Fitto verso la Commissione europea, ma con una donna Meloni potrebbe ottenere di più

22.08.2024
Fitto verso la Commissione europea, ma con una donna Meloni potrebbe ottenere di più
Fitto verso la Commissione europea, ma con una donna Meloni potrebbe ottenere di più

Sia Tajani che Salvini hanno dato l’ok per il trasferimento a Bruxelles del ministro di FdI, ma von der Leyen chiede più ‘quote rosa’ e accontentandola il governo potrebbe avere più chance per un ruolo “di peso”

Raffaele Fitto si trova in Puglia, nella sua Maglie, per la pausa estiva. Ma invece di godersi un periodo di vacanza starebbe studiando per prepararsi a un difficile esame che lo attende: l’audizione al Parlamento europeo per il ruolo di commissario italiano. Sembra ormai sempre più certo che il nome scelto dal premier Giorgia Meloni sarà quello del suo ministro degli Affari europei, che ha ottenuto il via libera di Forza Italia e (forse un po’ più a malincuore) della Lega.

“‘Non vedo alcun tipo di problema”, sull’ipotesi Fitto, “per quel che mi riguarda sarebbe un ottimo commissario”, ha detto il leader del Carroccio, Matteo Salvini, smentendo (almeno nelle dichiarazioni) i rumors che lo volevano contrario alla nomina.

“Io credo che lui sarebbe la scelta migliore”, aveva detto alcuni giorni fa il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, sostenendo che Fitto “è preparato e ha esperienza in Europa, fondamentale per trattare i dossier”. “Sostituirlo come ministro non può essere un problema: tanti conoscono le dinamiche di un ministero in Italia, pochissimi quelle europee, e lui le conosce. È l’uomo giusto”, aveva sottolineato ancora Tajani che pure è stato commissario a Bruxelles.

I big hanno già proposto il loro nome

L’Italia ha tempo fino al 30 agosto per presentare la candidatura, ma di fatto è già in ritardo visto che tutti gli altri grandi Paese del blocco hanno già avanzato il loro nome, e solo altri sei su 27 non lo hanno ancora fatto: Belgio, Bulgaria, Danimarca, Lussemburgo, Portogallo e Romania. La Germania ha la presidente Ursula von der Leyen, la Francia di Emmanuel Macron ha optato per il bis di Thierry Breton, puntando però a incarico diverso dal Mercato interno.

La questione donne

La Spagna è stato uno dei pochi Paesi, finora soltanto cinque, che hanno proposto una donna, lanciando la ministra della Transizione ecologica, Teresa Ribera. Cinque su 27 è davvero poco, visto anche che von der Leyen ha insistito sull’importanza che tutti i governi (ad eccezione di chi nominava un commissario uscente) presentassero due nomi, un uomo e una donna, in modo da poter mettere in piedi una squadra equilibrata.

Ma la sua richiesta, che non è vincolante, sembra essere caduta nel vuoto. Oltre alla Spagna gli altri Paesi che hanno proposto una donna sono la Svezia, con la ministra degli Affari europei Jessika Roswall, la Finlandia con l’eurodeputata Henna Virkkunen, la Croazia con la commissaria uscente Dubravka Suica, a cui si aggiunge l’Alto rappresentante, già nominata dal Consiglio europeo (la sua scelta è prerogativa dei capi si Stato e di governo), Kaja Kallas, l’ex premier Estone.

Le trattative di Meloni

La presidente della Commissione von der Leyen è già tornata al lavoro e sta tenendo diversi colloqui telefonici con i leader dell’Ue per discutere i portafogli desiderati, e non è contenta del fatto che la sua autorità sia stata messa in discussione da tutti i Paesi che hanno avanzato solo il nome di un uomo. E qui in effetti Meloni potrebbe giocare la sua partita, scegliendo invece non fitto ma una donna, magari una tecnica e non necessariamente una esponente di Fratelli d’Italia, ma chiedendo in cambio quel ruolo di “peso” e una vicepresidenza esecutiva che, come continua a ripetere, ritiene un diritto per il nostro Paese.

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