto sul quale lo stesso Giorgetti ha fatto in passato delle aperture) ma anche Ires premiale (una misura chiesta dagli imprenditori alla quale il ministro Adolfo Urso starebbe lavorando) e ok a misure come il “bonus” per le attività extra-scolastiche caldeggiato da Fratelli d’Italia o ulteriori detrazioni per i figli (Noi moderati e Forza Italia chiedono di innalzarne l’attuale tetto di 800 euro).
Cosa resta fuori? Secondo le indicazioni post vertice sono escluse alcune norme “bandiera” dei singoli partiti. Salta il taglio di 20 euro del canone Rai voluto dalla Lega, ma salta anche l’ulteriore taglio Irpef caro ai forzisti. Quanto i partiti siano disposti a fare un passo indietro si vedrà nelle prossime ore con la discussione in Parlamento.
Quanto poi alle opposizioni, c’è una mezza apertura: “È intenzione del Governo ascoltare con attenzione le proposte migliorative che giungeranno dal Parlamento”. Mezza perché la stoccata è dietro l’angolo. Meloni e alleati rivendicano la firma su una “legge di bilancio seria e con la dovuta attenzione ai conti pubblici” ma tornano ad attaccare giustificando le poche risorse a disposizione con “i gravissimi danni causati dal superbonus, che nel 2025 graverà sulle casse dello Stato più dell’intera manovra”.