Ue: “Sanzionare i ministri di Israele”. Tajani frena: “Ipotesi irreale”

29.08.2024
Ue: "Sanzionare i ministri di Israele". Tajani frena: "Ipotesi irreale"
Ue: "Sanzionare i ministri di Israele". Tajani frena: "Ipotesi irreale"

L’Alto rappresentante ha avviato le formalità per procedere contro gli estremisti Ben-Gvir e Smotrich. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv: “Stiamo lavorando con gli amici europei per evitarlo”

Josep Borrell spinge gli Stati membri ad approvare sanzioni contro i ministri più estremisti del governo di Israele. L’Alto rappresentante dell’Unione europea vorrebbe punire il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir e quello delle Finanze Bezalel Smotrich, per violazione del diritto internazionale. Borrell aveva già invocato in passato la necessità di sanzioni contro i due ministri dell’esecutivo di Benjamin Netanyahu dopo che questi ultimi hanno sostenuto pubblicamente l’espulsione della popolazione palestinese della Striscia di Gaza e la politica del taglio di cibo, acqua e altri beni di prima necessità ai civili come strategia volta a ottenere il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti dai combattenti di Hamas.

La proposta

Del tema si discuterà al Consiglio Affari esteri informale in corso a Bruxelles, ma gli Stati membri sono molto divisi sul punto, con l’Italia apertamente contraria. “Ho avviato le procedure per chiedere agli Stati membri se considerano appropriato includere nella lista delle sanzioni alcuni ministri israeliani che lanciano messaggi d’odio inaccettabili contro i palestinesi e proposte che vanno chiaramente contro la legge internazionale e incitano a commettere crimini di guerra”, ha detto Borrell all’arrivo alla riunione, in cui non verranno prese decisioni ufficiali, ricordando comunque che in ultima istanza, “spetta agli Stati membri decidere”.

Italia contraria

“Per quanto mi riguarda è un periodo ipotetico dell’irrealtà”, ha tagliato corto il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. “Dobbiamo cercare di risolvere i problemi, convincere Israele a fare delle scelte che portino a un cessate il fuoco a Gaza perché quella è la priorità vera. Non è con il riconoscimento teorico della Palestina e con le sanzioni ai ministri israeliani che si risolve il problema, non è questa la strada giusta per convincere Israele a concludere un accordo al Cairo con le altre parti”, ha aggiunto Tajani.

Irlanda per la linea dura

Favorevoli alla linea dura sono invece altri Paesi, tra cui l’Irlanda, secondo cui quella in corso a Gaza “è essenzialmente una guerra contro i palestinesi, non solo contro Hamas”. “Il livello di vittime civili e di morti è inconcepibile. La carestia” e la diffusione della “polio a Gaza è scioccante, tutto questo deve finire”, ha sostenuto il ministro degli Esteri irlandese, Micheál Martin, arrivando al Consiglio Esteri.

“Per noi è molto chiaro che il diritto umanitario internazionale viene violato. E vorrei sollevare la questione con i miei colleghi per sottolineare che non può essere ‘business as usual’, visto il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia in merito all’occupazione illegale dei territori palestinesi”, ha continuato Martin, ricordando che tale parere “impone agli Stati e alle organizzazioni internazionali, come l’Ue, di esaminare le relazioni con Israele nel contesto dell’occupazione illegale della Cisgiordania e di Gaza”.

La diplomazia di Tel Aviv al lavoro

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha dal canto suo annunciato che il suo governo “sta lavorando con gli amici in Europa per impedire l’adozione di risoluzioni contro Israele”. “Il messaggio che stiamo trasmettendo è chiaro: in una realtà in cui Israele si trova ad affrontare le minacce dell’Iran e delle sue organizzazioni terroristiche per procura, il mondo libero deve sostenere Israele e non agire contro di esso”, ha scritto su X il ministro.

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