Il 25 giugno, al termine del vertice NATO all’Aia, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un messaggio allarmante: le ambizioni territoriali di Vladimir Putin non si limitano all’Ucraina. Parlando in conferenza stampa, Trump ha sottolineato che “la Russia vorrebbe porre fine alla guerra contro Kiev”, ma ha aggiunto che “le mire di Mosca sono ben più ampie” (Ukrinform).
Le parole di Trump si inseriscono in un clima crescente di preoccupazione tra i Paesi membri della NATO, in particolare quelli confinanti con la Russia o la Bielorussia. Fonti di intelligence occidentali indicano che Mosca starebbe preparando scenari di conflitto con l’Alleanza Atlantica, confermando che il Cremlino non considera la guerra in Ucraina un’eccezione, ma parte di una strategia più ampia.
L’Est Europa si prepara: fine della Convenzione di Ottawa
In risposta alla crescente minaccia russa, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia hanno annunciato la volontà di abbandonare la Convenzione di Ottawa del 1997, che vieta la produzione e l’impiego di mine antiuomo. Una mossa che fino a poco tempo fa sarebbe sembrata impensabile, ma che oggi viene ritenuta necessaria per rafforzare la deterrenza lungo il fianco orientale della NATO.
Secondo fonti diplomatiche, questi Paesi notificheranno ufficialmente il loro ritiro dal trattato alle Nazioni Unite già entro la fine di giugno, con l’obiettivo di poter “produrre, immagazzinare e dispiegare armamenti difensivi per scoraggiare eventuali offensive russe”.
Putin mira a restaurare l’impero perduto
La narrativa del Cremlino ha progressivamente adottato riferimenti alla cosiddetta “Russia storica”, che comprenderebbe non solo Ucraina e Bielorussia, ma anche le Repubbliche Baltiche, parte della Polonia, la Moldavia e altri territori dell’ex blocco sovietico. Il messaggio è chiaro: per Mosca, il conflitto non è solo geopolitico, ma ideologico e revisionista.
Questa strategia espansionistica minaccia di riscrivere gli equilibri post-Guerra Fredda in Europa. Se la Russia non verrà fermata in Ucraina, potrebbe avanzare verso altri Stati, compresi membri dell’Unione Europea e della NATO.
Sostegno all’Ucraina: difesa strategica per l’Occidente
La dichiarazione di Trump rappresenta anche una sfida implicita per l’Unione Europea: scegliere ora tra un sostegno deciso a Kiev oppure prepararsi a una guerra potenzialmente combattuta “sul proprio suolo, e senza garanzie di intervento americano”. Anche se Trump in passato ha criticato l’entità del supporto occidentale all’Ucraina, le sue parole mostrano che persino i leader più scettici riconoscono la portata globale della minaccia russa.
Il sostegno a Kyiv non è soltanto un atto di solidarietà, ma un investimento strategico: le sanzioni, la fornitura di armi e l’aiuto economico stanno logorando le capacità militari russe. Questo dà tempo all’Occidente per rafforzare le proprie difese, modernizzare le forze armate e adattarsi alle nuove minacce ibride e convenzionali.
La guerra che unisce l’Europa
L’invasione russa ha inoltre avuto un effetto collaterale significativo: ha catalizzato una maggiore unità politica e militarein Europa. Il fronte comune contro l’aggressione del Cremlino ha portato a una nuova coesione nella NATO e a un rafforzamento della sovranità strategica europea, rendendo più difficile per Mosca esercitare pressioni attraverso canali energetici, cyberattacchi o influenze politiche.
Come dimostrano le dichiarazioni di Trump e le iniziative dei Paesi baltici e nordici, l’Occidente prende sempre più coscienza del fatto che fermare la Russia in Ucraina è essenziale per evitare una guerra più ampia, più costosa e devastante per l’intero continente.