Tre decenni fa: referendum, sfida tra politica e televisioni private, e gli italiani scelsero Silvio.

19.06.2025 10:57
Tre decenni fa: referendum, sfida tra politica e televisioni private, e gli italiani scelsero Silvio.

Il Ruolo di Fininvest nel Referendum di Trent’Anni Fa

Fininvest ha giocato un ruolo significativo nel panorama politico italiano, anche prima della sua entrata nell’arena politica con Silvio Berlusconi. Le sue emittenti, Canale 5, Italia 1 e Rete 4, hanno fornito intrattenimento e notizie, mentre l’attenzione dei media e dei partiti politici era rivolta alle interazioni fra Berlusconi e altre figure politiche come Bettino Craxi. Questo contesto culminò nella nascita di Forza Italia, dove molti iniziarono a percepire l’azienda come un’estensione del partito di Berlusconi. Tuttavia, la realtà aziendale di Fininvest continuò a operare come sempre, sottolineando l’importanza di mantenere una chiara distinzione tra l’imprenditorialità e la politica, riporta Attuale.

I tre quesiti referendari, sebbene pensati per ostacolare Berlusconi, rappresentavano una minaccia anche per l’azienda, che è molto più della sua figura fondatrice. Fininvest non è solo una questione di leadership; si tratta di preservare circa 4000 posti di lavoro e riconoscere l’impatto culturale che le sue reti hanno avuto sulla vita degli italiani. Per oltre un anno, l’azienda ha subito attacchi politici, ma ne è emersa la resilienza e la necessità di difendere l’operato di queste emittenti da critiche ingiuste.

Per rafforzare la propria posizione, Fininvest ha avviato una campagna pubblicitaria tra febbraio e marzo, presentando una serie di clip che celebrano i programmi trasmessi negli anni. Lo spot si conclude con una frase incisa: “Canale 5, Italia 1 e Rete 4, meglio che ci siano, meglio poter scegliere”, enfatizzando l’importanza della diversità nelle opzioni televisive disponibili per gli italiani.

Nell’ottica della campagna elettorale, la questione centrale è stata quella della pubblicità, uno strumento che gli oppositori intendevano sfruttare per guadagnare consenso sugli altri temi del referendum. Un cartone animato creato da Bruno Bozzetto ha evidenziato com’è possibile vedere un film senza interruzioni nel cinema o tramite l’home video, dove il pagamento avviene in denaro e non in tempo, contrastando così il tentativo di limitare la pubblicità in televisione.

All’interno della Fininvest, i lavoratori hanno formato un Comitato per il no, al quale hanno aderito anche membri della Cgil e alcuni supporti inattesi da parte di elettori di Rifondazione, creando una certa imbarazzo all’interno dei vertici aziendali. Il Comitato, tuttavia, ha voluto chiarire la sua posizione indipendente: l’obiettivo non era difendere il proprietario, ma i posti di lavoro di oltre 3000 operai, affermando che la raccolta di firme avveniva solo se vi era un consenso reale tra i lavoratori. Anche i sindacati Cisl e Uil lombarde hanno espresso supporto.

Le polemiche si sono concentrate sulla quantità e la collocazione delle pubblicità, così come sulla creatività del marketing del Biscione. In alcune città, si è verificato un rifiuto di affissioni pubblicitarie pro-televisioni private. Durante la campagna per le amministrative, gli spot pubblicitari non potevano essere trasmessi. Tuttavia, il Comitato per il no ha colto di sorpresa gli avversari il 30 aprile, quando durante il Gran Premio di Imola sono apparsi messaggi contro il referendum sui cartelli scoperti a bordo pista.

Il 9 giugno, una “Tribuna Referendum” è andata in onda su Rai 1, mettendo a confronto esponenti del sì e del no. Tra i partecipanti, Massimo D’Alema e Iva Zanicchi, Sergio Mattarella e Enrico Vanzina, Fausto Bertinotti e Rita Dalla Chiesa. I politici tendevano a discutere temi più ampi, mentre alcuni esponenti restavano focalizzati sui problemi immediate, come Zanicchi, che evidenziò la competizione tra privati e Rai, sottolineando anche come questa abbia contribuito a migliorare l’offerta della televisione pubblica.

Il giorno delle votazioni, il 11 giugno, circa 28 milioni di italiani sono stati chiamati alle urne, con oltre 15 milioni che hanno espresso il loro voto contro i quesiti referendari. Questo risultato ha dimostrato come la Fininvest e i suoi canali abbiano superato in popolarità il partito di Berlusconi, Forza Italia, che ottenne solo 8 milioni di voti nel marzo 1994 e 10 milioni durante le elezioni europee di giugno.

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