Colpo di mano dei Verdi: passa l’ultimo importante dossier del Green Deal

18.06.2024
Colpo di mano dei Verdi: passa l'ultimo importante dossier del Green Deal
Colpo di mano dei Verdi: passa l'ultimo importante dossier del Green Deal

La Legge sul ripristino della natura era rimasta in sospeso e la destra voleva affossarla. Ma in Consiglio Ue la ministra dell’Ambiente austriaca (ecologista) ha votato a favore contro il parere del cancelliere (popolare), portando a un’inaspettata vittoria del testo

La legge sul ripristino della natura era praticamente morta, al suo capezzale era già arrivato il sacerdote per l’estrema unzione. E invece grazie a un colpo di mano all’ultimo secondo dei Verdi, che ha creato una crisi nel governo di Vienna, il testo ha ricevuto un’inaspettata approvazione. La Nature Restauration Law è il regolamento che contiene misure per ripristinare la natura su almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030. Era diventato uno dei simboli del Green Deal, l’ultimo dei dossier più importanti che ancora si sarebbe potuto sacrificare sull’altare del nuovo corso europeo nato dalle elezioni di questo mese, che hanno segnato una sconfitta degli ambientalisti e la vittoria dei popolari.

Il colpo di mano

Diversi Paesi con governi di destra e centrodestra, tra cui l’Italia, erano determinati ad affossarlo, nonostante fosse stato già approvato in via definitiva dal Parlamento europeo e in sede di Trilogo (le trattative tra Parlamento e Consiglio Ue). Oggi (17 giugno) era stata messa in agenda al Consiglio Ue Ambiente una votazione sulla Nature restauration, ma mancando la maggioranza necessaria, la presidenza belga aveva trasformato il testo un punto di discussione.

Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia si erano detti contrari all’adozione del regolamento, mentre Austria e Belgio avrebbero dovuto astenersi, cosa che ai fini del raggiungimento della maggioranza qualificata equivale a dire di ‘no’. Insieme questi Paesi sarebbero stati capaci di bloccare il testo ma alla fine, contro il parere del suo stesso governo, la ministra dell’Ambiente austriaca, la verde Leonore Gewessler, ha votato sì, dicendo di voler “ascoltare la propria coscienza”, e di farlo “per le generazioni future”. In questo modo ha permesso al discusso provvedimento di ottenere l’approvazione definitiva.

Rottura nel governo di Vienna

Ma la sua scelta ha creato una rottura con i popolari, contrari al regolamento e con cui i verdi governano in un’insolita alleanza dal 2020. Addirittura il cancelliere austriaco, il popolare Karl Nehammer, ha annunciato che presenterà un ricorso alla Corte di giustizia Ue per annullare il voto della sua ministra. In una lettera alla presidenza di turno belga dell’Ue, il cancelliere ha sostenuto che ‘secondo la procedura del Consiglio, la Repubblica d’Austria ha già comunicato di astenersi. Questa posizione, come notificata, si basa su un parere uniforme dei governi regionali (Bundeslander), vincolante per il governo federale ai sensi del diritto costituzionale austriaco, nonché sulla mancanza di consenso all’interno del governo federale austriaco”.

Di qui la conclusione che la ministra Gewessler “non può dare il suo consenso al regolamento poiché non ha il diritto di impegnare la Repubblica d’Austria”. Ma questa eventuale azione è destinata a rivelarsi comunque un buco nell’acqua perché, come spiegano fonti comunitarie, il ministro è l’ultimo rappresentante di un governo in Consiglio, e nelle procedure di voto fa fede la sua volontà espressa in riunione.

E i voti espressi in riunione parlano chiaro, il testo ha ricevuto la maggioranza necessaria, seppur risicata: 20 Paesi e il 66,07% della popolazione Ue, il minimo richiesto era 15 Stati e il 65%, secondo il complicato meccanismo del voto ponderato del Consiglio Ue (che dà a ogni ministro un potere di voto proporzionale alla popolazione che rappresenta). Insomma il testo è approvato in via definitiva, e gli scontri nel governo austriaco restano questione di politica interna, anche in vista delle elezioni del prossimo settembre, convocate dopo la vittoria dell’estrema destra alle europee.

Il risultato della votazione
Il risultato della votazione

Biodiversità in pericolo

Tra inquinamento, urbanizzazione e sfruttamento intensivo, secondo Bruxelles l’80% degli habitat naturali dell’Unione si trova in uno stato di conservazione “scarso o mediocre” (in particolare torbiere, dune e praterie) e fino al 70% dei suoli non gode di buona salute. Ora il regolamento impone agli Stati membri di stabilire e attuare misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’Ue entro il 2030. Il regolamento introduce requisiti specifici per misure volte a invertire il declino delle popolazioni di impollinatori e requisiti specifici per diversi tipi di ecosistemi, compresi terreni agricoli, foreste ed ecosistemi urbani.

Altre misure chiave di questa nuova legge sono l’aumento della popolazione di uccelli forestali e la garanzia che non vi sia alcuna perdita netta negli spazi verdi urbani e nella copertura delle chiome degli alberi fino alla fine del 2030. Gli Stati membri metteranno in atto misure volte a ripristinare le torbiere drenate e a contribuire a piantare almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi entro il 2030 a livello dell’Ue. Secondo le nuove regole, gli Stati membri devono pianificare in anticipo e presentare alla Commissione piani nazionali di ripristino, mostrando come raggiungeranno gli obiettivi.

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